Pubblicato il

16 novembre 2021

Noto

“PER RESTARE UMANI E FRATELLI TUTTI”: MESSAGGIO DEL VESCOVO STAGLIANÒ ALL’EVENTO UIL SUL FENOMENO MIGRATORIO

“PER RESTARE UMANI E FRATELLI TUTTI”: MESSAGGIO DEL VESCOVO STAGLIANÒ ALL’EVENTO UIL SUL FENOMENO MIGRATORIO

Il fenomeno migratorio è uno tra i più espliciti segni dei tempi che offre alla Chiesa, e ad ogni uomo rispettoso della propria umanità, l’opportunità di mostrare con concretezza che non fa solo a parole. La Chiesa non intende abitare la scena di questo mondo senza un agire responsabile e coerente: in nome del Vangelo della vita, pertanto, si chiede di accogliere e integrare i migranti, ma soprattutto ci si mette a disposizione per fare la propria parte nel trattare questa gente come persone umane, o meglio dire, come fratelli tutti. Per una società che conosce i valori del cristianesimo non è solo un problema di carità, ma soprattutto è una questione di giustizia: se giusto è ‘dare a ciascuno il suo’, bisogna, con responsabilità di coscienza umana, capire che ‘molto di quello che ho ed è mio’, appartiene all’altro, anche al migrante che giunge sulle nostre coste. È il rispetto verso la “comune umanità” la chiave di volta che suscita accoglienza generosa, in nome della giustizia. E questo, per un cattolico cristiano, ha a che fare con l’eccedenza di un amore capace di attuare una giustizia ‘superiore’, profeticamente sempre più grande di quella che la Civitas e la politica possano e vogliano progettare e attuare. Accogliere, integrare non sono opere pie e buone da poter fare per risultare obbedienti ad una dottrina spirituale. Accogliere, integrare dicono lo stile della giustizia di una società veramente umana, che vuole ridefinire la sua fisionomia informandola, cioè assumendo la forma dell’amore corposo, dell’amore che genera legami e consente l’unità e la coesione spirituale, sociale, economica, politica, fraterna. Uomini tutti, vita per tutti, fratelli tutti!

E questo richiede sicuramente la “conversione religiosa” alla pratica dell’amore per tutti i cattolici. Tuttavia questo sarà impossibile a chiunque (credente o non credente) se non avviene una “conversione intellettuale” per cui io possa guardare all’altro -a chiunque altro- come una persona umana cogliendo l’evidenza della sua dignità umana a prescindere dalle sue condizioni sociali o etniche. Perciò è importante quella terza “conversione morale” per la quale “sento l’altro come appartenente a me” e io stesso “mi sento interpellato in coscienza dalla giustizia verso l’altro”. Con queste tre “conversioni’ (religiosa, morale, intellettuale) si potrà davvero “insieme” avanzare e realizzare la Civiltà dell’amore, l’amicizia sociale, la fratellanza universale, utopicamente immaginata da papa Francesco.

Auguri di buon lavoro in questa direzione.

Mons. Antonio Staglianò

Vescovo di Noto

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