CARITAS E MIGRANTES: LE CONCLUSIONI AL IV CONVEGNO REGIONALE
E’ stato l’intervento di mons. Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo e delegato della Conferenza Episcopale Siciliana per la Carità e per le Migrazioni, a chiudere il IV Convegno regionale “Caritas e Migrantes: insieme per la promozione della dignità dei migranti nell’Anno della Misericordia” (Cefalù, 14 – 15 ottobre 2016). A lui il compito di tracciare le linee pastorali per le Chiese di Sicilia in riferimento ai due ambiti coinvolti nell’evento.
E’ stato l’intervento di mons. Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo e delegato della Conferenza Episcopale Siciliana per la Carità e per le Migrazioni, a chiudere il IV Convegno regionale “Caritas e Migrantes: insieme per la promozione della dignità dei migranti nell’Anno della Misericordia” (Cefalù, 14 – 15 ottobre 2016). A lui il compito di tracciare le linee pastorali per le Chiese di Sicilia in riferimento ai due ambiti coinvolti nell’evento. “Non voglio rilanciare e neanche riassumere – ha detto -, ma stare in mezzo: il percorso che ci ha portati qui è stato faticoso e il risultato raggiunto nel corso di questa esperienza bella ed esaltante è davvero importante”.
L’intervento del vescovo Mogavero ha ripercorso alcuni passaggi significativi dei lavori, offrendo uno sguardo d’insieme, ma ha innanzitutto proposto raccomandazioni e impegni che possono segnare il cammino.
“Carità e immigrazione devono entrare nei piani pastorali: è una responsabilità di tutti. Di fronte ad una sorta di Alzheimer incipiente – ha detto il presule -, dobbiamo alzare la voce. Perché ciò avvenga occorre che si punti sulla formazione sia dei presbiteri, a partire già dai seminari, sia dei laici. Non possiamo rischiare di ridurci a fare le cose senza quell’animus che deve esserne la radice”.
La promozione e l’incremento per questi due ambiti, così come il “produrre buone pratiche, esemplari e contagianti”, e ancora “l’operare processi di inclusione”, il “guardare al futuro, nella linea che ci fa riscoprire la povertà come stile di vita” sono altri punti che mons. Domenico Mogavero ha approfondito presentando le linee pastorali delle Chiese di Sicilia nei due settori diversi e vicini nello stesso tempo. “E’ fondamentale – ha detto – dimostrare che non sono idee calate dall’alto. E questo deve essere fatto in collaborazione anche con le istituzioni per dare spessore anche culturale a tutte le progettualità, per motivarle e per contrapporsi a quanti urlano slogan pubblicitari per banalizzare i problemi e le istanze”.
Un altro punto delle linee guida è “guardare alle Chiese del Mediterraneo, del Maghreb, del Medio Oriente ed instaurare con queste percorsi comuni”. Del resto, per il vescovo di Mazara del Vallo “la Sicilia deve farsi portavoce di progetti, ma anche del suo essere esempio concreto di sensibilità e deve farsene promotrice a livello ecclesiale, a livello politico regionale, ma anche a livello nazionale ed europeo. Dobbiamo essere profeti – ha esortato mons. Mogavero -, con tutto il carico di fatica che questo comporta, ma con la coscienza che i silenzi si pagano cari. Cambiando il linguaggio, diventando artigiani del fare, accompagnando i migranti ad essere non semplici fruitori dei servizi, ma soggetti attivi, si mettono in moto processi di integrazione e più ancora di inclusione, intesa come convivenza pacifica e costruttiva”. Un sesempio concreto di ciò è la testimonianza della lunga esperienza di Mazara del Vallo.
Sintetizzando i lavori, mons. Mogavero ha offerto una chiave di lettura unitaria e armonica degli interventi, delle riflessioni che li hanno determinati e degli stimoli che hanno prodotto.
“Giuseppe Savagnone ci ha portati a guardare al sogno di Papa Francesco. Possiamo dire che il consenso che ha al di fuori della Chiesa stessa è maggiore di quello che rileviamo all’interno. Savagnone – ha detto il presule – ha ricordato che occorre liberarci da un buonismo di maniera che ci mette il cuore in pace, ma che nulla è senza una rilettura storicizzata della teologia della liberazione. Occorre avere meno paure, anche della politica e della comunicazione, perché occorre denunciare l’indifferenza e ricercare le cause della migrazione”.
Parlando dell’intervento di mons. Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo, che si è soffermato sul paragrafo 3 di Lumen Gentium 8, mons. Mogavero ha ribadito il “bisogno di riscoprire la povertà come servizio, in opposizione al potere. Occorre fare un esame di coscienza: una Chiesa povera, madre dei poveri, non significa fare pauperismo, ma riscrivere il Vangelo della povertà e il Vangelo ci dice che quello che abbiamo fatto ai più piccoli, fatto o non fatto, ci salverà o condannerà”. Il delegato CESi per le Migrazioni e per la Carità ha ribadito anche il “dovere di un’informazione che sia corretta e ragionata. Chiudiamo tra parentesi le cifre contenute nei chili di carta che abbiamo a disposizione – ha spiegato – perché quello che ci occorre veramente è convincerci che i numeri ci descrivono una realtà che ha assoluto bisogno di una interpretazione. Quando parliamo dei migranti come di una risorsa non facciamo romanticismo, ma affrontiamo una questione concreta, una questione che l’informazione nasconde. Questa informazione – ha proseguito mons. Mogavero, che ha citato anche dati precisi di ricerche ufficiali – deve partire dalle nostre comunità: se è vero che i giornali non pubblicano, è altrettanto vero che neanche i cattolici, nei loro ambienti di culto, diffondono informazione. La valenza pastorale di Caritas e Migrantes sta in questo: non possiamo essere solo ideatori o realizzatori di progetti, certamente indispensabili, ma dobbiamo essere anche coloro che elevano il tasso di conoscenza, formazione, evangelizzazione, consapevolezza anche culturale. Dobbiamo renderci conto – ha proseguito il presule – che siamo lontani da una vera politica di accoglienza: dopo anni di discorsi sta cambiando il vocabolario istituzionale e speriamo che cambi anche la percezione e la sensibilità. Il rischio comunque rimane quello di diventare élites privilegiate che non rispecchiano il volto della Chiesa”. [01]
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