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RAGUSA. “ORIZZONTI DI CORRESPONSABILITÀ”: “CARNAGE”

Continua la rassegna “Orizzonti di corresponsabilità” organizzata dall’Ufficio per la Cultura della Diocesi di Ragusa con il film “Carnage” di Roman Polanski. La proiezione, ad ingresso libero, sarà effettuata al Cinema Lumière di Ragusa, lunedì 10 febbraio, alle ore 20.

Un film, si legge nella nota stampa di presentazione, “dissacratore nei confronti di una mentalità borghese che imprigiona gli uomini in una vita inautentica e, contrariamente ai propositi apertamente proclamati, amorale e irresponsabile. Un’implacabile operetta morale sul fallimento clamoroso dei migliori proponimenti di pace, sull’incapacità di trovare un minimo accordo su ciò che è giusto fare, o al limite anche solamente su ciò che è giusto dire, sul trionfo dei peggiori istinti, all’interno di un quadro sociale dove nessuno spazio è più lasciato al prendersi cura della propria anima e dell’altro, alla speranza di un mondo migliore. Il film è una lezione da parte del grande maestro polacco sull’importanza della corresponsabilità nell’educazione dei figli e più in generale per la vita delle famiglie e della società. Una corresponsabilità che non può prescindere da una corretta e leale comunicazione”.

La proiezione sarà preceduta da un’introduzione e seguita da dibattito. Sono invitati in particolar modo genitori, insegnanti, giovani e quanti operano nel sociale.

Il percorso proposto dall’Ufficio diocesano per la Cultura, composto da sei film d’autore, si snoda nelle città di Comiso, Ragusa e Vittoria, ed intende affrontare diversi aspetti della corresponsabilità: la dimensione relazionale dell’essere umano, l’appello dell’altro alla coscienza, la responsabilità di coppia, di famiglia, di giovani, di educatori e di cittadini, l’impegno in una politica di valori, la solidarietà, gli ostacoli e le radici del male, le scelte di vita e il discernimento per la giustizia, il “prezzo” dell’amore.

“Nel contesto attuale, particolarmente povero di valori e di senso – è il commento degli organizzatori della manifestazione – urge sempre più riscoprire quell’inesauribile dono di senso dato dall’istituzione della responsabilità radicale: non la responsabilità come “responsabilità per l’io”, bensì come «responsabilità indeclinabile per l’altro», anteriorità e priorità sull’io, in specie quando si presenta sotto le vesti del povero, dello straniero, del sofferente. Si dischiuderebbero così importanti cammini di riconciliazione e di corresponsabilità, in cui ognuno avrebbe certamente molto da dare e dove le grandi tradizioni religiose dell’umanità potrebbero riscoprirsi unite nel fondare in un orizzonte trascendente le grandi scelte (morali) che ancora attendono l’umanità”. [01]

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