03 febbraio 2025
Nicosia
“EMERGENZA DESERTIFICAZIONE” O, FORSE, PIÙ UNA VERA PROGRAMMAZIONE: LETTERA DEL VESCOVO SCHILLACI ALLA POLITICA NAZIONALE E REGIONALE. DENUNCIA E PROPOSTA
“L’emergenza desertificazione” al centro di una lettera del vescovo di Nicosia, monsignor Giuseppe Schillaci, indirizzata al Presidente della Repubblica, alla Presidente del Consiglio, al Presidente della Regione Siciliana e al Prefetto di Enna, e con loro a quanti hanno nel territorio diocesano incarichi e responsabilità politiche.
“L’emergenza desertificazione” della quale parla il vescovo non riguarda solo il rischio che “fra vent’anni oltre il 50% della Sicilia […] sarà un vero e proprio deserto, con temperatura africana e fenomeni climatici sempre più devastanti“. Il vescovo che guida la parte a Nord della provincia di Enna, con 12 comuni, “fra i territori più poveri d’Italia” scrive di “strade più simili a mulattiere di campagna che vedi comunicazione, privo di collegamenti ferroviari, di università, di ospedali moderni in quanto i due esistenti subiscono continui ridimensionamenti“; racconta della chiusura del Tribunale e della Casa circondariale di Nicosia e di “altri servizi essenziali vengono meno diventano sempre più carenti“.
La desertificazione del titolo della lettera è, dunque, anche e forse soprattutto una “desertificazione sociale, demografica, culturale, democratica!“. Mons. Schillaci difende, dunque, circa “70.000 donne, uomini, anziani e bambini” che abitano “questa terra meravigliosa che sento mia“: “persone di grande bontà e umanità – dice -, oneste, accoglienti, laboriose,…“.
Dice poi: “Ogni anno è come se vedessi scomparire un intero comune“: denuncia che “oltre 1.500 di miei concittadini sono costretti ad emigrare, spesso per mancanza di lavoro, per motivi di studio, per cura e per dare un avvenire migliore ai propri figli“.
Lettera “Emergenza desertificazione”
a firma del Vescovo di Nicosia
(versione pdf)
Il vescovo di Nicosia denuncia l’emergenza idrica, l’inquinamento lo spreco di risorse e strutture: insomma, quella che definisce “programmazione e non emergenza continua!“.
Così, spiegando che la lettera nasce da una collaborazione con “il clero, i responsabili degli uffici di curia e singoli cittadini, unitamente alle persone che non hanno voce e che nessuno ascolta perché fragili, vulnerabili, sole“, anche a loro nome pone domande dure: “Che cosa hanno in meno questi miei fratelli e sorelle rispetto agli altri italiani? Quale colpa ancora devono pagare nel 2025? Perché si continua ad abbandonarli e non metterli al centro delle priorità politiche?“. E ancora: “Che sia il messaggio che non contiamo nulla, che siamo solo una manciata di voti, che dobbiamo andare via tutti?“.
Poi una provocazione: “Invito ciascuno di voi a venirci a trovare, per rendervi conto della situazione in cui viviamo punto vi daremo numeri, statistiche, foto, video, bollette, che comprovano quanto scritto. Saremo ben lieti -dice mons. Schillaci – di mostrarvi quelle che chiamate strade è un eufemismo, di farvi vedere le nostre condotte colabrodo, il colore dell’acqua che fuoriesce dai nostri rubinetti, i nostri ospedali perennemente sotto organico“.
Ma la lettera non è, ovviamente, solo di denuncia: monsignor Giuseppe Schillaci allega un documento contenente 10 proposte concrete e realizzabili, elaborate dal Laboratorio socio-politico della Conferenza Episcopale Siciliana (cfr: pag 5 del Documento allegato all’articolo): si tratta di una possibilità di “venire incontro ai bisogni e le esigenze della nostra gente per offrire a tutti luce speranza“, per provare “a dare nuove prospettive rinnovato slancio e vigore a questa porzione di territorio che ha in sé un profondo desiderio di vita“.
Condividi