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PAPA FRANCESCO A PALERMO. MESSA AL FORO ITALICO: “OGGI SIAMO CHIAMATI A SCEGLIERE DA CHE PARTE STARE”

Papa Francesco ha iniziato la sua Visita apostolica a Palermo con la celebrazione eucaristica, poco dopo le ore 11 di sabato 15 settembre 2018. Nel 25° del martirio del Beato Pino Puglisi, la riflessione offerta dal Santo Padre ai fedeli che hanno riempito il Foro Italico ha ricordato la necessità di scegliere da che parte stare. “Non si può credere in Dio e odiare il fratello. Lo ricorda la prima lettura: «se uno dice: “Io amo Dio” e odia suo fratello è un bugiardo» (1 Gv 4,20). Un bugiardo – ha detto Papa Francesco -, perché sbugiarda la fede che dice di avere, la fede che professa Dio-amore. Dio-amore ripudia ogni violenza e ama tutti gli uomini. Perciò la parola odio va cancellata dalla vita cristiana; perciò non si può credere in Dio e sopraffare il fratello. Non si può credere in Dio ed essere mafiosi. Chi è mafioso non vive da cristiano, perché bestemmia con la vita il nome di Dio-amore. Oggi abbiamo bisogno di uomini di amore, non di uomini di onore; di servizio, non di sopraffazione; di camminare insieme, non di rincorrere il potere. Se la litania mafiosa è: “Tu non sai chi sono io”, quella cristiana è: “Io ho bisogno di te”. Se la minaccia mafiosa è: “Tu me la pagherai”, la preghiera cristiana è: “Signore, aiutami ad amare”. Perciò ai mafiosi dico: cambiate! Smettete di pensare a voi stessi e ai vostri soldi, convertitevi al vero Dio di Gesù Cristo! Altrimenti, la vostra stessa vita andrà persa e sarà la peggiore delle sconfitte”. Riprendendo il Vangelo della celebrazione, che proclamava «Se uno mi vuole servire, mi segua», il Pontefice ha detto: “Non si può seguire Gesù con le idee, bisogna darsi da fare. «Se ognuno fa qualcosa, si può fare molto», ripeteva don Pino. Quanti di noi mettono in pratica queste sue parole? Oggi, davanti a lui domandiamoci: “Che cosa posso fare io? Che cosa posso fare per gli altri, per la Chiesa?” Non aspettare che la Chiesa faccia qualcosa per te, comincia tu. Non aspettare la società, inizia tu! Non pensare a te stesso, non fuggire dalla tua responsabilità, scegli l’amore! Senti la vita della tua gente che ha bisogno, ascolta il tuo popolo. Questo è l’unico populismo possibile, l’unico “populismo cristiano”: sentire e servire il popolo, senza gridare, accusare e suscitare contese”.
Il Papa ha continuato ad indicare l’esempio di padre Pino  Puglisi, “povero fra i poveri della sua terra”. “Nella sua stanza la sedia dove studiava era rotta. Ma la sedia non era il centro della vita – ha detto -, perché non stava seduto a riposare, ma viveva in cammino per amare. Ecco la mentalità vincente. Ecco la vittoria della fede, che nasce dal dono quotidiano di sé. Ecco la vittoria della fede, che porta il sorriso di Dio sulle strade del mondo. Ecco la vittoria della fede, che nasce dallo scandalo del martirio. «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici» (Gv 15,13). Queste parole di Gesù, scritte sulla tomba di don Puglisi, ricordano a tutti che dare la vita è stato il segreto della sua vittoria, il segreto di una vita bella. Oggi scegliamo anche noi una vita bella”.
A conclusione della celebrazione, l’arcivescovo di Palermo mons. Corrado Lorefice ha presentato al Papa i “tanti cristiani” che “seguono le orme del Beato Puglisi, si nutrono della Parola e colgono nei poveri, negli ultimi, ogni giorno, la presenza di Dio” e, con essi la Chiesa palermitana, “il suo slancio, la sua fatica; quello che siamo e quello che vorremmo diventare, guardando, insieme a Lei, a colui che da venticinque anni qui a Palermo e non solo è l’icona della testimonianza cristiana nel nostro tempo: Don Pino Puglisi. Lei, Santo Padre, è venuto in mezzo a noi per celebrare il XXV anniversario della morte del Beato Giuseppe Puglisi: beato perché le Beatitudini sono state la luce e la stella polare della sua esistenza”. E poi: “Sulle sue orme stiamo camminando. Nella sua immagine si rispecchiano oggi la Chiesa di Palermo e le Chiese di Sicilia. Da lui, dal nostro “3P”, impariamo a porre al centro della nostra esistenza la Parola di Dio. Da questo prete mite, dall’apparenza fragile e inoffensiva, schierato dalla parte degli ultimi, impariamo la gentilezza, la cordialità e la mitezza che fanno intimamente parte della vita cristiana: «Imparate da me che sono mite e umile di cuore» (Mt 11, 29). Dalla sua profonda fede, dalla sua bella umanità sgorgavano quell’accoglienza che sorrideva ad ogni uomo e quella inspiegabile, inesauribile forza che produceva cambiamenti sociali in una realtà in cui era a rischio la sopravvivenza stessa dell’umano. Il suo impegno, la sua testimonianza finale a Brancaccio sono germogliati da questa costante tensione a comprendere quanto succedeva attorno a lui alla luce del Vangelo. Uno sguardo luminoso che vogliamo far nostro davanti ai poteri che schiacciano l’uomo, alla mafia e a tutte le mafie, davanti alle ingiustizie del mondo che Palermo ha sperimentato nella sua carne quando ha visto uccidere uomini leali e coraggiosi, quando ha visto giungere nei nostri porti gli ultimi della Terra, in cerca di riscatto e di giustizia”. [01]
 
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