CATECHESI. LA MISTAGOGIA IN DIECI PUNTI E UN SOGNO
Dieci spunti di riflessione e un sogno che diventa preghiera. Così mons. Salvatore Muratore, vescovo di Nicosia e delegato della Conferenza Episcopale Siciliana per la Catechesi, ha concluso i lavori del Convegno catechistico regionale sul tema “ Nati dall’alto. La mistagogia: questa sconosciuta” (Enna, 28 – 30 aprile 2017). Il presule ha sottolineato ed evidenziato alcuni aspetti utili per il cammino delle Chiese di Sicilia.
Ecco, dunque, i dieci punti.
IMPORTANZA “Non c’è itinerario di iniziazione cristiana che non abbia il suo compimento nella mistagogia – ha detto mons. Muratore -, e questa è una certezza, di cui convincerci non solo in maniera teorica, ma nella concretezza della pratica. La programmazione pastorale non può non mettere in conto questo momento delicato ed importante per la vita della comunità e dei ragazzi. In molte parrocchie ancora non c’è mistagogia programmata e attuata con puntualità e determinazione”.
DURATA“La mistagogia come tappa dell’itinerario di iniziazione cristiana ha una sua durata e un suo termine. Si tratta di organizzarla con le caratteristiche che le sono proprie, con lo scopo – spiega il vescovo – di accompagnare i ragazzi nei primi passi del nuovo modo di essere, vivere e agire da figli di Dio, amici di Gesù animati dal fuoco potente dello Spirito, nel cuore della comunità cristiana. Una mistagogia prolungata nel tempo – ha aggiunto – rischia, come tante volte avviene, di sfumare piano piano nel nulla”.
COMPIMENTO E CERNIERA“La mistagogia è il luogo per gustare la bellezza di ciò che si è ricevuto, per riconoscere il grembo materno da cui si è stati generati, ma anche il luogo del traghettamento verso lidi altri e inesplorati del vivere cristiano”. Traghettamento che, per il vescovo delegato per la Catechesi, “deve avere il gusto dello stupore e della scoperta”.
AMBITO ESISTENZIALE“Non ci può essere mistagogia senza prendere in considerazione ciò che stanno vivendo i ragazzi. Il momento in cui, ricevuti i sacramenti, scoprono ciò che significa essere inseriti in Cristo ed essere parte della comunità cristiana, coincide con un periodo particolare della loro crescita. Non si può fare a meno di entrare dentro la dinamica adolescenziale, che – ha detto mons. Muratore – deve tenere conto del taglio con l’infanzia, del valore indiscutibile del gruppo, delle volontarie uscite e volontari rientri in famiglia, delle difficoltà a concentrarsi, della tendenza alla distrazione, della sovrabbondanza di informazioni prive di un ordine e di un senso. Abbiamo discusso anche delle appartenenze deboli e della continua reversibilità delle scelte. Con queste dimensioni bisogna fare i conti e in queste dinamiche bisogna inserirsi per fare emergere la ricchezza dei doni che hanno ricevuti”.
STILE MISTAGOGICO “Lo abbiamo sentito dai relatori: lo stile mistagogico deve aiutare ad apprezzare il bene e il bello di ciò che si propone e si è chiamati a vivere nella comunità attraverso l’interazione di Liturgia, Scrittura e trama esistenziale. Deve aiutare a vivere secondo la domenica, per quello che è possibile alla loro età e ad abitare il mondo da cristiani. Ma non solo – ha aggiunto il presule –, perché lo stile mistagogico chiede di imparare a nominare il bene che è nel mondo e vivere in alleanza con questo bene, bisogna imparare a vivere la diaconia sulla misura di Cristo e imparare ad apprezzare le differenze e le diversità con il dono dello Spirito che hanno ricevuto”.
MODALITÀ “Più concretezza di gesti ed esperienze e meno parole! I ragazzi non sono disposti a sentire troppi discorsi, e tanto meno delle lezioni. Bisogna perciò aiutarli ad interiorizzare gli atteggiamenti della vita cristiana, soprattutto attraverso attività di servizio, esperienze di preghiera e di ascolto della Parola, pellegrinaggi verso luoghi significativi, incontri con persone ed esperienze importanti, piccole responsabilità ecclesiali, a manifestazioni di quartiere, a piccole azioni sociali, politiche, di volontariato. È importante, però, che le esperienze siano poi riprese e valutate in gruppo”. Mons. Salvatore Muratore indica la necessità di un cambiamento rispetto alla catechesi “alla maniera di prima, anche per sottolineare – spiega – il passaggio importante che hanno vissuto”. Una valutazione, potrebbe anche portare ad un “percorso di tipo esperienziale, non fatto più di incontri settimanali di un’ora, ma con appuntamenti prolungati, mensili o quindicinali, che contemplino diversi momenti: il gioco, la preghiera, l’esperienza significativa, l’ascolto della Parola, l’attività di riflessione, di interiorizzazione e confronto”.
L’OLTRE A CUI APRIRSI
“Compito arduo ed impegnativo della mistagogia è quello di portare a compimento il definitivo inserimento dei ragazzi nelle attività dell’Oratorio e nei gruppi di adolescenti della parrocchia”. Per mons. Muratore, “senza una pastorale giovanile adeguata senza un luogo dove i ragazzi possono continuare ad esprimersi e sentirsi protagonisti si rischia il vuoto e l’abbandono”.
LA FAMIGLIA “Scommettere sulla famiglia significa aiutarla a vivere coerentemente al Vangelo, aiutarla ad essere autorevole. Pur nella fragilità di diverse famiglie, rimane sempre quello il luogo dell’amore, della crescita armonica e della esperienza della fede. Qui si apre un capitolo immenso, di cui in qualche modo abbiamo tentato di parlare nel convegno precedente”.
L’ACCOMPAGNATORE“Accompagnatore, sì. Perché non può più chiamarsi catechista! L’accompagnatore – indica mons. Muratore – deve essere capace di assumere, spesso in rapida successione, due atteggiamenti che sono antitetici: deve da una parte porsi sul piano stesso dei ragazzi, guardare le cose con i loro occhi, imparare a parlare lo stesso loro linguaggio, essere dentro il gruppo, come un amico fra gli amici; e dall’altra deve porsi al di fuori e al di sopra del gruppo, per essere guida, modello e punto di riferimento. Deve essere capace di captare i segnali. Deve essere capace di aprirsi alle loro domande, lasciarsi interpellare, viverle sulla sua pelle e, alla luce della Parola e dell’esperienza della Chiesa, farle incontrare con la vita di Gesù”.
LA COMUNITÀ“È il luogo prezioso e imprescindibile del cammino di ogni credente. Ho letto nei vostri volti e nelle vostre parole – ha detto il vescovo – tanto amore per la comunità, ma anche tanta apprensione e qualche volta un po’ di delusione. Non mi addentro sulle problematiche sottese a tutto ciò, perché credo che ad essa spetta una attenzione particolare da parte del nostro ufficio”.
Proprio parlando della comunità, mons. Muratore ha proposto una riflessione e una preghiera per “sognare – ha detto – quello che alla comunità stessa manca per essere ancora più bella!”
Un sogno che, nell’esposizione ai partecipanti al Convegno catechistico regionale, diventa preghiera.
“Vorrei vederti più vivace e dinamica nel testimoniare la bellezza del Vangelo, a volte mi sembra che i tuoi figli stiano su formule, devozioni e riti col rischio che rimangano gesti esteriori che non toccano il cuore. Vorrei sentirti più audace nel giocarti sui sentieri del futuro è più abbandonata e fiduciosa nel tuo Signore. Vorrei contemplarti sempre più innamorata dell’unità e della comunione, al di là di ogni tentazione di chiusura o di arroccamento dentro le tue mura.
Vorrei trovarti in ogni momento con lo sguardo acuto che scruta l’orizzonte per scorgere segnali, accogliere passi, intuire percorsi. E vorrei sentirti con il cuore sempre aperto, perché nessuno dal tuo grembo si senta escluso.
Alzati, risplendi, diventa sempre più una comunità che ha sentieri nel cuore, una comunità di inventori di strade, Innamorata delle primavere, anche nel grigiore dell’inverno e nella solitudine delle fragilità e delle incomprensioni. Apri varchi nuovi alla speranza, anche nelle difficoltà sociali che ti attraversano è da cui non ti senti estranea. Metti ali per volare alto, per non lasciarti appiattire, per portare uomini e donne alle altezze del nostro Dio. Chinati sempre con amore su ogni uomo, vicino o lontano, in ricerca o inquieto, piagato o innamorato, chiuso nella solitudine dell’io o col cuore spalancato alla gratuità. Sii fascio di luce per tutti i tuoi figli, faro che indica il porto sicuro, dove è possibile sperimentare Gesù e ogni giorno dare slanci nuovi alla vita.
Solo così i ragazzi potranno innamorarsi del tuo volto e cantarti la gioia di appartenerti”. [01]
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