20 marzo 2019
Incontro di riflessione e di spiritualità per la pace nel Mediterraneo
INCONTRO PACE MEDITERRANEO: “NO A SENSO DI ESTRANEITÀ CHE INGENERA DIFFIDENZA, PAURA E SCONTRO”
“Il Mediterraneo non è solamente un’entità geografica o un quadro geopolitico, ma uno spazio storico, una plurimillenaria trama di rapporti incrociati e interdipendenti di incontro e di scontro”. Lo ha detto mons. Antonino Raspanti, vescovo di Acireale e vicepresidente della Cei per il Sud Italia, intervenendo alla prima riunione del Comitato scientifico-organizzatore dell’Incontro di riflessione e di spiritualità per la pace nel Mediterraneo che si svolgerà a Bari nel febbraio 2020. “Dalla complessità e dalla multiformità del Mediterraneo come pure dalla sua apertura e dalla sua mutazione – ha aggiunto – percepiamo e raccogliamo un appello che non sentiamo estraneo, ma strettamente collegato con l’appello evangelico” e “poiché la questione mediterranea è del tutto aperta, siamo spinti ancor di più a raccogliere l’appello nel segno della speranza e a credere nelle possibilità di apportare un contributo peculiare”.
Per il vescovo, “difendere la giustizia e la verità è tutt’uno con l’accogliere il Vangelo, che ha trionfato sull’ingiustizia, la menzogna e l’empietà”. E ha aggiunto: “I linguaggi e le forme tradizionali impiegati dalle Chiese europee sembrano entrati inevitabilmente in difficoltà e confrontate dal travaglio del comprendere, interpretare ed esprimere i nuovi modelli di vita (affettiva, lavorativa e pubblica), che si affermano nei popoli. Le forme della vita pastorale – ha ribadito mons. Raspanti – sentono il bisogno di innovazione, a cui di continuo invita il Santo Padre”.
Mons. Raspanti si è soffermato sulla necessità di una “trasformazione culturale” che sia “in continuità con la tradizione” ricordando in particolare che “l’incontro, il dialogo e la pace non hanno alternative; è necessario non rimanere distanti, guardandosi con un senso di estraneità, che ingenera diffidenza, paura e scontro”. L’evento mira a “comprendere tramite il dialogo e lo scambio fraterni quale contributo queste Chiese possano e debbano offrire nel bacino geografico e culturale, nel quale è dato loro di vivere. Il dialogo dovrà ripartire dall’ascolto comune del Vangelo di Gesù Cristo, dove risuona l’appello alla conversione per accogliere il Regno che si appressa”.
Come metodo di preparazione all’Incontro di Bari, il vescovo ha ritenuto opportuno che “ogni Chiesa si prepari intorno al tema articolato in un preciso programma, con richieste definite e conosciute per tempo”.
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