MONREALE. IMMIGRAZIONE: RIFLESSIONE E APPELLO DEL VESCOVO PENNISI
È stato mons. Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale, ad introdurre l’incontro sul tema dell’accoglienza, sulla scia del messaggio della 48° giornata mondiale per la pace di Papa Francesco: “Non più schiavi ma Fratelli”. L’iniziativa si è svolta giovedì 7 maggio 2015 a Partinico e ha avuto per tema “Dal dramma dell’immigrazione alla gioia dell’accoglienza”.Ospite e relatore don Mimmo Zambito, parroco di Lampedusa.
Ecco l’intervento integrale di mons. Pennisi.
“Lo spunto per il titolo di questo convegno ce lo ha dato il tema del MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA CELEBRAZIONE DELLA XLVIII GIORNATA MONDIALE DELLA PACE 1° GENNAIO 201, nel quale denunciando i molteplici volti della schiavitù ieri e oggi si parla anche del fenomeno dell’immigrazione.
Le migrazioni all’interno del bacino del Mediterraneo sono un fenomeno di lunga tradizione con profonde implicazioni storiche e socio-politiche.
Non è un fenomeno straordinario e temporaneo, ma che riguarda la nostra quotidianità, con cui dobbiamo fare i conti come Chiesa, ma con cui devono fare anche il Governo italiano, l’Unione Europea e la Comunità internazionale.
Non è un problema che si può pensare di risolvere con delle misure emergenziali. Ci vuole un piano globale per cercare di risolvere all’origine questo problema, nel modo più rispettoso della dignità delle persone e della loro identità religiosa e culturale.
Di fronte alla presenza degli immigrati provenienti dalle sponde del Mediterraneo gli atteggiamenti presenti nelle nostre popolazioni sono di tre tipi:
– il primo è un senso diffuso di fastidio e di ripulsa dovuto, almeno nella maggior parte dei casi, non tanto a una mentalità marcatamente razzista e xenofoba, quanto a un ragionamento di tipo provinciale e utilitaristico soprattutto in questo momento di crisi. Si dice perché lo Stato deve spendere soldi per accogliere queste persone quando invece potrebbe spenderli meglio per gli italiani che sono senza lavoro, per le persone licenziate, per le fasce più povere della nostra popolazione?
– Il secondo atteggiamento è apparentemente favorevole alla loro accoglienza, ma per motivi altrettanto utilitaristici, strumentali, che possono sfociare nel cinismo di chi pensa di approfittare delle sventure altrui per fare affari. Immobiliaristi, cooperative legate a personaggi politici, fornitori di servizi, alberghi che ospitano immigrati, hanno dei vantaggi economici, senza generalmente preoccuparsi della qualità della vita degli immigrati.
– Il terzo atteggiamento è caratterizzato dalla accoglienza e dalla solidarietà nei confronti degli immigrati visti come fratelli e sorelle in difficoltà da amare e servire. Basta pensare ai soccorsi dati agli immigrati in difficoltà dai pescatori, dai militari, dai medici, dai volontari, dalle Caritas, dalle parrocchie, dalle associazioni , a Lampedusa ma anche in diversi paesi della Sicilia e dell’Italia, che danno testimonianza di cosa può fare una popolazione dal cuore aperto, mostrando al mondo il valore e l’efficacia dei gesti semplici e significativi nel quotidiano: la vicinanza, il soccorso, il pianto, la collera, la pazienza.
Le tragedie di morti nel Mediterraneo anche di questi giorni hanno fatto aprire gli occhi sulla strage degli innocenti che in questi anni ha trasformato il Mediterraneo in un grande cimitero e ha squarciato il fitto velo dell’indifferenza che accompagna da anni gli sbarchi dei migranti.
Cosa fare, dunque? E’ importante innanzitutto aiutare queste persone a vivere in maniera dignitosa nei loro Paesi d’origine. Il dramma e la tragedia delle migrazioni nel Mediterraneo scaturisce dalla violazione di un diritto primario dell’uomo: quello di vivere nella propria patria. All’origine di tale violazione vi sono le guerre, i conflitti interni, l’iniqua distribuzione delle risorse economiche. Sono situazioni che vanno corrette con la promozione di uno sviluppo economico integrale ed equilibrato, con il progressivo superamento delle disuguaglianze sociali, con il rispetto della persona umana.
Chiudere le porte all’immigrazione senza impegnarsi per la rimozione delle cause è una grossa ingiustizia. La povertà e le guerre che provocano le migrazioni forzate, richiedono una soluzione urgente. Il progresso è tale solo se si trasforma in sviluppo di tutti gli uomini e di tutto l’uomo. Ciò comporta la condivisione dei beni e uno stile di vita più sobrio da parte dei paesi ricchi.
A coloro sbarcano sulle nostre coste il nostro compito di cristiani è quello dell’accoglienza, del prendersi cura vincendo il muro dell’indifferenza, sullo stile del Buon samaritano. Siamo chiamati a farci prossimo degli altri, chiunque egli sia, da qualsiasi parte arrivi, qualsiasi problema porti, qualsiasi sia la difficoltà. Siamo chiamati a fare sempre il primo passo verso uno stile di accoglienza e di misericordia, a guardare in chiunque bussa alla mia porta i tratti di Gesù , che ha detto: «Ero straniero e mi avete accolto» (Mt 25,35).
Spetta alle autorità politiche e militari contrastare i mercanti di morte, che impunemente solcano il Mediterraneo vendendo sogni di libertà a ignari migranti, traghettati verso l’Italia in condizioni di estremo pericolo, senza alcuna sicurezza, e facendosi pagare profumatamente.
Non possiamo immaginare che tutto il peso dell’immigrazione debba gravare esclusivamente sulla Sicilia e sull’Italia. Deve essere l’Europa a farsi carico di questo problema, che non si esaurirà nel breve periodo.
È giunto il tempo di abbattere il muro dell’indifferenza e del cinismo. E se può scoraggiarci la sfida di quanto c’è ancora da fare, ci può consolare quanto amava dire il beato Giuseppe Puglisi, sacerdote e martire vicino alle sofferenze dei più poveri: «Se ognuno fa qualcosa, allora possiamo fare molto…» Molto, non tutto. Il “molto” compiuto insieme sprona ad andare avanti senza adagiarsi, perché “molto” ancora resta sempre da fare, specie in mezzo alla gente, soprattutto fra i più poveri. Nessuna realtà può automaticamente e quasi “magicamente” cambiare. Perché costruire il bene è impegnativo, e fa appello alla responsabilità di tutti, al modo in cui ciascuno fa la sua parte, nel poco come nel molto.
Mi auguro che l’incontro di oggi offra un’occasione propizia per approfondire la conoscenza del fenomeno migratorio, liberandosi da pregiudizi e luoghi comuni; per studiare forme possibili di aiuto e di solidarietà verso gli immigrati; per sollecitare interventi politici ai diversi livelli che contribuiscano ad affrontare realisticamente il problema e a elaborare soluzioni efficaci”.
L’appuntamento promosso dall’Azione Cattolica, ha dato inizio al secondo appuntamento del “Weekend della Fraternità”, che dal 7 al 10 maggio, vedono impegnate oltre le associazioni parrocchiali di Partinico, anche le scuole, gli Scout, e tutte le associazioni che a vario titolo operano sul territorio. [01]
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