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“NESSUN PRESBITERO E’ DISCEPOLO SOLITARIO, NE’ PASTORE PER CONTO PROPRIO”

È stato il card. Beniamino Stella, prefetto della Congregazione per il Clero, a presiedere la celebrazione eucaristica nel secondo giorno del 4° Convegno regionale dei presbiteri di Sicilia (Cefalù, 23 – 26 novembre 2015). Legando il tema dei lavori, “Ordinati al presbiterio per una Chiesa in uscita. A cinquant’anni dal Decreto conciliare Presbyterorum ordinis”, alla memoria dei Santi Martiri vietnamiti che si celebrava quel giorno, il card. Stella ha voluto insistere sull’essere profeta “che si esprime in due maniere intimamente unite: il saper cogliere nel presente i segni dell’azione che Dio si appresta a compiere, ‘lo sguardo profetico’. E l’essere segno efficace dell’amore di Dio, con una vita vissuta nella fede, libera da ogni ‘mondanità’ o calcolo utilitaristico, la profezia della vita".

È stato il card. Beniamino Stella, prefetto della Congregazione per il Clero, a presiedere la celebrazione eucaristica nel secondo giorno del 4° Convegno regionale dei presbiteri di Sicilia (Cefalù, 23 – 26 novembre 2015). Legando il tema dei lavori, “Ordinati al presbiterio per una Chiesa in uscita. A cinquant’anni dal Decreto conciliare Presbyterorum ordinis”, alla memoria dei Santi Martiri vietnamiti che si celebrava quel giorno, il card. Stella ha voluto insistere sull’essere profeta “che si esprime in due maniere intimamente unite: il saper cogliere nel presente i segni dell’azione che Dio si appresta a compiere, ‘lo sguardo profetico’. E l’essere segno efficace dell’amore di Dio, con una vita vissuta nella fede, libera da ogni ‘mondanità’ o calcolo utilitaristico, la profezia della vita. Il profeta è in primo luogo – ha proseguito Stella – colui che può parlare a nome di Dio, ‘leggere’ le vicende della storia con gli occhi di Dio e aiutare gli uomini a farlo. Tale capacità gli deriva dalla sua intimità con Dio, dal suo essere entrato pienamente nella logica di Dio e nella vita secondo lo Spirito. Per il presbitero, l’essere profeta è il naturale esito di un permanente cammino discepolare, di una ininterrotta, o sempre rinnovata, sequela del Signore, nonché dal suo essere pastore secondo il cuore del Signore”. Proseguendo l’omelia, il prefetto della Congregazione per il Clero ha evidenziato che “nessun presbitero è discepolo solitario, né pastore per conto proprio. Il discepolato richiama l’immagine degli apostoli e degli altri che seguivano Gesù, cercando di imitarne l’esempio e di ascoltarne gli insegnamenti. I discepoli sono chiamati e amati da Cristo uno per uno, ma solo raccolti insieme, in una vera comunità di fratelli, attorno all’unico Maestro”. E ancora: “La via attraverso cui un presbitero realizza la sua missione profetica, nella Chiesa e per la Chiesa, risiede proprio nel suo continuare a essere e ad agire come discepolo e pastore, libero dalla tentazione di diventare un ‘chierico di Stato’, un ‘funzionario’, preoccupato di non perdere il consenso delle persone importanti, piuttosto che di annunciare al mondo le parole del Vangelo”.
Per il card. Stella “per color che rifiutano l’annuncio – per calcolo, per pigrizia, perché soggiogati dalle logiche del mondo – il presbitero-profeta è fastidioso e scomodo, e si cerca di liberarsene. Questo è avvenuto anche ai Martiri vietnamiti che ricordiamo oggi”.
In chiusura una preghiera: “Che tutti i presbiteri, in unione con i loro vescovi, possano sentirsi solidamente partecipi dell’unica missione affidata da Cristo alla Chiesa, costituendo con il dono quotidiano di sé, nella fraternità sacerdotale e nel ministero pastorale, un segno profetico del Regno di amore annunciato da Cristo”. [01]
 
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