“COME PROGETTARE LA CATECHESI NELLA PROPRIA DIOCESI”
Ecco dunque la necessità di passare da una pastorale di conservazione per i pochi che già credono e vivono la fede ad una pastorale missionaria che porti la Parola a tutti, sia a chi non la conosce, sia a chi – ed è questa nuova sfida! – a chi l’ha conosciuta e non accettata.
Oggi camminiamo verso la fine di un cristianesimo sociologico, di quella fede d’eredità, di nascita, di cultura e anche di abitudine. Nel pluralismo che si diffonde e che già si è diffuso, l’oggi è un tempo pieno di sorprese, è tempo di svolte. Finora siamo stati pasta, alla quale è finito per mancare il lievito. Maggioranza alla quale è mancato lo spessore. Oggi siamo chiamati ad essere lievito: quella parte minore, meno preponderante, ma capace di lavorare per tutta la pasta. E questo ci deve fare uscire dalla prospettiva.
«Di primo annuncio vanno innervate tutte le azioni pastorali» (VMP, n. 6). Ancora Papa Francesco parla del ruolo fondamentale del « ruolo fondamentale il primo annuncio o “kerygma”, che deve occupare il centro dell’attività evangelizzatrice e di ogni intento di rinnovamento ecclesiale… Sulla bocca del catechista torna sempre a risuonare il primo annuncio: “Gesù Cristo ti ama, ha dato la sua vita per salvarti, e adesso è vivo al tuo fianco ogni giorno, per illuminarti, per rafforzarti, per liberarti”. Quando diciamo che questo annuncio è “il primo”, ciò non significa che sta all’inizio e dopo si dimentica o si sostituisce con altri contenuti che lo superano. È il primo in senso qualitativo, perché è l’annuncio principale, quello che si deve sempre tornare ad ascoltare in modi diversi e che si deve sempre tornare ad annunciare durante la catechesi in una forma o nell’altra, in tutte le sue tappe e i suoi momenti…. Tutta la formazione cristiana è prima di tutto l’approfondimento del kerygma che va facendosi carne sempre più e sempre meglio, che mai smette di illuminare l’impegno catechistico, e che permette di comprendere adeguatamente il significato di qualunque tema che si sviluppa nella catechesi» (Evangelii gaudium, 164-165).
Questo siamo chiamati ad essere: vino nuovo in otri vecchi! Otri che scoppieranno in un grande cambiamento, in una trasformazione che non vuol essere qualcosa di negativo, ma al contrario un ulteriore dono dello Spirito. Non occorre dire tutte le cose, ma basta dire tutto. Non un gioco di parole, non sottigliezze della lingua, ma capacità di arrivare e di annunciare il cuore, il Kerygma. In questa prospettiva il secondo annuncio altro non è che un “secondo primo annuncio”!
È l’intera pastorale, come già detto, a dover essere missionaria. Ma occorre certamente un nucleo unificatore delle differenti iniziative. Finora la catechesi è stata peurocentrica: ha messo al centro il bambino, la sua formazione, i sacramenti di iniziazione cristiana. Oggi probabilmente occorre uno spostamento del baricentro. Per farlo di deve costruire una sorta di ellisse con due fuochi che potrebbero essere la famiglia nell’arco della sua storia, e l’adulto nei passaggi della sua vita. In ogni caso occorre effettuare la scelta di di alcune priorità, di quelle che possiamo definire “ le porte di ingresso alla fede” che permettano alle Diocesi di tracciare una vera e propria mappa di proposta catechistica che parta dalle situazioni concrete, che offra uno sguardo, si ponga un obiettivo. E ancora che individui un “compagno di viaggio”, un … catechista …, e gli dia come strumento delle modalità. [01]
Enzo Biemmi è un religioso fratello, appartenente alla Congregazione dei Fratelli della Sacra Famiglia. Si è formato prima all’Università di Filosofia di Torino, poi allo Studio Teologico di Verona. Si è specializzato in pastorale e catechesi all’Istituto Superiore di Pastorale Catechistica di Parigi (ISPC) e ha conseguito il dottorato in teologia all’Università Cattolica di Parigi e in Storia delle Religioni e Antropologia Religiosa alla Sorbona.
Dal 1997 al 2003 è stato direttore della rivista Evangelizzare (EDB). È direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Verona, diocesi nella quale ha ricoperto per dieci anni il ruolo di responsabile della formazione dei catechisti degli adulti. Ha sempre cercato di coniugare riflessione e sperimentazione pastorale, come documentano le sue pubblicazioni e i suoi interventi in varie riviste e convegni ecclesiali. Attualmente è membro della Consulta nazionale per la catechesi e Presidente dell’Equipe europea dei catecheti.
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