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AGRIGENTO. 25° DELLA VISITA PASTORALE DI GIOVANNI PAOLO II

La Chiesa agrigentina ricorda e rivive la visita di S. Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi di Agrigento avvenuta l’8 e il 9 maggio del 1993. Nel 25° anno, la Curia ha predisposto due appuntamenti. Il primo si è svolto mercoledì 2 maggio 2018, alle ore 19.00, nella chiesa San Pietro, ad Agrigento: “Dal grido nella Valle al pianto sul mare” è il titolo del talk che vuole rivisitare i viaggi apostolici dei pontefici, San Giovanni Paolo II e Papa Francesco alla Chiesa di Agrigento. Vi parteciperanno mons. Carmelo Ferraro, vescovo emerito di Agrigento, che accolse Giovanni Paolo nei giorni rimasti, nella mente e nel cuore della cristianità, anche per il accorato grido contro la mafia e per la conversione dei mafiosi, e il card. Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, che ha accolto Papa Francesco a Lampedusa l’8 luglio del 2013 per il primo Viaggio apostolico del suo pontificato.
“Le parole del Papa furono profetiche – ha detto mons. Carmelo Ferraro, arcivescovo emerito di Agrigento, che accolse san Giovanni Paolo II nel viaggio ad Agrigento nel maggio 1993- perché non ha maledetto i mafiosi, ma li ha invitati a un incontro con Cristo. La mafia ritenne che fosse un’offesa da vendicare. Così nella basilica di San Giovanni in Laterano mise circa trecento chili di tritolo pochi mesi dopo. Il 15 settembre fu ucciso padre Puglisi. Perché la vendetta è il linguaggio della mafia”. Ricordando il grido e l’invito alla conversione rivolto dal pontefice ai mafiosi nella Valle dei Templi, mons. Ferraro lo ha considerato un “punto di non ritorno” della Chiesa nei confronti della mafia. “Quando il Papa parlò di uomini assassinati innocenti ricordava probabilmente l’emozione forte che aveva provato durante l’incontro con i genitori del giudice Livatino nel palazzo arcivescovile, che aveva cercato di consolare con le parole della fede – ha aggiunto il presule -. Questo incontro avrà influito psicologicamente. Ci trovavamo di fronte a una piaga aperta. Qualche mese prima era stato ucciso il giudice Borsellino con un atto di guerra e prima ancora Falcone”. A proposito della preparazione della Chiesa di Agrigento a quell’incontro, il vescovo ha ricordato che “andavamo dal Papa per dire quello che eravamo, presentando l’impegno della Chiesa nel servire il Vangelo attorno all’uomo. Sapevamo che era un’ora straordinaria di grazia”. Un anno prima la Chiesa agrigentina aveva redatto un documento sull’“emergenza mafia”. “La guerra di mafia aveva contato duecento morti ammazzati, eravamo profondamente feriti. Ho ritrovato 14 mie lettere alle comunità in cui chiedevo preghiera e proteste contro questi delitti. Siamo arrivati alla conclusione che l’indifferenza era connivenza alla mafia. A Palma di Montechiaro realizzammo un movimento giovanile di protesta”. L’eco del “grido profetico” del Papa di condanna della mafia ebbe conseguenze. “Nell’Anno santo del 2000 realizzammo una Via Crucis nei paesi della diocesi facendo una stazione davanti a ogni posto dov’era stato ucciso un uomo dalla mafia”.
il card. Francesco Montenegro ha, invece, parlato di una storica visita papa ad Agrigento, quella di Papa Francesco a Lampedusa l’8 luglio 2013. “Il suo era un cuore di pellegrino. Lo manifestò sulla nave, quando incontrò gli immigrati e nel cimitero dei barconi, dove disse ‘Quanta sofferenza!’. Credo sia stata questa la sua lettura di quel viaggio. Per me è stato l’inizio del suo viaggio in mezzo alla povertà e all’immigrazione – ha aggiunto il porporato –. Un viaggio che ancora non si è concluso. Il suo è un pellegrinaggio a puntate in cui rivolge attenzione all’uomo che soffre, ai poveri e a chi è costretto a migrare”. Il cardinale ha sottolineato come Francesco “non si è fermato nonostante i venti contrari”. “Il suo viaggio va coinvolgendo sempre più. La sindrome della paura che la politica ci mette nel cuore non sta frenando il Papa. Chiede notizie sulle migrazioni e dà indicazioni”. L’arcivescovo ha evidenziato anche la parola più importante, a suo avviso, dell’omelia pronunciata da Francesco a Lampedusa: “indifferenza”, che “è un atto di violenza”. “Il problema dell’immigrazione il Papa lo tiene sempre sul tavolo. Ma la cosa più grave è l’ingiustizia che c’è nel mondo, perché finché c’è ingiustizia ci saranno migrazioni”. Infine, parlando della mafia, il cardinale ha ricordato come “per fortuna non si uccide più come prima”, ma alla luce di ciò “abbiamo tolto attenzione a questo tema”. “Mentre prima c’erano dei morti si continuava a parlarne, oggi la mafia non viene più vista come un problema per noi – ha affermato –. Eppure c’è una mentalità mafiosa diffusa. L’effetto è diverso da quello delle armi, ma costruisce dipendenza e prepotenza”. Quindi l’invito a restare attenti. “Le armi non tuonano ma le vite si possono annientare ugualmente”.
L’altro appuntamento – promosso dai 18 vescovi delle Chiese di Sicilia – è per il 9 maggio alle ore 18.00, quando, davanti al tempio della Concordia, concelebreranno una Santa Messa nel giorno anniversario della Concelebrazione eucaristica a Piano San Gregorio che culminò, prima della benedizione finale con il “grido del cuore” – come lo definì lo stesso San Giovanni Paolo II.
Inoltre le parrocchie S. Rosa e Cuore Immacolato di Maria di Agrigento, hanno preparato per il 7 e 8 maggio, un ricco programma, con momenti celebrativi e di riflessione,  con personalità del mondo ecclesiale e civile, sulla figura e il magistero di Giovanni Paolo II.
Inoltre le parrocchie S. Rosa e Cuore Immacolato di Maria di Agrigento, hanno preparato per il 7 e 8 maggio un ricco programma (Cfr. allegato), con momenti celebrativi e di riflessione, organizzato sotto l’alto patrocinio dell’Ambasciata di Polonia presso la Santa Sede, con personalità del mondo ecclesiale e civile, sulla figura e il magistero di Giovanni Paolo II. [01]
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