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MAZARA DEL VALLO. SISMA DEL BELICE: “NON E’ TOLLERABILE LO STILLICIDIO DI EROGAZIONI”

“Quarantacinque anni dal terremoto e ancora si parla di ricostruzione e di sviluppo. La Valle del Belice commemora i morti ma torna a sperare, perché dobbiamo credere nel futuro, sperando contro ogni speranza e confidando nell’aiuto di Dio”. Con la celebrazione eucaristica nella chiesa della Santissima Trinità a Salaparuta, presieduta dal Vescovo della Diocesi di Mazara del Vallo, monsignor Domenico Mogavero, si sono aperte oggi, domenica 13 Gennaio, le celebrazioni per il 45° anniversario del terremoto del 1968, che si concluderanno dopodomani, martedì, a Gibellina. La messa doveva essere celebrata presso i ruderi, sulle macerie della vecchia matrice, ma la pioggia ha fatto cambiare programma. Alla presenza di fedeli, cittadini e rappresentanti delle istituzioni a più alti livelli, il Vescovo ha guidato la riflessione: “Qui la terra porta ancora i segni di quelle ferite profonde – ha detto nell’omelia – ma ancor di più l’animo di tanti suoi figli fu inaspettatamente e dolorosamente segnato da quello sconvolgimento della terra che cancellò una storia, che ancora oggi non si riesce a riscrivere. Perché – ha detto ancora mons. Mogavero – agli sforzi di tanti non è corrisposta l’adesione fattiva e solidale di chi avrebbe dovuto esercitare un’azione saggia e promozionale finalizzata a far diventare la tragedia della Valle una ferita del Paese, approntando con intelligenza progettuale le risorse per la ricostruzione strutturale dei paesi terremotati e soprattutto per ricostruire il tessuto umano e produttivo del Belice. E invece, anno dopo anno, la ricorrenza-anniversario assume sempre più i tratti di un rituale stanco e ripetitivo di commemorazioni, appelli e rimostranze”.

La ricostruzione, dunque, a 45 anni dal terremoto non è stata ancora conclusa: “mancano 390 milioni di euro, ma si guarda allo sviluppo”, ha detto il coordinatore dei sindaci Nicola Catania. “Intendo sollecitare tutti a pensare specialmente ai giovani, disorientati per mancanza di prospettive di sviluppo in questo territorio che ha bisogno della loro insostituibile presenza e operatività – sono ancora parole del Vescovo – se è vero che negli anni immediatamente successivi al disastro sono stati compiuti non pochi errori, soprattutto politici ai diversi livelli, questo non può costituire una ragione per aspettare giustizia passivamente”. Ed ancora il Vescovo: “È assolutamente vero che il domani di questa magnifica ma sfortunata Valle è tutto e solo nelle nostre mani, purché siamo capaci di valorizzare e mettere a frutto le risorse, non poche, di cui è dotata: la terra con le sue colture tipiche, il mare, i beni culturali, il turismo. Pur nella consapevolezza che si tratta di comparti afflitti da criticità gravi, su tali basi è possibile delineare prospettive di sviluppo, accreditate dal valore aggiunto dell’azione concorde e coordinata di tutti: politici, imprenditori, esponenti del mondo della cultura, comunità ecclesiale”. [01]

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