21 giungo 2025
Ufficio regionale per le Migrazioni - Ufficio per la Carità
CITTADINANZA E SECONDE GENERAZIONI: RILANCIARE IL DIBATTITO, EDUCARE ALLA COMUNITÀ
Il recente esito del referendum sulla cittadinanza, che non ha raggiunto il quorum e ha registrato un significativo 34,7% di voti contrari, non può chiudere una riflessione che rimane centrale per il futuro del nostro Paese e della nostra Regione. Come Caritas e Migrantes di Sicilia, sentiamo la responsabilità di riportare al centro del dibattito pubblico il tema delle cosiddette seconde generazioni, non con finalità politiche, ma attraverso un impegno educativo e culturale, in linea con la missione della Chiesa di promuovere l’inclusione e la dignità di ogni persona.
La cittadinanza non è solo un dato giuridico: è una condizione di riconoscimento, appartenenza e partecipazione. E oggi questa dimensione tocca da vicino decine di migliaia di giovani che, pur nati o cresciuti in Italia, pur condividendo lingua, cultura e quotidianità con i loro coetanei italiani, rimangono “stranieri” nei documenti.
Secondo i dati ufficiali del Ministero dell’Istruzione e del Merito, nell’anno scolastico 2022/2023 gli alunni con retroterra migratorio in Sicilia erano 28.738. Di questi, 15.047 – pari al 52,5% – sono nati in Italia. Sono bambini e ragazzi che oltre a frequentare le nostre scuole, vivono nei nostri quartieri, crescono con i nostri figli. Eppure, la cittadinanza per loro rimane un orizzonte lontano, spesso inaccessibile fino al compimento dei 18 anni.
Questi giovani vivono sulla loro pelle la distanza di essere italiani de facto, ma stranieri de iure. Si tratta di una dissonanza profonda, che alimenta frustrazione, senso di esclusione e che mina alla base l’idea stessa di comunità nazionale. Eppure, è evidente che la componente straniera residente in Sicilia da decenni ha ormai interiorizzato molti dei tratti culturali propri della popolazione autoctona, contribuendo in modo significativo alla costruzione della società odierna.
Vogliamo allora rilanciare il dibattito pubblico su queste tematiche, partendo proprio dalle scuole e dalle classi, che riteniamo veri e propri laboratori di inclusione. Luoghi in cui la diversità non è un ostacolo ma una risorsa; in cui la convivenza quotidiana testimonia che l’integrazione non è un’utopia, ma una realtà già in atto.
In una Sicilia – e in un’Italia – che vede una progressiva denatalità, con una percentuale del 14% di bambini classificati come stranieri alla nascita, si rende sempre più urgente accorciare i tempi per l’ottenimento della cittadinanza, almeno per chi in Italia è nato e si è formato. Non si tratta solo di una questione normativa, ma di una scelta politica e culturale che può aiutare l’Italia a divenire una vera comunità fondata sulla convivenza, sul dialogo e sull’appartenenza condivisa.
In questo senso, riteniamo importante aprire un confronto serio e articolato sullo ius scholae, come possibile via per riconoscere la cittadinanza a chi ha compiuto un percorso scolastico stabile nel nostro Paese. Una proposta che, più di ogni altra, tiene conto del vissuto reale delle nuove generazioni e che affida alla scuola un ruolo di motore civico oltre che educativo.
Caritas e Migrantes in Sicilia operano quotidianamente a contatto con queste realtà. Abbiamo ascoltato, accompagnato, sostenuto migliaia di giovani e famiglie che vivono questa condizione di sospensione. Abbiamo quindi l’esperienza, le competenze e la sensibilità per offrire strumenti concreti ai decisori locali e all’opinione pubblica per rendere più giusto e inclusivo il nostro ordinamento. Per questo, come Chiese di Sicilia, annunciamo la volontà di ritrovarci nei prossimi mesi per riaprire il confronto sul tema della cittadinanza. Lo faremo insieme a tutte le donne e gli uomini di buona volontà: rappresentanti delle istituzioni, del mondo culturale, scolastico e associativo. E soprattutto con le nuove generazioni senza cittadinanza, che vogliamo ascoltare e coinvolgere come protagonisti attivi di questo percorso.
La novità del nostro tempo è che sono proprio le seconde generazioni a chiedere con voce propria il riconoscimento della cittadinanza e non più solo le associazioni del terzo settore. È una spinta dal basso che non può più essere ignorata. Ed è nostra responsabilità raccoglierla, valorizzarla e accompagnarla. Anche se i tempi non sembrano propizi, anzi proprio perché i tempi non sembrano propizi!
Palermo, 21 giugno 2025
+ Mons. Corrado Lorefice, Arcivescovo,
Delegato per le Migrazioni
+ Mons. Giovanni Accolla, Arcivescovo,
Delegato per la Carità
PER APPROFONDIRE
- Cittadinanza e seconde generazioni – nota Migrantes e Caritas della Conferenza episcopale siciliana (Versione pdf)
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