15 - 18 settembre 2025
Conferenza epicopale siciliana
CONOSCENZA, SCAMBIO, COLLABORAZIONE, PROGETTI: LA CRONACA DELLA VISITA A TUNISI DEI VESCOVI DI SICILIA
Quella dei vescovi dell’Isola a Tunisi, vissuta dal 15 al 18 settembre scorsi, è stata una visita di conoscenza e di scambio tra la Chiesa di Tunisia e le diocesi di Sicilia attraverso la presenza della più alta espressione di Chiesa che sono i vescovi.
Per approfondire: I vescovi di Sicilia a Tunisi. Il programma
Dieci vescovi residenziali, un vescovo ausiliare e due vescovi emeriti, nonché il direttore della Segreteria pastorale, il responsabile del gemellaggio tra Tunisia e Mazara del Vallo e un presbitero di Caltagirone componevano la delegazione siciliana. L’ospitalità è stata curata dall’arcidiocesi di Tunisi col suo vescovo mons. Nicolas Lhernould, presso la Maison diocesaine, ubicata nei pressi della Cattedrale e dalle suore del Verbo incarnato. La visita si inserisce nel contesto delle attività che la diocesi di Mazara e diverse diocesi di Sicilia hanno avviato ormai da diversi anni, con visite reciproche tra le due Chiese e scambio di progetti e di volontari.
In occasione della visita mons Nicolas Lhernould, arcivescovo di Tunisi, ha fatto pervenire alla Segreteria pastorale della Cesi, questo breve messaggio di approfondimento e sintesi:
ALL’ARRIVO in aeroporto la delegazione siciliana è stata accolta dal vescovo Nicolas e dal parroco della cattedrale p. Jacques e condotti nella neogotica cattedrale dedicata a san Vincenzo De’ Paoli per una visita nella quale è stata presentata la realtà ecclesiale della diocesi da parte del parroco e dello stesso Arcivescovo. Una Chiesa piccola (circa 30 mila fedeli) che vive in mezzo a una popolazione di 12 milioni di abitanti e che comprende l’intero territorio nazionale, con 6 parrocchie e 10 altri luoghi di culto sparsi per il Paese che per il resto è interamente musulmano.
Alle domande dei vescovi è stato riferito che l’unica evangelizzazione possibile in questo contesto è quella della testimonianza della vita attraverso l’accoglienza, l’ascolto e l’amore gratuito verso ogni uomo incontrato. Una chiesa che ha avuto il coraggio di cedere i suoi 120 luoghi di culto e pastorale nel secolo scorso per le vicende politiche che hanno interessato la nazione. È stata una liberazione – ha commentato l’arcivescovo – che ha consentito alla comunità cristiana di dedicarsi all’essenziale: l’annuncio dell’amore di Dio attraverso la testimonianza della vita.
NEL CUORE DELLA CITTÀ, nel pomeriggio, accompagnati dal prof. Adnan El Ghali, architetto e storico tunisino, i vescovi hanno visitato alcuni luoghi specifici della Medina, un grande mercato ubicato nella città vecchia con diverse moschee, scuole coraniche e la Biblioteca
diocesana, ubicata nello stesso quartiere. A conclusione della giornata la celebrazione eucaristica in Cattedrale, presieduta dall’Arcivescovo Nicolas nella memoria della B.V.M. Addolorata.
LA VISITA DEI LUOGHI PIÙ SIGNIFICATIVI DELLA PRESENZA CRISTIANA ANTICA nel nord Africa risalente già al II secolo è stata parte significativa del programma. Guidati e introdotti dall’arcivescovo Lhernould la mattina del 16 settembre i vescovi hanno visitato le vestigia di Cartagine, la ex cattedrale di St. Luis (re Luigi IX morto di dissenteria in Tunisia e di cui si conservano le reliquie nella stessa chiesa), costruita alla fine del 1800, sul luogo dove i crociati avevano edificato una chiesa sul tempio di Esculapio, su iniziativa del card. Lavigerie, arcivescovo di Cartagine, il quale fece di quella cattedrale la chiesa primaziale dell’intera Africa e dove le sue spoglie mortali furono tumulate.
Inoltre la visita ai ruderi dell’antica basilica cristiana dove si svolsero i Concili locali con la presenza di S. Agostino; il luogo del martirio delle sante Perpetua e Felicita e di altri catecumeni e il memoriale del martirio di S. Cipriano di Cartagine (anno 258) e dei martiri Scillitani (anno 180).
Nei diversi luoghi sono stati svolti brevi momenti di preghiera con letture patristiche e racconti di martirio attraverso un sussidio liturgico preparato dal vescovo delegato per la liturgia della CESi mons. Giuseppe La Placa.
A pranzo sono stati ospiti dai monaci del Verbo Incarnato nella località La Marsa. Nel tardo pomeriggio ha avuto luogo la celebrazione eucaristica presso la parrocchia di San Cipriano, guidata dal p. Jawad Alamat il quale è anche segretario generale delle scuole cattoliche della Tunisia, nel giorno proprio della solennità del Santo martire Cipriano, con la partecipazione dell’intera comunità e dell’ambasciatore d’Italia in Tunisia S.E. Alessandro Prunas e consorte, i quali si sono intrattenuti anche alla cena offerta dalla parrocchia.
Significativa la testimonianza del p. Jawad, il quale nel corso dell’omelia ha citato la risposta ad una obiezione rivolta alle educatrici che si occupano della scuola cattolica: “Se non è possibile parlare di Gesù Cristo nel contesto della vostra attività, come è possibile annunciare il vangelo? Che ci state a fare in Tunisia?”. La risposta: “Noi vogliamo essere il mantello di Gesù, ogni persona che ci accosta deve incontrare Lui, ogni carezza che facciamo deve essere una carezza di Gesù, ogni lacrima che asciughiamo deve essere il conforto di Gesù. È questa la nostra evangelizzazione”.
LA MATTINATA DEL GIORNO SUCCESSIVO è stata infatti dedicata alla visita di una delle scuole cattoliche diocesane nella cittadina di Menzel Bourghiba, distante un’ora e mezza di auto da Tunisi e gestita dalle suore salesiane.
Una accoglienza festosa con canti e danze da parte dell’intero istituto che conta circa 500 alunni della scuola primaria che proprio in questi giorni hanno ripreso le attività scolastiche. Il pranzo è stato condiviso con le suore che lo hanno preparato.
Nel pomeriggio i vescovi hanno visitato la parrocchia di Saint-Augustin e Saint-Fidèle, retta dai padri Lazzaristi. Qui si venera ancora, anche da parte dei musulmani, una statua copia della Madonna di Trapani introdotta nei primi decenni del secolo scorso. Questo luogo di culto, situato nel vivace quartiere italiano di La Petite Sicile, ha una storia che risale al 1838, quando furono redatti i primi registri parrocchiali. La costruzione dell’attuale chiesa iniziò nel 1848 e fu completata nel 1872. Nel 1898, il cardinale Lavigerie affidò la gestione della parrocchia agli eremiti di Sant’Agostino, provenienti da Malta e divenne un punto d’attrazione, specialmente durante il pellegrinaggio alla Madonna di Trapani che è stata ripristinata nel 2017 e si svolge il 15 agosto.
Così il vescovo di Trapani, mons. Pietro Maria Fragnelli:
Oggi, come riferito dal parroco p. Narcisse Djerambete la chiesa accoglie ogni domenica una comunità anglofona, prevalentemente africana, per la messa. Sul posto risiede anche una comunità di suore missionarie della Carità fuggite dalla Libia ai tempi della caduta di Gheddafi, che si prendono cura di alcune anziane italiane. Dal settembre 2011, i padri della congregazione della Missione, conosciuti come lazzaristi, hanno preso il posto dei Salesiani nella gestione della chiesa.
Oltre alla sua valenza spirituale, l’edificio rappresenta un importante punto di riferimento per la comunità locale.
Il p. Narcisse ricordando che il loro fondatore St. Vincenzo de’ Paoli nel 1605, mentre viaggia su una nave da Marsiglia a Narbona, fu catturato dai pirati turchi e venduto come schiavo a Tunisi, venne liberato due anni dopo dal padrone che, nel frattempo, si era convertito al Cristianesimo. Il
parroco ha sottolineato le manifestazioni per ricordare i 400 anni di fondazione della Congregazione della Missione (Lazzaristi) avvenuta nel 1625.
I Vescovi hanno ascoltato anche la testimonianza delle Suore di Madre Teresa e la loro opera nella parrocchia. La celebrazione eucaristica, presieduta dal vescovo mons. Fragnelli ha concluso la visita.
In serata l’intera delegazione ha partecipato, presso la Maison diocesaine, alla cena in piedi organizzata con la partecipazione di molti rappresentanti delle varie realtà ecclesiali operanti nelle diverse comunità sparse nel territorio, molti provenienti anche da città lontane che hanno testimoniato il loro impegno educativo e sociale nei vari ambiti della società tunisina.
L’ULTIMO GIORNO, giovedì 18 settembre, dopo la concelebrazione in cattedrale presieduta dal Presidente CESi mons. Antonino Raspanti, i vescovi hanno visitato la sede della Caritas diocesana ubicata nei locali della Curia.
La direttrice, suor Spéciosa Mukagatare, ha illustrato l’impegno della Chiesa tunisina sul fronte della carità che, unitamente a quello scolastico-educativo, costituisce il più importante e visibile elemento ecclesiale.
Gli operatori di Caritas Tunisia lavorano nei quartieri popolari molto degradati, con tanta violenza familiare e povertà, e fanno visita ai migranti nelle carceri. Distribuiscono abiti e altri beni materiali, forniscono cure mediche. Organizzano laboratori di sartoria, di bricolage per le donne (sia
tunisine sia migranti) e corsi di informazione informatica per permettere alle madri di mettersi in contatto con i figli in Europa. Offrono materiale scolastico ai bambini per incoraggiarli a tornare a scuola e formazione professionale ai giovani. “A Tunisi stanno aumentando molto le disuguaglianze tra ricchi e poveri. Incoraggiamo i giovani a non isolarsi e cerchiamo di fare uscire le donne e i bambini per incontrare persone di altri quartieri. In questo periodo ci preoccupa molto la situazione dei bambini lasciati in strada, che possono essere oggetto di traffico e sfruttamento”. Per suor Speciosa, attenta alle questioni ambientali (sogna di costruire un villaggio verde nel deserto), l’unica via d’uscita per risolvere la complessa questione migratoria “è investire nello sviluppo nei Paesi di origine, creando opportunità e posti di lavoro”.
Inoltre due volontarie musulmane che lavorano con la Caritas, hanno testimoniato il loro impegno nel campo della formazione soprattutto dei fanciulli delle periferie per una educazione al rispetto dell’ambiente e alla necessità di formarsi attraverso lo studio per migliorare sé stessi ed edificare il
proprio futuro professionale nel proprio Paese.
Caritas Italiana collabora con Caritas Tunisia nell’ambito della mobilità umana, con un progetto pluriennale in favore di migranti presenti nel paese nell’ambito della campagna “Liberi di partire, liberi di restare” della Conferenza Episcopale Italiana. Inoltre collabora per il sostegno alle fasce
più vulnerabili di ogni nazionalità.
Alcune Caritas diocesane italiane hanno avviato iniziative di scambio volte a favorire il dialogo tra le sponde del Mediterraneo e avviare collaborazioni in favore delle fasce più svantaggiate della popolazione. Diversi sono stati i viaggi di scambio con le diocesi di Sicilia da parte di responsabili e volontari. Lo scorso anno (2024) è stato organizzato un viaggio a Modica, Ragusa, Caltanissetta e Palermo da parte di una delegazione di Caritas Tunisia, invitata a conoscere le buone prassi delle Caritas di Sicilia e collaborare nell’ambito di un gemellaggio che dura da anni come quello della diocesi di Mazara che col suo vescovo ha sollecitato questa visita.
UN PROGETTO DI UNA COLLABORAZIONE CONDIVISA E FRUTTUOSA DELLA CARITAS REGIONALE CON CARITAS TUNISIA, del quale è stata avviata una stesura, è il frutto maturato in questo contesto. Per mons. Antonino Raspanti, presidente della CESI e vescovo di Acireale, “il primo passo sarà quello della conoscenza reciproca. Da questo legame vogliamo far nascere iniziative rivolte ai giovani – in particolare formazione, educazione e inserimento nel mondo del lavoro – e alle famiglie, senza trascurare nuove forme di collaborazione tra i due contesti ecclesiali e sociali“. Il progetto potrebbe coinvolgere anche le istituzioni civili, in particolare la Regione Siciliana; è avviato un dialogo con la Presidenza guidata da Renato Schifani, per definire alcune iniziative di collaborazione a beneficio del Mediterraneo e della Tunisia.
Il pomeriggio prima della partenza di rientro in Italia i vescovi, guidati dall’instancabile mons. Nicolas, hanno visitato il Museo del Bardo dove sono custodite significative testimonianze archeologiche della presenza cristiana nel Nordafrica.
Come segno di solidarietà le diocesi di Sicilia hanno voluto offrire alla Chiesa di Tunisi una cospicua offerta in denaro per i progetti che verranno sviluppati.
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