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LE CHIESE DI SICILIA IN CAMMINO VERSO NAPOLI

Le Diocesi del Sud Italia, con Sicilia e Sardegna, si preparano al Convegno durante il quale, l’8 e 9 febbraio 2017, a Napoli, si rifletterà su “Chiesa e Lavoro: quale futuro per i giovani del Sud?”. Un appuntamento organizzato in collaborazione con gli Uffici per la Pastorale sociale e il Lavoro delle diocesi coinvolte come tappa nel percorso verso la Settimana sociale nazionale sul tema del lavoro che si terrà a Cagliari nell’ottobre 2017. Lo svolgimento del Convegno prevede, da parte delle diocesi delle Regioni interessate, la presentazione di elementi di criticità, come pure di esperienze di lavoro positive. Allo stesso tempo, ci si prefigge lo scopo di presentare alle istituzioni competenti delle proposte concrete per promuovere il lavoro al Sud. L’intervista a mons. Vincenzo Manzella, vescovo di Cefalù e delegato CESi per i Problemi sociali e il Lavoro.

Le Diocesi del Sud Italia, con Sicilia e Sardegna, si preparano al Convegno durante il quale, l’8 e 9 febbraio 2017, a Napoli, si rifletterà su “Chiesa e Lavoro: quale futuro per i giovani del Sud?”. Un appuntamento organizzato in collaborazione con gli Uffici per la Pastorale sociale e il Lavoro delle diocesi coinvolte come tappa nel percorso verso la Settimana sociale nazionale sul tema del lavoro che si terrà a Cagliari nell’ottobre 2017.
Lo svolgimento del Convegno prevede, da parte delle diocesi delle Regioni interessate, la presentazione di elementi di criticità, come pure di esperienze di lavoro positive. Allo stesso tempo, ci si prefigge lo scopo di presentare alle istituzioni competenti (nazionali, regionali, comunali) delle proposte concrete per promuovere il lavoro al Sud. Proprio per questo la Commissione dell’Ufficio regionale per i Problemi sociali e il Lavoro si è riunita coinvolgendo anche altre realtà – associazioni, sindacati,… – impegnate nel settore, “affinché ogni organizzazione possa dare il suo apporto per discutere ed elaborare insieme un testo che possa rispecchiare la condizione occupazionale della Sicilia”. L’Ufficio stampa della Conferenza Episcopale Siciliana ha chiesto del cammino preparatorio delle Chiese di Sicilia verso Napoli con mons. Vincenzo Manzella, vescovo di Cefalù e delegato CESi per i Problemi sociali e il Lavoro.

Si avvicina l’appuntamento di febbraio. Cosa ci sia aspetta da questo convenire?
“Le attese che si ripongono sul Convegno “Chiesa e lavoro: quale futuro per i giovani del Sud?” partono da un preciso impegno che tutta la nostra Chiesa italiana ha assunto: essere presente nel mondo del lavoro, riducendone le distanze. Le attese sono molteplici, ma tutte legate principalmente e fortemente all’esigenza dei Vescovi di rendere concreta la nostra solidarietà verso tutti coloro che fanno fatica a mantenere la propria famiglia; verso quanti vivono nella disperazione per il dramma della disoccupazione e verso i nostri giovani esclusi dal futuro. La solidarietà della Chiesa dovrà mostrarsi con una sua identità cercando di aprire nuove porte, nuovi sentieri che non possono arrestarsi al rispettabilissimo assistenzialismo del momento, delle emergenze incalzanti. Dobbiamo andare oltre, nel rispetto dei ruoli di tutte le istituzioni. Si procede per piccoli passi. Il motore di ogni attesa resta la speranza”.

Perché la Chiesa si impegna in prima persona in una questione sociale, come quella della mancanza di lavoro e di prospettive, soprattutto per i giovani?
La Chiesa è chiamata ad impegnarsi in prima persona su una questione sociale tanto delicata e travagliata come quella legata alla mancanza di un lavoro, di prospettive, di un domani dignitoso. L’aumento della distanza tra ricchi e poveri; l’impoverimento sempre più evidente del ceto medio sono tristi fenomeni che non possono farci dormire sonni tranquilli. Devono interrogarci. I nostri giovani per sostenersi sono costretti a rimanere incollati ai genitori e ai nonni. C’è così anche un arresto della crescita umana. Tantissimi, dopo la fatica e l’impegno per conseguire una laurea, dopo aver superato brillantemente esami di abilitazione o di idoneità, dopo master e corsi di specializzazione restano seduti sulle panchine in attesa di un ‘tram’ che non passa. Un’attesa che umilia la loro intelligenza e che uccide la fiducia nelle istituzioni, in tutte le istituzioni”.

Le Regioni del Sud sono spesso accomunate dalle stesse difficoltà e, in certi territori, coincide o si somiglia anche la realtà delle cose. Una strategia comune può aiutare?
“La strategia comune è sempre un’ancora di salvezza. La più difficile da attuarsi. Ma la migliore tra tutte. Uno dei termini che utilizzo con frequenza e con determinazione è sinergia. Bisogna stare in Rete! Non solo le Chiese del Sud, ma tutta la Chiesa italiana non può esonerarsi dal denunciare ogni meccanismo inquinato che regola il mercato della domanda e dell’offerta. Occorre parlare di un’etica dell’impresa, del lavoro come valore che costruisce l’alfabeto della vita. Devono essere queste le arterie principali che devono regolare una comune strategia tesa ad attivare una serena riflessione aperta al dialogo tra le varie istituzioni. Individuare con esattezza gli interlocutori è un’impresa ardua, almeno se vogliamo cercare interlocutori disposti ad ascoltare. Ricordo che qualche anno fa in seguito ad una dolorosa vicenda legata alla morte di un uomo sbranato da un cinghiale, avevo pensato di scrivere una lettera per denunciare uno stato di abbandono del nostro territorio. E non trovavo un destinatario… Chiaramente nostri interlocutori restano i giovani, le famiglie ridotte a brandelli. Le nostre Caritas sono per loro quel 118 , quel pronto soccorso sempre aperto”.

Le Chiese di Sicilia hanno da tempo avviato un percorso comune nel quale confluiscono anche sindacati, associazioni di categorie, professionisti, Camere di Commercio…  La pluralità è un rischio o un arricchimento? Come superare la frammentarietà di posizioni ed interventi?
La pluralità è sempre un arricchimento, mai un rischio. Nella pluralità può presentarsi il conflitto su scelte, decisioni, strategie da adottare. Ma è una potente energia. E’ il nostro “petrolio”. Occorre canalizzare bene la diversità e allora potrà fornire la giusta luce necessaria per osservare ad occhi aperti il male ed individuare le giuste terapie, i farmaci migliori per una cura efficace. Non servono più i sedativi o le morfine del momento”.

In questo quadro la politica locale e regionale, prima ancora che nazionale, può essere considerata un’alleata o è un impedimento?
“La Chiesa non ha bisogno di alleati e neanche cerca alleati: questo ce lo insegna Gesù Cristo. Cerchiamo interlocutori: intelligenze, uomini di buona volontà che hanno a cuore il bene comune fino a raggiungere ‘tutte le periferie’ presenti nel nostro Paese”.

L’appuntamento napoletano non sarà solo una convention, ma si presenta come occasione di dialogo e riflessione che tracci le linee del dramma della disoccupazione, ma anche che dica delle esperienze positive di lavoro che funziona. Quale Sicilia presenterete al Convengo?
“Non sono mancate in questi ultimi anni delle esperienze lavorative portate avanti dai nostri giovani che si sono rivelate feconde, positive. Alcune addirittura potrebbero anche essere propedeutiche, profetiche per altri giovani carichi di entusiasmo. Queste esperienze vanno fatte conoscere perché potrebbero debellare il virus della rassegnazione o inutili attese “ di manne” calate dal cielo”. [01]
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