AGRIGENTO. “DESIDERO TROVARE COMPLICI DISPOSTI A SOGNARE E OSARE”
“Siano in tutti noi l’anima e il cuore di Maria. Prendendola come modello, la nostra Chiesa agrigentina sappia essere bella sempre, sia sempre diretta, con passo veloce, là dove il Signore la manda ad annunciare la buona notizia e a colorare il mondo, e questa terra in particolare, di speranza”. Con queste parole il card. Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, ha concluso la riflessione in occasione della solennità dell’Immacolata. Un intervento nel corso del quale il presule ha invitato i fedeli a sognare e ad osare con lui.
“Sogno la nostra Chiesa agrigentina che non sta alla finestra, e non prende le distanze da ciò che succede per strada. Ma che cammina bella lungo le strade gridando la profezia e scandalizzando coi suoi gesti d’amore. Che oltre a essere esperta delle cose di Dio, lo è altrettanto delle cose dell’ uomo. Una chiesa bella – ha detto – che comprende la solitudine e la sofferenza dell’escluso di oggi – il lebbroso di allora – e lo guarisce, come fece Gesù, non standosene a debita distanza ma toccandolo; che piange, senza vergogna, assieme alla mamma che accompagna il figlio defunto o che partecipa alla gioia dei due sposini di Cana e non vuole che la festa finisca male. Chiesa bella che evangelizza, ma sa che evangelizzare significa rendere concreto ciò che si annuncia. Chiesa bella, la nostra, che è preoccupata di custodire la verità, ma è anche impegnata a rivelare l’amore.
Sogno la nostra Chiesa bella e pronta a offrire a tutti un Dio vivo, imprevedibile e giovane e Lo sente presente, accanto e che parla, un Dio che ama, ride, piange, che ha un pallino: i poveri, gli ultimi, i nessuno. Chiesa bella che stando per strada non porta solo i manuali della preghiera ma ha sempre con sé l’olio e il vino, che ha per bussola il Vangelo ed è attenta a non ritrovarsi, come il sacerdote e il levita, “dall’altra parte” della strada, cioè dalla parte sbagliata. Che sa scoprire il bene, anche poco, in ogni uomo (come Gesù lo vide nel ladrone), anche se è uno scarto della società.
Chiesa bella perché, rifiuta di diventare pascolo di egoismi colorati di bontà, e preferisce percorrere sia la strada che da Gerusalemme va a Gerico (dell’uomo abbandonato per terra), sia quella di Emmaus (dei viandanti senza speranza), che esce dal tempio (dove si può anche pregare col cuore spento e senza speranza come Zaccaria), si ferma al pozzo (i luoghi degli uomini) della Samaritana), entra nella casa di Zaccheo, e si avvicina ai bordi della piscina di Betzata.
Sogno una chiesa bella che sente la voce del Signore che la invita alla conversione e la sprona ad osare cose nuove e a farsi “comprensiva, amante dei fratelli, maternamente tenera, umile” (cfr 1 Pt 3,8).
Chiesa bella che sa di stare in un territorio, come quello agrigentino, senza starsene ai margini e senza rassegnarsi – io non mi voglio rassegnare – al fatto che questa terra debba sempre trovarsi nelle ultime posizioni delle classifiche nazionali. Come se Agrigento non fosse culla di intelligenze, di arte, di bellezza e di storia, di gente capace di costruire un futuro migliore. Chiesa bella e orgogliosa di condividere questa storia, anzi di sentirsene parte attiva, e di sentirsi impegnata e responsabile della storia di questa città e di questo territorio”. [01]
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