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AGRIGENTO. CATTEDRALE: UNA IGNAVIA CHE AVVILISCE

“È avvilente continuare a sentire da anni promesse da parte di chi dovrebbe prendere le necessarie decisioni per salvare la nostra cattedrale. È vero che qualcosa sembra muoversi, anche se quello a cui si sta pensando non è risolutivo, ma si tratta soltanto di mettere in sicurezza la cattedrale”. Lo ha detto l’arcivescovo di Agrigento, card. Francesco Montenegro, durante l’omelia della celebrazione eucaristica che ha presieduto, in occasione della Festa della Dedicazione, davanti la cattedrale chiusa dal 2011. “Il fatto che da anni siamo forzatamente senza casa dovrebbe farci leggere questa situazione come se la provvidenza ci invitasse a pensare la strada come nostro domicilio e quindi luogo della nostra pastorale”, ha aggiunto il cardinale, che vede “le crepe diventare evidenti, il pavimento abbassarsi, i marmi spaccarsi”. “Se dovesse accadere l’irreparabile e se non fosse una cosa grave, ci sarebbe da ridere – ha commentato -. Già immagino il ballo dello scarico delle responsabilità. Sarà un gioco puntare il dito l’uno contro l’altro tra chi aveva delle responsabilità. Ma la cosa che mi fa più male è l’indifferenza degli agrigentini a riguardo”. Circa duecento fedeli hanno ascoltato l’omelia del cardinale, insieme ad alcuni sacerdoti e seminaristi, allineati lungo un stretto corridoio esterno, fuori dalla cattedrale, dove non è ancora consentito di svolgere le funzioni religiose. Montenegro ha rivelato che anche al Papa sta a cuore la cattedrale di Agrigento e la situazione del territorio. Francesco ha scritto una lettera al porporato con cui gli ha raccomandato di non stancarsi “di porre risorse umane, spirituali e materiali a sostegno di quanti si trovano in situazioni difficili e gravose”. E gli ha assicurato le sue preghiere e il suo ricordo per le necessità della diocesi”. “Il Papa ci dà un impegno che non possiamo tradire” ha commentato il cardinale. [01]
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