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MESSINA. “BRICIOLE CHE SAZIANO”: ECCO GLI ORIENTAMENTI PASTORALI

L’Arcivescovo mons. Calogero La Piana ha incontrato i sacerdoti e gli operatori pastorali di tutta l’Arcidiocesi, consegnando gli “orientamenti pastorali” per il biennio 2014-2016 dal titolo “Briciole che saziano”. Il tema richiama l’incontro di Gesù con la donna cananea riportato nel VAngelo di Matteo (Mt 15,21-28).

Presentandolo ai fedeli, mons. La piana ha introdotto il suo intervento riallacciandosi al cammino pastorale decennale, che ha il preciso obiettivo di “educare e educarci alla Parola di Dio, orientando la nostra vita e quella dei fratelli verso la bontà del Vangelo, nel rispetto della piena umanità della persona”.

Durante il primo anno di questo cammino, si è cercato di assimilare Parola e Educazione. Subito dopo, il triennio (Li chiamò…stette con loro…li mandò…) dedicato agli educatori: presbiteri (educatori per vocazione e missione), famiglia (prima realtà educativa in cui la relazione con l’altro sta alla base), comunità educante nel suo insieme (in cui ciascuno viene avviato a una maturazione umana e cristiana).

Inizia adesso un cammino che pone l’accento sull’attività educativa e sulla maturazione umana che vogliamo promuovere nella persona, con lo scopo di educare il cuore di ciascuno secondo quello di Dio, valorizzando l’umanità come luogo in cui Egli continua a manifestarsi: “L’impegno educativo – ha detto l’Arcivescovo – richiede il radicarsi nel vissuto umano e una presenza concreta nella vita dell’uomo, raggiunta continuamente dalla grazia divina. Le dimensioni del nostro impegno pastorale (catechesi, liturgia, carità) devono essere connesse alle pieghe dell’umana esistenza; fin quando la nostra educazione alla fede non coinvolgerà la vita dell’uomo, tutto il lavoro rischierà di essere vano”.

Collegandosi al Convegno Nazionale Ecclesiale di Firenze che si terrà dal 9 al 13 novembre 2015 e che avrà come tema “In Cristo Gesù un nuovo umanesimo”, secondo l’Arcivescovo “lo sforzo che ci attende, guardando la “dimensione umana”, dev’essere quello di convergere in Cristo come centro e fulcro dell’humanum che analizzeremo nella triplice dimensione di “luogo teologico in cui Dio si rivela” (le Sacre Scritture sono la continua testimonianza di un Dio che ha l’uomo come principale interlocutore, al quale si rivolge e a cui è diretta la sua azione), “linguaggio teologico con cui Dio ci ha parlato e continua a farlo” (Cristo Gesù è il volto stesso di Dio, il Verbo che si è fatto carne) e “odalità storica secondo cui Dio vuole essere riconosciuto, accolto e amato” (tutto quello che avete fatto ai poveri e agli ultimi, lo avete fatto a me, ci ripete il Signore)”.

Il passo di Matteo, scelto come icona di questo percorso, racchiude in sé diverse indicazioni perfettamente rispondenti alla riflessione. La prima è quella di Gesù che nella sua grande umanità rivela, nelle espressioni che rivolge alla gente e alla donna, un attaccamento alle tradizioni del suo popolo tali da rivedere le sue convinzioni dinanzi a chi gli chiede aiuto. Un testo che indica il desiderio che Gesù ha di andare oltre i confini di quella fede ebraica e che per noi si traduce nell’accogliere l’invito del Santo Padre di perseguire la dimensione missionaria (Una Chiesa in uscita). a seconda indicazione è l’accoglienza di un forte grido d’aiuto da parte della donna Cananea, una pagana, che rappresenta l’intera umanità. La terza è la similitudine delle briciole che possono saziare chi ci sta accanto, anche se “diverso”;  è fondamentale recuperare l’abbondanza del cibo quotidiano con cui il Signore ci nutre, per sfamare l’altro. Pensiamo, in questo senso, quante briciole potremo recuperare in questi anni… quanta ricchezza di Parola di Dio, di Sacramenti, di Grazia… quanti cammini e piani pastorali passati inosservati o non assimilati… quante iniziative… quanto pane, a volte, rimasto non mangiato…”

Il Presule ha sottolineato inoltre come “il Cristianesimo abbia una dimensione umana che deve essere recuperata: la fede diventa credibile quando si fa carico della vita nostra e degli altri. Sarà necessario riappropriarsi del senso di carità finalizzata alla prossimità e al desiderio di trasmettere amore. Questo sarà possibile rilanciando l’impegno secolare e ecclesiale dei laici; educando alla scelta cristiana, ossia affrontando con maggiore coscienza il fenomeno dell’analfabetismo religioso, “frutto amaro ma evidente”; educando al pensiero di Cristo e del suo modo di vedere l’uomo: partendo da lui, stando con l’uomo e abitandolo, valorizzando tutto l’umano”. [01]

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