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PAV 2017. “IL DONO DEL DISCERNIMENTO” NEL DOCUMENTO PREPARATORIO AL SINODO E NELLA VITA DI TUTTI I GIORNI

“Che cos’è il discernimento spirituale? Perché se non lo abbiamo chiaro, di certo non possiamo farlo e ancor meno aiutare chi ci chiede di accompagnarlo in questo percorso”. Così padre Loris Piorar, gesuita, responsabile nazionale Meg Italia e delegato provinciale per la Pastorale giovanile, al Percorso per animatori nella Pastorale vocazionale e giovanile (Baida, 28 – 30 agosto 2017). Il tema sul quale è intervenuto, nel corso della seconda giornata di lavoro, è stato “Il dono del discernimento”.
“Il discernimento costituisce una categoria-chiave, che guida e guiderà il cammino
ecclesiale in questi anni – ha detto -, ma è anche la modalità che deve diventare abituale con cui affrontare la realtà. Una realtà, come dice papa Francesco, che ‘nella vita non è tutto nero su bianco o bianco su nero. No! Nella vita prevalgono le sfumature di grigio. Occorre allora
insegnare a discernere in questo grigio’. Discernimento vissuto nello Spirito , ‘ascolto di una parola di Dio non scritta che risuona ancora oggi nella Chiesa e che non si trova in nessun altro se
non in me. (…) Quella parte del piano di Dio per l’umanità, che si manifesta in me’. Il discernimento spirituale, integrando nel suo percorso gli altri discernimenti, si colloca a un livello esistenziale e personale, si rivolge alle scelte concrete della vita: non riguarda, quindi, quello che è bene in sé, il piano di Dio in generale, ma quello che è bene per me, qui ed ora, in favore del maggior bene universale e della maggior gloria di Dio”.
Il discernimento è allora un aiuto a rispondere alla chiamata, per questo è importante capire di quale vocazione si tratta, a cosa si è chiamati. “Intanto la vocazione battesimale, poi quella ministeriale o dello stato di vita e poi, ancora, la vocazione alla quotidianità, quella che mi introduce, nella comunità cristiana, ad incontrare il mondo, ad operare scelte nel quotidiano, in ambito lavorativo, familiare, sociale”.
A chi si chiede se il discernimento usufruisca della capacità dell’uomo o è opera di Dio o le richiede entrambe, Piorar ha parlato di segni interni e di segni esterni ed ha evidenziato che è dono e arte che richiede una tecnica. “Il soggetto operante è lo Spirito di Dio – ha detto – che riempie il cuore dell’uomo, ma si prepara e si accoglie lo Spirito: grazie non solo ai propri talenti, ma anche a pazienza, perseveranza, capacità di riflettere sulle scelte precedenti e umiltà nel riprendere il cammino con un nuovo tentativo”.
Il cuore dell’intervento di padre Loris sono state le tappe del discernimento secondo il Documento Preparatorio al Sinodo: riconoscere, interpretare, scegliere.
“Il riconoscere è il momento in cui chi desidera discernere, prima di formulare un qualsiasi giudizio. Occorre accogliere qualsiasi movimento interiore lo attraversi – ha detto Piorar-, per il fatto stesso che è quello che sta provando e non altro. A questo primo livello si tratta solo di constatare quello che è in me: riconoscere, per esserne consapevoli e non lasciarsi agire da emozioni, pensieri e sensazioni; solo così, successivamente nella seconda tappa, si potrà agire su di esse, grazie all’intelletto e alla volontà. Interpretare, e farlo secondo il criterio della consolazione, è il momento del discernimento delle ‘mozioni’ o movimenti interiori del cuore. È il momento di interpretare quello che si è riconosciuto alla luce della Parola di Dio. Nel cammino del discernimento l’uomo è invitato a ri- conoscere dove si presenta Dio, dove la sua Parola entra nel cuore dell’uomo e lo invita ad agire e dove, invece, un’altra parola, un altro pensiero si presenta e agisce nel cuore dell’uomo chiudendolo al Padre e ai fratelli”.
Approfondendo la tappa dello scegliere, padre Loris Piorar ha parlato di “risposta a una chiamata divina che porta a una risoluzione, possibilmente precisa, puntuale e concreta. Per un cristiano, la scelta del ‘che cosa fare’ in concreto per il Regno di Dio, presuppone la scelta dello stile di vita adottato da Cristo, la scelta del ‘come’ vivere che è proprio di Cristo. Questa scelta, a sua volta, comporta la scelta del ‘chi’, della persona di Cristo: si tratta della scelta di seguire Cristo, di stare con Lui, di servirlo da discepolo. Scegliere è uno stile di vita segnato dall’essere piuttosto che dall’apparire, dal condividere piuttosto che dal possedere, dal servire invece che dal potere”.
Tre anche i criteri che possono aiutare a verificare la propria scelta, perché “la scelta secondo l’Amore può essere verificata, pesata a partire da tre movimenti interiori che si verificano o
meno nel nostro cuore”. La prima è la verifica della mentalità: “sta nel vedere se riesci a comprendere che la modalità della croce è sempre la via alla risurrezione, oppure se pensi ancora che nella vita, per realizzarsi, bisogna avere successo, potere, essere considerati, affermare le proprie idee, essere stimati da tutti e applauditi, essere sani, ricchi e garantiti dal punto di vista sociale ed economico”.
La seconda è la verifica della libertà. “La persona può essere così tanto attaccata alla
sua proposta positiva, al suo progetto, alla sua visione della missione da compiere, perché è così buona, così evangelica, che neanche si accorge che i n realtà al centro si trovano le sue idee, i suoi propositi. Vivere nella libertà del Vangelo – ha detto Piorar – significa in un certo senso rivivere l’esperienza di Gesù al Getsemani. Qui Cristo affida tutto se stesso al volere del Padre, aderisce
cioè con la sua volontà alla volontà del Padre, vuole ciò che vuole il Padre. E il Padre vuole la salvezza del mondo, cioè che l’umanità si scopra amata da Dio, che veda che è Dio a fare il primo passo e consegnarsi nelle mani dell’umanità, ritenendo gli uomini degni del suo affidamento…”.
Infine la verifica dell’amore o “dell’umiltà”. Per Piorar, “si tratta di vedere quanto il mio atteggiamento di fondo si a veramente quello del riconoscimento dell’altro, quanto sia radicale, quanto invece ci siano ancora riserve e resistenze. Allora si dichiara praticamente che la nostra vita ha un unico valore, quello di essere consumata per amore insieme alla vita del Signore”.
In chiusura, i tratti dell’accompagnatore nel percorso di discernimento: “Il Documento – ha spiegato – afferma che ‘si tratta di favorire la relazione tra la persona ed il Signore, collaborando a rimuovere ciò che la ostacola. (…) La guida spirituale rinvia la persona al Signore e prepara il terreno all’incontro con Lui’. È importante la figura di un accompagnatore esperto, che rappresenti la comunità cristiana, ma soprattutto aiuti il singolo a trovare la sua strada nella libertà”. [01]
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