LA RESPONSABILITÀ ECCLESIALE E SOCIALE DEL LAICATO AGGREGATO IN TERRA DI SICILIA
La necessità di un reale primato del Vangelo, le indicazioni e le aspettative del Papa nei confronti dei laici soprattutto alla luce del suo discorso durante il V Convegno ecclesiale nazionale, le sue ricadute ecclesiali e sociali sono stati i temi trattati nel corso dell'Assemblea generale della Consulta regionale delle Aggregazioni laicali. A guidare la riflessione, a Pergusa (EN), domenica 29 gennaio 2017, il segretario generale Alfio Di Pietro e mons. Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo e delgato CESi per il settore. Un centinaio i partecipanti all'appuntamento.
“Abbiamo bisogno di entusiasmo, l’entusiasmo che genera il Vangelo che ha raggiunto la nostra vita”. Con queste parole mons. Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo e delegato della CESi per le Aggregazioni laicali, ha aperto l’Assemblea generale della Cral, che si è svolta domenica 29 gennaio 2017, a Pergusa (EN). Alla presenza di un centinaio di persone – rappresentati delle sedici Consulte diocesane operanti in Sicilia, delle aggregazioni che hanno carattere regionale e dei rappresentanti del Progetto “Tavolo della Fraternità politica” – il presule palermitano è intervenuto su “Il primato del Vangelo e la sua ricaduta sociale”. Presentando ai partecipanti il discorso di Papa Francesco al V Convegno ecclesiale nazionale, mons. Lorefice ha parlato di “una sfida per la Chiesa italiana in terra di Sicilia”. Nel farlo ha indicato due premesse, due “conditio sine qua non” del cristiano: la necessità di mettere al centro la Scrittura e la Parola di Dio da un lato, e la condivisione e l’appartenenza ecclesiale dall’altra.
L’arcivescovo ha citato una priorità indicata già da Giuseppe Dossetti e valida “al di là della funzione che svolgiamo nella Chiesa: ridare il primato alla Parola”. “La Scrittura non è una fonte insieme ad altre fonti – ha detto -, ma seme di vita e di fede incorruttibile. Non è un libro, ma è un Vivente, una Persona, è il Verbo eterno del Padre. La comunità cristiana – ha detto mons. Lorefice – nasce dalla Parola e di essa si nutre, insieme con l’Eucaristia. Non Vangelo soltanto, non solo una notizia, ma Evangelo, cioè una notizia bella, e buona, e straordinaria, in grado di cambiarci la vita. La qualità del nostro essere cristiani, del nostro umanesimo, dipende dalla presenza reale, qualitativa e quantitativa della Parola nella nostra vita”.
Un appello a gruppi, movimenti e associazioni ecclesiali siciliani come incoraggiamento e monito all’ascolto orante delle Scritture. “Nella tradizione cristiana, soprattutto cattolica, le opere sono la traduzione della fede e non un’alternativa ad essa – ha detto -, anzi il suo prolungamento. La Parola nutre la fede e la fede sola contiene in sé l’opera; e le opere cristiane devono essere segno di misericordia”. Ma il movimento deve essere corale: “ciascuno di noi, ogni aggregazione, se lavora da sola rischia di impoverirsi – ha spiegato -, di rendere la fede e i carismi di ciascuno semplici etichette, di privarci dell’essere comunità”.
Indicando le ricadute sociali prioritarie delle indicazioni fornite dal Papa, mons. Lorefice ha ripercorso e riproposto l’idea di bene comune che il Pontefice ha delineato più volte, a Firenze e anche nella Evangelii gaudium: “Si parla in concretezza di famiglia, di lavoro, di casa – ha detto -, ingloba giovani, scuola, lavoro, ma anche legalità e immigrazione. L’impegno sociale dei cristiani è intriso di indignazione – ha proseguito -, un’indignazione che nasce dal vedere che il mondo non è ancora quello che vogliamo, quello che sappiamo che Dio vuole. Se c’è ingiustizia, lutto, dolore, emarginazione, noi siamo coinvolti, dal di dentro. Dobbiamo sentire la spinta che nasce da Cristo e che diventa voglia di riscatto da operare con umiltà. Ci indigniamo e ci impegniamo, dunque. E facciamo fronte comune contro il male per riscattare la vita dell’uomo, di ogni uomo. Lo facciamo – ha aggiunto mons. Corrado Lorefice – utilizzando la capacità di dialogo e di incontro. Quando ci si impegna nel sociale, si attua la propria vocazione cristiana, l’unica vocazione che è quella alla santità”.
Infine, consegnando al laicato aggregato l’esempio di don Pino Puglisi, ha evidenziato che proprio dalla Sicilia, attraverso il Progetto di fraternità politica che le diocesi dell’Isola portano avanti, può partire una lodevole “occasione di incontro e dialogo che favorisce l’amicizia sociale”.
Ad Alfio Di Pietro, segretario della Consulta regionale delle Aggregazioni laicali, il compito di proseguire, indicando “la speciale luce” che, dal discorso di Papa Francesco ai Delegati del 5° Convegno ecclesiale nazionale, si proietta sul Progetto della Cral “Tavolo della fraternità politica – la Sicilia non crescerà se non insieme”. “L’incarnazione del laicato associato nelle emergenze e nelle tante ferite della nostra terra – ha detto – è un passaggio fondamentale al quale si lega un esigente obiettivo. Il Progetto della Cral documenta la volontà del laicato associato delle Chiese di Sicilia di dare una risposta, strutturata ed organica, alla esigenza di rendere concreta la solidarietà della Chiesa verso quanti vivono il dramma della povertà, della disoccupazione, della precarietà, dell’esodo tragico dai luoghi della miseria, della guerra e della persecuzione. E che lo sia realmente – ha detto Di Pietro – ce lo confermano le molte luci che, dal Discorso di papa Francesco, si sprigionano ad illuminare il nostro cammino”. Il segretario della Cral di Sicilia ha fatto riferimento all’identità del laico più volte tracciata dal Pontefice: “laici che rischino, che si sporchino le mani, che non abbiano paura di sbagliare, che vadano avanti”; “laici con visione del futuro, non chiusi nelle piccolezze della vita”. E ancora, nel desiderare “una Chiesa italiana inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti” e “una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza”, papa Francesco ha detto del bisogno di “laici, insomma, capaci di “incantare” questo mondo osando una testimonianza radicale nella sequela di Cristo, che prendono l’iniziativa, si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano”. [01]
di Giorgio Infantino
Il Giubileo è sostanzialmente un dono che parte dall’iniziativa salvifica di Dio per il suo popolo e si traduce in «Anno di misericordia», in «Anno di grazia». È un prolungato e intenso invito alla santità, un a...
di Giuseppe Firenze
Motivato circa il rinnovamento delle associazioni laicali, così nella corretta gestione e purificazione di devozioni, delle feste religiose, processioni e nel rispetto delle immagini sacre, nella totale umiltà e servizio ...
Condividi