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AGRIGENTO. 25° VISITA GIOVANNI PAOLO II: MONS. FERRARO “NON MALEDISSE I MAFIOSI, LI INVITÒ A UN INCONTRO”

“Le parole del Papa furono profetiche: non ha maledetto i mafiosi, ma li ha invitati a un incontro con Cristo. La mafia ritenne che fosse un’offesa da vendicare. Così nella basilica di San Giovanni in Laterano mise circa trecento chili di tritolo pochi mesi dopo. Il 15 settembre fu ucciso padre Puglisi. Perché la vendetta è il linguaggio della mafia”. Lo ha detto mons. Carmelo Ferraro, arcivescovo emerito di Agrigento, che accolse san Giovanni Paolo II nel viaggio ad Agrigento nel maggio 1993, intervenendo mercoledì 2 maggio 2018 al talk “Dal grido nella Valle, al pianto sul mare”, dedicato al 25° di quell’evento. Ricordando il grido e l’invito alla conversione rivolto dal pontefice ai mafiosi nella Valle dei Templi, mons. Ferraro lo ha considerato un “punto di non ritorno” della Chiesa nei confronti della mafia. “Quando il Papa parlò di uomini assassinati innocenti ricordava probabilmente l’emozione forte che aveva provato durante l’incontro con i genitori del giudice Livatino nel palazzo arcivescovile, che aveva cercato di consolare con le parole della fede – ha aggiunto il presule -. Questo incontro avrà influito psicologicamente. Ci trovavamo di fronte a una piaga aperta. Qualche mese prima era stato ucciso il giudice Borsellino con un atto di guerra e prima ancora Falcone”. A proposito della preparazione della Chiesa di Agrigento a quell’incontro, il vescovo ha ricordato che “andavamo dal Papa per dire quello che eravamo, presentando l’impegno della Chiesa nel servire il Vangelo attorno all’uomo. Sapevamo che era un’ora straordinaria di grazia”. Un anno prima la Chiesa agrigentina aveva redatto un documento sull’“emergenza mafia”. “La guerra di mafia aveva contato duecento morti ammazzati, eravamo profondamente feriti. Ho ritrovato 14 mie lettere alle comunità in cui chiedevo preghiera e proteste contro questi delitti. Siamo arrivati alla conclusione che l’indifferenza era connivenza alla mafia. A Palma di Montechiaro realizzammo un movimento giovanile di protesta”. L’eco del “grido profetico” del Papa di condanna della mafia ebbe conseguenze. “Nell’Anno santo del 2000 realizzammo una Via Crucis nei paesi della diocesi facendo una stazione davanti a ogni posto dov’era stato ucciso un uomo dalla mafia”. [01]
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