04 luglio 2023
Osservatorio giuridico-legislativo
L’ILLUMINAZIONE DEI LUOGHI DI CULTO TRA EFFICIENZA ENERGETICA E DIMENSIONE LITURGICA
L’illuminazione di un bene storico-monumentale richiede la valorizzazione dei suoi elementi storico-artistici e il miglioramento dell’esperienza dei visitatori, ciò è ancor più rilevante quando il bene sia adibito a luogo di culto.
Oggi i governi ed istituzioni nazionali, nonché la comunità scientifica, concentrano i loro sforzi verso l’efficientamento energetico in base al quale sono stati sviluppati numerosi progetti e programmi allo scopo di incoraggiare la riduzione di emissioni ed il risparmio energetico.
L’Italia è ricca di edifici storici per cui la riduzione di energia può essere considerata un elemento portante della strategia atta a raggiungere gli obiettivi stabiliti nel piano energetico europeo.
In tale contesto l’illuminazione dei predetti edifici ed in particolare dei luoghi di culto, rappresenta inoltre un esempio di progettazione impegnativa, ma anche di notevole interesse, per la caratteristica di racchiudere e definire uno spazio sacro, in cui la progettazione illuminotecnica deve tener conto della dimensione liturgica e architettonica. La luce artificiale ha un ruolo importante all’interno della chiesa luogo funzionale che rispetta, sottolinea e valorizza il simbolismo degli spazi e degli elementi strutturali della liturgia. L’edificio chiesa, soprattutto quando è antico, sottintende molteplici significati culturali, partendo da sé stesso, come opera d’arte architettonica, arrivando alle opere che sono racchiuse in esso e che vi sono conservate.
I temi della conservazionee della fruizione devono essere tenuti in considerazione in quanto rientrano negli obblighi in materia di beni culturali previsti dalCodice dei Beni Culturali e del Paesaggio del 2004 (D.lgs 22 gennaio 2004, n. 42) che definisce specificamente gli obblighi di tutela e abbellimento di tale patrimonio, rispettivamente agli articoli 3 e 6.
In particolare l’art 3 prevede che la Tutela del patrimonio culturale: “consiste nell’esercizio delle funzioni e nella disciplina delle attività dirette […] a garantirne la protezione e la conservazione per fini di pubblica fruizione”.
Il dovere di preservare è strettamente connesso alla protezione, come enunciato nella Sezione II, Misure di conservazione. La conservazione comporta la limitazione di tutte le possibili situazioni di rischio relative al bene culturale nel suo contesto e la prevenzionee l’intervento per evitare ogni forma di lesione alla sua integrità e all’identità del bene stesso. Ciò include anche situazioni di possibile rischio e danno che possono derivare dagli effetti della radiazione luminosa su materiali ad essa sensibili.
L’art 6 è dedicato alla valorizzazione del patrimonio culturale ed afferma: “La valorizzazione consiste nell’esercizio delle funzioni e nella disciplina delle attività dirette […] ad assicurare le migliori condizioni di utilizzazione e fruizione pubblica del patrimonio stesso…”
Si accompagna a quanto detto la riqualificazione che pone l’obbligo di assicurare al pubblico il buon uso del patrimonio. Ciò include ovviamente anche l’elemento della luce, necessario per rendere l’ambiente visibile e quindi fruibile e in grado di evidenziare aspetti fondamentali del soggetto, facilitando la lettura e la comprensione del loro significato storico, artistico e culturale.Si collegano al D.lgs 42/04 le Linee guida di indirizzo per il miglioramento dell’efficienza energetica nel patrimonio culturale emanate nel 2015 dallaDirezione generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio (DG ABAP)del Ministero della Cultura, che forniscono una guida nell’approcciarsi a un progetto di conservazione e valorizzazione dei beni culturali.
Il provvedimento fornisce indicazioni circa l’approccio corretto alle fasi sia di rilievo sia di intervento sui beni culturali per tutti gli interventi che vadano a modificarne il comportamento energeticopreservando, o migliorando, il comfort termico, visivo ed acustico interno: in particolare, sul tema della valutazione delcomfort visivo, le Linee guida si rifanno alle norme UNI EN 12464-1 e UNI EN 15251, ponendo quindi come indici di valutazione l’illuminamento mantenuto, l’indice di abbagliamento e la resa cromatica per diverse destinazioni d’uso degli ambienti.
Altra fonte normativa di rilevante interesse è il Decreto Ministeriale del 10 maggio 2001, “Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei” , il quale fornisce schede tecniche con requisiti minimi per garantire un buon servizio al pubblico e raccomanda di seguire precisi criteri di conservazione preventiva, attraverso il monitoraggio delle condizioni ambientali, per garantire la sicurezza delle opere.
Tale decreto nella sezione dedicata alle norme per la conservazione e il restauro (Ambito VI – Sottoambito 1) afferma “l’importanza dei fattori ambientali ai fini della conservazione dei manufatti” e fra questi fattori fa rientrare anche quello dell’illuminazione ponendo l’obbligo di un periodico rilevamento delle condizioni luminose, attraverso appositi strumenti (da parte del personale o da terzi).
Nelle Linee guida, sempre in riferimento all’Ambito VI – Sottoambito 1, si elencano nello specifico i parametri ambientali che devono essere monitorati e rilevati, dandone gli estremi.Inoltre, nel decreto vengono descritte indicazioni rispetto alle diverse sensibilità dei materiali alla luce, per le condizioni di illuminamento medio, per l’uniformità dell’illuminamento, per il calcolo dell’esposizione annuale, per la componente UV e la radianza totale.
La serie di raccomandazioni precedenti nasce dalle proposte normative precedenti, suggerite da associazioni come l’ICOM, la CIE (Commissione internazionale per l’illuminazione), il Comitato Termotecnico Italiano UNI e il Manuale di Illuminotecnica dell’AIDI (Associazione Italiana di Illuminazione) del 1999.
In particolare, l’AIDI ha presentato delle linee guida specifiche per la progettazione dell’illuminazione artificiale delle chiese e negli spazi liturgici, all’interno del libro “Luce nelle Chiese” edito nel 2010. Le linee guida dell’AIDI sono un documento che ha intenzioni operative, di orientamento e di stimolo: contiene “linee guida”, non “progetti tipo” o modelli. Il suo unico scopo è di agevolare e migliorare la progettazione dell’illuminazione artificiale nelle chiese. Le linee guida sono state elaborate da una Commissione scientifica istituita appositamente nel 2007 nell’ambito dell’AIDI in collaborazione con gli Uffici Nazionali beni culturali ed edilizia di culto della CEI (Conferenza Episcopale Italiana), integrando le due Note pastorali della Commissione episcopale per la liturgia della Conferenza Episcopale Italiana “La progettazione di nuove chiese“ (1993) e “L’adeguamento delle chiese secondo la riforma liturgica” (1996) sul tema dell’illuminazione artificiale delle chiese.
Dal documento si possono evincere due punti chiave da cui dipende la buona riuscita di ogni progetto di illuminazione:la precisa identificazione dei soggetti responsabili della progettazione e della esecuzione del progetto;la relazione tra le parti delle celebrazioni e la luce da tenere presenti nel definire il progetto e i parametri illuminotecnici;
Questi ultimi, i parametri, sono sembrati necessari ma vanno considerati in una prospettiva molto ampia e in aderenza alle situazioni concrete.
Per quanto riguarda l’illuminazione negli ambienti interni, un’altra norma di riferimento a livello europeo è la UNI CEN/TS 16163:2014 “Conservazione dei beni culturali – Linee guida e procedure per scegliere l’illuminazione adatta a esposizioni in ambienti interni”. Si tratta di un testo elaborato dal CEN (Comitato Europeo di Normazione) nel 2014 e recepito nello stesso anno dall’UNI. La specifica mira a sviluppare delle linee guida comuni, a livello europeo, per curatori, lighting designer, architetti ecc., coinvolti a vario titolo in progetti di illuminazione per beni culturali in ambienti chiusi, e cerca di fornire indicazioni utili per garantire una fruizione sostenibile entro certi limiti accettabili di danno.
Cristiano Bevilacqua
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