Pubblicato il

30 settembre 2022

Catania

IL DONO DEL PALLIO A MONS. LUIGI RENNA

IL DONO DEL PALLIO A MONS. LUIGI RENNA

È stato mons. Emil Paul Tscherring, nunzio apostolico in Italia, a presiedere la celebrazione per l’imposizione del Pallio a mons. Luigi Renna, arcivescovo metropolita di Catania.

Il pallio, la sciarpa di lana bianca con le croci nere che indica un legame speciale tra il Papa e una diocesi Metropolita, è un paramento liturgico con una storia antichissima. Nel Cerimoniale dei Vescovi (capitolo V, 1149-1155) è previsto che agli arcivescovi metropoliti il pallio venga imposto a nome del Papa dall’ordinante, o dal nunzio nella Chiesa locale per permettere ai fedeli di partecipare.

Già lo scorso 29 giugno, nella Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, papa Francesco ha celebrato la Messa in San Pietro durante la quale ha benedetto i palli che ha consegnato agli Arcivescovi metropoliti, nominati nel corso dell’anno, al termine della celebrazione. Fra coloro che hanno ricevuto il pallio Mons. Luigi Renna, insediatosi nella Chiesa di Catania lo scorso 19 febbraio, al quale è stato adesso imposto appunto dal Nunzio Apostolico in Italia nella Cattedrale di Catania.

La solenne e sentita celebrazione si è conclusa con un ringraziamento dell’arcivescovo mons. Renna., che riportiamo di seguito.

Eccellenza carissima mons. Emil Paul, nunzio apostolico in Italia, eminenza reverendissima cardinal Paolo Romeo, fratelli nell’episcopato Salvatore, Antonino, Calogero, Giuseppe, distinte autorità civili e militari, carissimi fratelli e sorelle del popolo di Dio che è in Catania, diletti fratelli presbiteri, diaconi e consacrate e consacrati,mentre oggi indosso il pallio che è stato benedetto da sua santità papa Francesco il 29 giugno scorso nella Basilica Vaticana, non posso non pensare alle parole di san’ Agostino, che commentano la profezia di Ezechiele, afferma che i pastori del popolo di Israele si sono vestiti della lana del loro gregge, ma non lo hanno servito come dovevano. Il santo vescovo di Ippona dice: “Chi dà la lana offre l’onore (…) Ogni uomo infatti è fragile. E colui che vi governa non è certo diverso da voi (…) Pertanto se consideri che cosa egli sia in se stesso, vedi che è un semplice uomo. Ma quando tu l’onori, ricopri in lui ciò che in lui v’è di fragile.” Questo segno del pallio è segno di servizio e di onore, ma è di lana, di quella lana che il gregge dona al pastore: è segno che la benevolenza di Dio e del suo popolo si riversa su di me e mi copre perché sia Suo e vostro servo. E’ di lana questo pallio, perché non mi dimentichi che io sono stato preso dal gregge del popolo di Dio e sono cristiano con voi, prima che pastore per voi.

Ringrazio il papa Francesco, perché ci insegna come si porta il pallio in questo magnifico tempo: lo si porta con umiltà, senza dimenticare l’odore delle pecore, con lo sguardo attento alla identità della Chiesa, che è frutto di comunione nel Signore, di partecipazione che è rinvigorita dal cammino sinodale, di missione che non teme di uscire sulle strade del mondo. Ringrazio lei caro monsignor Emil Paul che ci ricorda sempre quello che il papa, scelto dallo Spirito santo, dice alla Chiesa del nostro tempo.

Ringrazio il Signore e voi cari fratelli nell’episcopato, Salvatore, Paolo, Antonino, Calogero e Giuseppe, che circa sette mesi fa mi avete accolto e che avete ricoperto con la lana della vostra fraternità questo fratello e che lo state aiutando ad essere servo con voi di questo popolo di Dio delle Chiese che sono in Sicilia, anche con gesti concreti, come quello della costituzione del Tribunale ecclesiastico etneo, degli interventi collegiali, che fanno di noi degli apostoli che camminano “due a due”.

Grazie a te, caro popolo di Dio di Catania, caro Vicario, presbiteri, diaconi e consacrate e consacrati. Con san Paolo posso dire. “Mi avete accolto come un messaggero di Dio. Vi rendo testimonianza che, se fosse stato possibile, vi sareste cavati gli occhi per darmeli” (Gal 4,14.15). In questa lana c’è l’odore delle vostre fatiche e dei vostri slanci, del desiderio che un giorno avete espresso nella vostra vita di appartenere a Cristo Buon pastore. In queste croci ci sono le sofferenze della nostra gente che vorremmo cancellare e curare: che su di esse splenda la gemma della nostra carità.

E voi, distinte autorità che siete qui presenti, vedete in che cosa consiste il “grado” di dignità di un pastore della Chiesa: indossare un piccolo segno distintivo che dice servizio, vicinanza al gregge di Dio, segnato dalla croce, perché questo siamo chiamati a fare, ognuno nel suo ruolo, il vostro civile e militare, il mio ecclesiale, chiamato a far fiorire le vocazioni laicali soprattutto quelle, chiamate a santificare ciò che riguarda le nostre città, ed avere a cuore l’umanità, gloria del Dio vivente. Sul pallio ci sono delle croci, tenute insieme da spille gemmate: è la croce del Pastore che si fece Agnello per manifestare l’amore del Padre e salvare l’umanità. Pregate che mi configuri nella paternità al bel Pastore, nella mitezza all’ Agnello immolato.

E il mio pensiero va al passato: la mia famiglia, la chiesa di Andria, in particolare la mia Minervino che oggi onora il suo santo patrono Michele, al caro Seminario Regionale, alla diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano che ho avuto l’onore di servire: dalle buon pecore si formano i buoni pastori, dice sant’ Agostino, e tutto ciò che di buono vi è in me, lo devo al Pastore supremo e a voi che ho menzionato. Camminiamo insieme, e che il pallio che d’ora in poi vedrete come un giogo soave sulla casula, ci ricordi che siamo chiamati a seguire l’unico Pastore, io nel mio ministero, voi con la vostra vocazione e la nostra fatica quotidiana e la più grande gioia consistano nell’annunciare il Signore Gesù che ci ama”.

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