17 - 18 gennaio 2020
Simposio nazionale ad Acireale
TURISMO CONVIVIALE: CAMMINI DI FEDE TRA RICERCA DI SENSO, GUARIGIONE E TRASFIGURAZIONE
“Quando ci si mette in cammino si va sempre alla ricerca di qualcosa ed è sempre una ricerca di felicità e pienezza della vita, di qualcosa che dia senso alla nostra esistenza. Nella bellezza, che sia quella della natura o quella frutto dell’arte dell’uomo, questo andare diventa più spedito, più capace di arrivare al nostro cuore e di generare esperienza”. È parlando della “Ricerca di senso ed esperienza di strada” che don Michele Gianola, direttore dell’Ufficio nazionale per la Pastorale delle vocazioni, ha accompagnato la riflessione di quanti prendono parte al Simposio sul turismo conviviale in corso di svolgimento ad Acireale sul tema “Verso un modello italiano di cammino di fede. Prima sessione – Il senso: ricerca, guarigione e trasfigurazione” e organizzato dall’Ufficio per la Pastorale del tempo libero, turismo e sport.
Nell’intervento di don Gianola, dedicato soprattutto alla prima parola, “ricerca”, delle tre proposte dal simposio, i cammini di fede offerti a camminatori, pellegrini e turisti non differiscono dal “cammino della vita” e dal “cammino vocazionale”, anzi sono accomunati e non solo dalla ricerca che li genera e li guida. “Camminando ci si accorge di non essere mai da soli – ha affermato – perché si è in compagnia di se stessi e della propria storia. Per chi crede, si è in compagnia di Dio. Camminare, allora, è uscire, incontrare ed ascoltare, ed è, come dice il Papa, un mischiarsi che ci permette di fare esperienza. Esperienza che è conoscere la realtà, tanto personale quanto sociale e comunitaria, attraverso il contatto, l’ascolto e l’entrare in relazione. Esperienza, dunque – per il direttore dell’Ufficio Cei per le vocazioni – come un ‘ex-per-ire’: la vocazione non è solo la mia, ma la mia per gli altri. È lo stesso Papa Francesco che ci invita a non chiederci solo ‘chi sono’, ma anche ‘per chi’, ‘al servizio di chi’”.
Per don Gianola, “in fondo al cuore dell’uomo, come centro vitale della persona, l’identità vera è la figliolanza: nel nucleo caldo della nostra anima c’è la voce dello Spirito che annuncia sempre che noi siamo figli di Dio. Questo il punto di partenza della fede, punto di arrivo del cammino spirituale, dal quale riparte. Per raggiungerlo – aggiunge, con la Laudato si’ – occorre imparare a gustare le cose, ad indugiare, a riacquisire l’orizzonte contemplativo dell’esistenza che permette di riconoscere l’incontro dell’umano e del divino in tutte le cose”.
Unendo l’esperienza dei cammini di fede propri dell’Ufficio per la Pastorale del Tempo libero, turismo e sport a quelli proposti dalla Pastorale vocazione, don Gianola propone “l’esperienza della trasfigurazione”, l’unica capace di “cambiare gli occhi e consentire di vedere attraverso la superficie il vero senso, il principio dal quale sono tratte: la vita di Dio. Imparare camminando a riconoscere i gesti di comunione e di fraternità, di condivisione, di accoglienza, di perdono – ha detto – è la possibilità di veder sorgere dalla storia la vita di Dio. E, ascoltandone il grido, intuire la propria vocazione”.
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