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UN SMS “AMICO DEI BAMBINI”

Donare un aiuto concreto alle mamme e ai bambini giunti in Italia senza una famiglia. Questo l’obiettivo della campagna lanciata dall’Aibi (Associazione italiana Amici dei bambini) partita lunedì 13 gennaio. Con un sms al 45509, fino al 2 febbraio, si può dare un contributo fattivo per l’accoglienza in famiglia, laddove possibile, o in comunità dedicate. Un’iniziativa – spiegano all’Aibi – che rappresenta “una speranza, in risposta al drammatico aumento di coloro che hanno perso tutto”. Oltre 1.000 famiglie di tutta Italia hanno già dato la loro disponibilità ad ospitare minori rispondendo all’appello di Aibi, e nei primi giorni dell’anno già 4 ragazzi sono stati accolti nelle loro case. In media – spiega una nota – il 10-15% dei migranti sono minori stranieri non accompagnati: migliaia di bambini senza una famiglia, senza un aiuto, senza un futuro, provenienti dal Nord Africa e dalla Siria. Solo pochi giorni fa, nonostante il gelo, l’ultimo arrivo: 823 persone, di cui 46 minori e 23 donne. In totale dal 1° gennaio 2014 si contano circa 1.000 migranti approdati sulle coste italiane e in due mesi e mezzo, da quando sono state attivate le unità impegnate nel Mare Nostrum, sono stati soccorsi oltre 7.000 migranti (circa 94 al giorno).

L’Aibi, a sostegno delle famiglie accoglienti, ha allestito a Lampedusa e ad Agrigento due sportelli informativi per accompagnare, sostenere e indirizzare le famiglie che si sono messe a disposizione per l’affido. A Messina, è stato inoltre attivato il primo centro di pronta accoglienza per minori non accompagnati, gestito da educatori specializzati in stretta collaborazione con la rete regionale di famiglie. Centri come questo sono capaci di accogliere i piccoli in difficoltà entro 24 ore dalla segnalazione: al momento la struttura può ospitare fino a 10 minori, “ma, grazie all’aiuto di tutti, il numero dei bambini accolti e sostenuti potrà aumentare”, sostiene l’associazione. Da qui, si svilupperà un sistema di accoglienza articolato: comunità mamma-bambino, centri per i minori, ma soprattutto una rete di famiglie volontarie supportata dalle sedi Aibi. [01]

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