10 febbraio 2023
Centro Madre del Buon Pastore
RICONCILIAZIONE: RISPONDERE CON “VICINANZA, COMPASSIONE E TENEREZZA” AD UN BISOGNO PROFONDO DEL CUORE DELL’UOMO
E’ sul tema “Vicinanza, compassione e tenerezza”, scelto per il percorso formativo proposto dal Centro regionale “Madre del Buon Pastore” per la formazione sul sacramento della riconciliazione, che mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Conferenza episcopale italiana, si sofferma nel commentare l’evento che si è svolto a Catania dal 6 al 9 febbraio scorsi.
“Vicinanza, compassione e tenerezza – dice – indicano la ragione profonda e lo stile che deve connotare i ministri del sacramento della riconciliazione, perché è solo la misericordia che apre il cuore dell’uomo, solo l’amore può attirare l’uomo ad una bellezza la cui conquista è già un cammino di riconciliazione“. Lo stesso mons. Baturi ha guidato una delle riflessioni – quella sul tema “Il sigillo sacramentale. Aspetti canonici e civili” – proposte ai seminaristi e ai neo parroci di Sicilia. “Parlare di vicinanza, di compassione e di tenerezza davvero fa pensare – ha detto – perché si va a incidere su uno dei problemi fondamentali dell’uomo: la coscienza che ha di sé e del rapporto col destino, del proprio male, del rapporto con i fratelli. Viviamo un tempo in cui abbiamo bisogno di riconciliazione – ha aggiunto mons. Baturi –, perché l’uomo si sente diviso in se stesso da diverse parti della propria esistenza, del proprio cuore, ma soprattutto vive il disagio di una non riconciliazione con Dio, con la propria storia e con gli altri. Il ministero della riconciliazione quindi davvero incide in profondità sul cuore dell’uomo, lì dove l’uomo vuole cambiare, vuole una vita diversa, vuole affidarsi a Dio per avere la possibilità di ricominciare“.
Per don Alberto Iraci, presbitero della diocesi di Patti e docente all’Istituto teologico “San Tommaso” di Messina, relatore durante i lavori: “I giovani informazione in vista del ministero presbiterale, per prepararsi bene ad amministrare il sacramento della riconciliazione, devono innanzitutto evitare il rischio di cadere nella sfiducia verso questo Sacramento, cioè non devono credere che la gente abbia perso fiducia nel sacramento“. Facendo riferimento anche all’esperienza maturata presso il Santuario della Madonna del Tindari, dove don Iraci è vicerettore, spiega: “C’è un forte bisogno, una forte necessità di ascolto ma di ascolto nel sacramento della confessione. C’è bisogno del Perdono di Dio. Il sacramento – aggiunge –, nonostante il mutare delle condizioni, non tramonta: è un sacramento che corrisponde al bisogno profondo del cuore dell’uomo di sentirsi riconciliato con Dio, dopo che con il peccato se n’è allontanato, riconciliato con Dio, con la chiesa e con la comunità dei credenti“.
Ogni giorno, il percorso è stato aperto dalla lectio biblica proposta da fra Rosario Pistone, preside della Pontificia Facoltà teologica di Sicilia. Insieme a mons. Baturi e don Iraci, relatori del corso sono stati: padre Giovanni Salonia, dell’Istituto Gestalt, e Rosaria Lisi, dello Studio teologico “San Paolo”, che hanno proposto la riflessione sulla valenza formativa della Riconciliazione, sia in riferimento ai vissuti del confessore che a quelli dei penitenti. Sono stati proposti laboratori teorici e anche pratici e concreti, anche con l’ausilio dell’Istituto GTK, su quanto ascoltato e discusso in aula.
Nel video (proposto in questa pagina e sulla pagina youtube della Segreteria pastorale della CESi), anche due testimonianze raccolte tra i partecipanti al percorso: quella di Nino Di Vincenzo, oggi diacono, seminarista di Messina in cammino verso il sacerdozio, e quella di don Sebastiano Cristaudo, giovane sacerdote della diocesi di Caltagirone.
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