Pubblicato il

CATECHESI E FORMAZIONE. INTELLETTO, UMANITA’ E FEDE: ANZITUTTO LE “CONNESSIONI”

“Perché siamo rimasti spiazzati dall’Evangelii Gaudium? A distanza di alcuni anni dalla sua pubblicazione, è evidente che il testo ancora non sempre è capito, ancor meno recepito. Perché? Ce lo dobbiamo chiedere e ci deve essere chiaro che il Papa non è originale, non dice cose mai dette prima, ma il suo pensiero è piuttosto la realizzazione e la concretizzazione del Concilio Vaticano II”. Quello proposto da don Valentino Bulgarelli, preside della Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna, è il primo approfondimento che l’Ufficio regionale per la Dottrina della fede e la Catechesi ha proposto durante il secondo modulo di formazione dei formatori (Poggio San Francesco, 26 – 29 agosto 2017). La riflessione del catecheta, già a capo dell’Ufficio regionale per la Catechesi della sua Regione ecclesiastica e direttore dello stesso Ufficio diocesano di Bologna, si è articolata in tre momenti: intanto una introduzione e qualche “provocazione culturale”, poi le sollecitazioni dell’Evangelii Gaudium e, infine, alcune piste di lavoro.
Tre le “provocazioni culturali” presentate da don Bulgarelli: la confusione tra finalità e strumenti, la pesantezza del decidere e la crisi delle relazioni generazionali. Per il relatore, “se già a livello politico, sociale e relazionale, la confusione tra finalità e strumenti genera disastri, nelle comunità parrocchiali e in ciò che riguarda la fede e l’incontro personale con Dio, la stessa rischia di ancorarci ad una conoscenza solo esteriore”. Dopo aver parlato della difficoltà dello scegliere e della necessità di sviluppare, in campo sociale e anche cattolico, la capacità di decidere e di intervenire, don Valentino Bulgarelli si è soffermato sulla crisi dei rapporti tra le generazioni umane, ma anche cattoliche. “Oggi sembra che siano i genitori a dover conformarsi ai criteri e ai comportamenti dei figli, cercando in questo modo di ottenere la loro approvazione – ha detto – e allo stesso modo avviene nelle comunità: si è spesso fuori tempo, si propongono pacchetti preconfezionati e spesso fuori luogo”.
“Il problema non è più o tanto l’esistenza di Dio, ma la sua presenza nel quotidiano. Con questo ci dobbiamo misurare: con la fatica di riconoscere l’incidenza del divino nell’umano e che l’umano possa portare in sé il divino”. Il cuore della seconda parte dell’approfondimento proposto in apertura del secondo modulo della Scuola regionale di formazione dei catechisti è stata ancora l’Evangelii Gaudium. “Si coglie in essa un profondo invito alla Chiesa perché aiuti ad incrociare lo sguardo di Dio nella quotidianità, a riscoprire il suo essere mediatrice di questo incontro. La Rivelazione – ha detto don Valentino a Poggio San Francesco -, in ogni pagina della Scrittura, si misura con la storia, dice di un Dio che si rivela nel divenire del tempo, nelle storie di uomini e donne, nella costruzione di comunità di uomini e donne. La Bibbia non ci presenta un Dio avulso dalla storia: è questo – ha aggiunto – che ci rende diversi da tutte le altre religioni, se lo decontestualizziamo, miniamo i nostri fondamenti. Dio partecipa alla vita, la illumina, la orienta in una direzione nuova, svelando le strutture di peccato che in essa si annidano”.
Il relatore ha posto in evidenza il cambiamento di prospettiva proposto da Papa Francesco, per il quale si passa dall’annuncio all’annuncio gioioso. “Il Vangelo ti salva dalla tristezza, dal peccato, dalla solitudine – ha detto don Valentino – e prima delle pratiche, delle persuasioni, delle organizzazioni, il Vangelo libera prospettive di gioia”. Attraversando l’Evangelii Gaudium – per il capitolo 2, i numeri 164, 169, 178, 33 -, don Bulgarelli ha fatto tappa davanti alla “tristezza individualista che impedisce di scegliere una vita degna e piena”, alla presenza nella storia e nella vita di “un Dio che ama, che ha dato la sua vita per salvarmi, che è vivo, al mio fianco, ogni giorno, per illuminarmi, rafforzarmi, liberarmi”. E, ancora, si è soffermato su “una Chiesa che ha bisogno di uno sguardo di vicinanza, che si fermi e si commuova vicino e davanti agli altri” e su una fede declinata antropologicamente che, “alla luce della paternità di Dio, conferisce dignità infinita da ogni persona”. Infine, ribadendo l’esigenza di abbandonare il comodo criterio del “si è fatto sempre così”, l’invito ad “essere audaci e creativi anche nel ripensare gli obiettivi, le strutture, i metodi ma mai camminando da soli, quanto piuttosto in comunione dinamica, che è sinodalità piena”.
In chiusura quattro punti e spunti dell’Evangelii Gaudium: abbandonare la via del proselitismo per generare una comunità capace di attrarre; tornare all’essenziale per combattere anche la frammentazione del sapere e della fede; accorciare le distanze e non avere paura del mondo, perché “si converte più gente sulla funivia che nel confessionale”; prendersi cura, cioè “custodire… se stessi, gli altri, Dio”.
“Cosa significa tutto questo per i catechisti e per chi fa formazione, per chi ha un impegno ecclesiale e comunitario?” ha chiesto don Valentino Bulgarelli. “Significa – ha detto lo stesso – prendere sul serio la persona e rimetterla al centro. Con la catechesi ci prendiamo cura di ciò che di più prezioso ognuno ha: la sua coscienza. La nostra esistenza concreta, corporea, è fatta di tre grandi dimensioni, tre grandi capacità – ha aggiunto il sacerdote romagnolo – che sono l’intelligenza, la volontà, gli affetti. Occorre salvare l’affettività, considerata troppo e troppo a lungo una Cenerentola anche nel percorso di educazione della fede, ma queste tre dimensioni della nostra personalità devono essere il più possibile integrate, perché altrimenti si possono generare delle distonie.  Il cristianesimo – ha concluso – ha introdotto un’idea che oggi appare scontata ma che era per quei tempi esplosiva: Dio è amore. E questo è sconvolgente. Lo è stato in era pagana, continua ad esserlo adesso oggi. Annunciarlo è una sfida straordinaria che ci coinvolge tutti, in sinodalità, in comunione, in corresponsabilità”. [01]
ULTIME NEWS