8 - 10 aprile 2019
Convegno nazionale Scuola e Irc
CON DON PINO PUGLISI, PER RISCOPRIRE “LA RESPONSABILITÀ EDUCATIVA NEL CAMBIAMENTO D’EPOCA”
“Educare al futuro” è il titolo della tavola rotonda che si è svolta all’interno dell’istituto comprensivo intitolato a don Pino Puglisi, inserita nell’ambito del Convegno nazionale dei direttori degli Uffici diocesani di Pastorale scolastica e per l’Insegnamento della religione cattolica, organizzato dalla Cei a Palermo. Il titolo della tre giorni è stato “Non c’era neanche la scuola media”: fa riferimento chiaro a don Pino Puglisi, il sacerdote di Brancaccio, luogo scelto per la conclusione dei lavori. A lui sono dedicati i lavori e il suo volto sorride ai partecipanti dalle brochure. “E sorride ancora nel vedere che la scuola per la realizzazione della quale si era tanto impegnato raccoglie oggi quanti, in tutta Italia, si occupano di scuola ed educazione. La nascita di questo istituto – spiega Andrea Tommasello, preside dell’Istituto comprensivo di Brancaccio – ha permesso di abbattere la dispersione scolastica, portandola dal 70% al 7%. E oggi, da tutte le diocesi italiane siete qui. Capite? Non si può non credere che lui stia sorridendo!”.
L’immagine della firma di Puglisi in calce al documento che chiedeva una scuola media nel quartiere ha accompagnato l’intervento di Domenico Buccheri, docente di religione che con don Pino lavorava. Nel suo intervento alla tavola rotonda ha portato l’esempio della scuola palermitana, capace di “coniugare la parola educazione con la parola futuro”. Ha descritto il quartiere, ricordando che da lì vicino sono partiti gli attentati mafiosi più feroci: “qui – ha detto – era nascosto il tritolo per gli attentati di Falcone e Borsellino. Ma oggi possiamo dire che la maggior parte di coloro che qui portano a scuola I ragazzi riconosce la valenza educativa dell’istituto. La riconoscono tutti – ha aggiunto Buccheri –, anche i mafiosi che qui portano a scuola figli, nipoti, parenti. Non ci vedono più come controparte, anche se parliamo di legalità, giustizia e antimafia. Sfatiamo un mito – ha proseguito –, per il quale abbiamo un metodo didattico diverso da quello delle altre scuole, un ‘programma per disagiati’: non è vero. Il nostro obiettivo, sul solco dell’insegnamento di don Pino, non è solo istruirli, ma dar loro gli strumenti culturali per poter capire e crescere. Quando è nata la scuola, inizialmente come succursale c’erano 40 alunni: è bastato poco perché si arrivasse a 500 iscritti. E oggi, se da un lato, abbiamo insegnanti pronti ad andare a prendere da casa i ragazzi che non si presentano agli esami di terza media, da un altro abbiamo chi prosegue e, talvolta, arriva fino alla laurea”.
Attorno alla tavola rotonda, con Buccheri, anche Vitangelo Denora sj, direttore dell’Istituto Gonzaga di Palermo e presidente di Fidae Sicilia, e Carina Rossa, dirigente della Fondazione pontificia “Scholas Occurrentes”.
La scuola presentata a chi nelle Chiese diocesane si occupa di scuola ed educazione è, dunque, quella che don Maurizio Francoforte, parroco della parrocchia San Gaetano, quella che fu di don Pino, ha definito “una scuola nella quale far crescere i ragazzi, come uomini, come cristiani e cittadini del territorio. Non basta la ‘scatola’ scolastica – ha detto – non basta l’edificio, e non bastano neanche solo i docenti o il personale scolastico: occorre il contenuto e in tanti, in questi anni, si sono impegnati in tal senso. Così i nostri ragazzi non sono più figli di un quartiere e delle sue difficoltà, ma sono figli di don Pino Puglisi”.
Ai partecipanti all’appuntamento che si sono ritrovati a Brancaccio, nella scuola media che don Pino Puglisi sognò e lavorò per avere, Ernesto Diaco, direttore dell’Ufficio nazionale per l’Educazione cattolica, la Scuola e l’Università, ha cercato di indicare come fare a non perdere la speranza: “Andando avanti, aprendo percorsi nuovi e seguendo l’esempio di chi ci ha preceduto”. Il riferimento è, tra gli altri, proprio al sacerdote palermitano martire e beato. “In questi giorni è emerso con straordinaria evidenza che non si può parlare di don Pino Puglisi al passato, non solo perché, nella fede, lo sappiamo vivo, ma perché lui ancora opera ed è vicino a queste persone che qui abbiamo incontrato e – perché no? – a tutti gli insegnanti e a ciascuno di noi. Don Pino – ha detto Diaco – è oggi presente in chi sta proseguendo la sua opera, gli sta dando nuove forme e affronta nuove problematiche: lui non ha mai voluto essere protagonista e mettersi al centro o diventare un capofila, ma era semplicemente insieme alle persone”.
Tre le parole consegnate a Palermo da don Daniele Saottini, responsabile del Servizio nazionale per l’IRC: alleanza, legame con il territorio, costruzione di esperienze. “Calpestando questi luoghi – ha detto –, ascoltando le testimonianze e incontrando i ragazzi, comprendiamo il senso di certe sfide che portiamo avanti. Non si tratta soltanto di custodire ciò che si riesce a conservare, ma invece di ripartire con slancio nuovo: la sfida educativa è aperta e noi non ce ne tiriamo fuori”.
Anche gli alunni della scuola “Puglisi” hanno voluto prendere parte al momento conclusivo dell’appuntamento: hanno lasciato per pochi istanti le loro aule e si sono affacciati sull’ala in cui si è tenuta oggi l’ultima parte dell’appuntamento. Accompagnati dall’orchestra dell’Istituto comprensivo, in coro con i direttori arrivati da tutte le diocesi d’Italia, hanno cantato l’inno di Mameli. Un momento partecipato e suggestivo, “segno che la scuola ha una responsabilità educativa che va oltre il semplice insegnamento scolastico e che, talvolta, è veramente capace di assolvere al suo compito”.
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