25 dicembre 2019
Gli auguri dei vescovi di Sicilia per il Santo Natale
“VI ANNUNCIO UNA GRANDE GIOIA”
Il card. FRANCESCO MONTENEGRO, arcivescovo di Agrigento, ha affidato ad un messaggio “qualche pensiero semplice” che si augura “raggiunga tutti e serva a vivere le festività natalizie nel modo più autentico“. Il prelato parla di una sua “perplessità anche solo a pronunciare la parola “auguri” visto il momento difficile che stiamo attraversando. Non rischiamo di dire o scrivere cose retoriche? Che senso ha parlare di festa – scrive – in un momento in cui la crisi economica morde drammaticamente migliaia di famiglie per la mancanza di lavoro o per altre gravi problematiche? Probabilmente, mentre vi scrivo, in tanti stanno preparando i loro pacchi perché hanno deciso di partire già i primi giorni del nuovo anno. E noi qui a farci gli auguri? Ha senso? E’ giusto?”. Il suo invito è a reagire: “In mezzo alle difficoltà di questo nostro tempo, da quelle sociali a quelle economiche, da quelle morali a quelle familiari o spirituali – dice mons. Montenegro – l’atteggiamento che dobbiamo mantenere è quello di chi non si stanca di guardare in alto, di indirizzare occhi e cuore laddove più sicura è la sorgente della speranza”. Un invito che l’arcivescovo di Agrigento rivolge ai fedeli della sua diocesi e non solo. “Rinati dall’alto impareremo a guardare con carità ogni fratello immigrato pensando che siamo tutti fratelli e, in particolare noi siciliani, siamo un popolo di emigranti, di gente che sa cosa vuol dire scappare di casa per un pezzo di pane. E se proviamo a vedere così il Santo Natale – aggiunge -, spogliandolo finalmente di tutto ciò che è inutile e superfluo, allora sarà per tutti e per ciascuno un “vero” Natale. Sarà uno di quei momenti di sosta in cui fare il pieno di speranza e di bene, recuperando la bellezza dei rapporti familiari, gustando lo stare insieme come elemento di forza per ripartire con maggiore entusiasmo e armonia“.
“Gesù bambino ci porta il sorriso di Dio, venuto a partecipare alle nostre piccole gioie ad asciugare le nostre lacrime. Quel sorriso è la più grande energia per ricominciare a costruire una società a misura d’uomo conforme al disegno di Dio”. Lo ha scritto l’arcivescovo di Monreale, mons. Michele PENNISI, nel messaggio diffuso in occasione delle festività natalizie. “Nella nostra società delle ‘passioni tristi’ che ha paura del futuro – osserva l’arcivescovo –, anche per chi continua ad allestire il presepe e ad addobbare l’albero di Natale, simbolo dell’albero della vita, c’è il rischio dell’abitudine che considera il Natale come una festa tradizionale, ma che dimentica il festeggiato”. “Il Natale – dice ancora – non è un evento del passato, ma è un ‘mistero’ che si è reso presente nella storia e che continua”. E più avanti: “Dal mistero del Natale siamo invitati a coinvolgerci nella storia della salvezza, a sentirci contemporanei di Gesù Cristo, che è vivo e presente in questo terzo millennio dopo la sua nascita, a seguirlo, sulla via dell’umiltà, della mitezza, della povertà, che dalla mangiatoia di Betlemme conduce alla Croce del Golgota. Ognuno di noi – prosegue mons. Pennisi -, dopo aver sperimentato la gioia dell’incontro con Gesù, per rendere credibile il mistero del Natale, è chiamato ad annunciare a tutti questa ‘Bella Notizia’, testimoniando il suo amore con concrete azioni di misericordia a servizio dei fratelli e delle sorelle più bisognosi”.
“Nel Natale di Gesù la via di Dio è l’uomo. Natale ci ricorda che dobbiamo ripartire dall’uomo”. Lo ha detto l’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado LOREFICE, nell’omelia della messa del giorno di Natale in cattedrale, invitando a guardare al presepe come al “Vangelo vivente in un momento di cambiamento epocale”. Durante la messa della notte è stato portato all’altare al canto del gloria un Bambinello proveniente dalla Tanzania, un dono ricevuto dal parroco della cattedrale, mons. Filippo Sarullo, che ha voluto sceglierlo come monito per “aiutare le coscienze di tutti ad accettare la sfida dell’accoglienza e della protezione dei migranti che arrivano sulle coste siciliane – ha detto al termine della celebrazione -, per provocare una riflessione contro tutte le forme di razzismo”. L’arcivescovo ha chiesto di “tornare a vedere in quella piccolezza la vera salvezza”. E ha citato un padre della chiesa copta ortodossa del monastero di san Macario, in Egitto. “Il mondo è stanco e sfinito perché fa a gara a chi è il più grande – ha aggiunto mons. Lorefice -. C’è una concorrenza spietata tra governi, tra popoli, all’interno delle famiglie, tra una parrocchia e un’altra. Chi è il più grande tra di noi? Noi e il mondo tutto non troveremo né salvezza né pace se non torniamo a incontrarti nella mangiatoia di Betlemme”.
L’arcivescovo di Messina, mons. Giovanni ACCOLLA, nel suo messaggio di Natale alla diocesi, porge i suoi auguri per un ‘ascolto’ attento alla chiamata del Signore sul modello della Beata Vergine Maria. “La verginità di Maria è un forte richiamo al nostro bisogno di verginità – scrive -. Viviamo, infatti, in un mondo dove molto di quanto ci circonda non è più vergine, inquinato da relazioni che turbano la dignità dell’uomo: menzogne, calunnie, desiderio di dominio, strumentalizzazioni, divisioni, guerre, arricchimento illecito, arrivismo, disoccupazione, paure… Ma non tutto, per grazia di Dio, è così”. Il presule cita “tante virtuosità, numerosi segni di bontà, esempi poco appariscenti, ma molto autentici, di tante esperienze di generosità, di solidarietà e di carità”. Qualità di cui sono “ricche” sia “la società che la Chiesa”. “È in questo che bisogna cercare e individuare il terreno fertile – ‘vergine’, appunto – dove possa trovare ‘ascolto’ e attecchire, in maniera feconda, la chiamata del Signore”. Per mons. Accolla “l’ascolto trova accoglienza solo dove si è fatto spazio ed è possibile fare spazio solo a seguito di una conversione personale e comunitaria”.
“La dignità umana si può riacquisire immedesimandosi nell’altro, amandosi. La fraternità può nascere se ricominciamo a stimarci, a dare fiducia all’altro”. Così il vescovo di Acireale, mons. Antonino RASPANTI, nel suo videomessaggio per il Natale rivolto alla diocesi. “Nei lavori di ogni giorno ci affidiamo, nella vita familiare l’uno si affida all’altro per mille piccole cose quotidiane. Senza questa fiducia, questo fidarsi di ciò che l’altro può fare per me e che non è possibile rendere sempre in denaro, c’è la grande relazione di amicizia, fraternità e amore”. L’augurio è quello di “apprezzare la forza delle relazioni che riguadagna questa dignità e che ci fa crescere insieme in spirito di amicizia”. Infine, il pensiero e l’augurio di “buon Natale” ad anziani, ai bambini, ai giovani e a chi “un lavoro non ce l’ha e lo cerca davvero”.
“Vogliamo avere un occhio di predilezione per le persone che vivono situazioni di povertà, per i tanti bambini nel mondo che nascono e muoiono dopo pochi giorni, perché non hanno nulla da mangiare o vengono abbandonati. E noi non possiamo restare a guardare”. Lo dice il vescovo di Ragusa, mons. CARMELO CUTTITTA, nel suo videomessaggio per il Natale rivolto ai fedeli della diocesi. “Se questo mondo non riesce ad avviare una dimensione di speranza, di inclusione dei poveri, dei sofferenti e degli ammalati, allora non sarà Natale”. L’intento del presule è quello di “dare parte del nostro tempo a persone che non vediamo o per la fretta non riusciamo a fare entrare nella nostra vita”. Citando la lettera di Papa Francesco sul presepe, mons. Cuttitta rivolge un incoraggiamento a tutti coloro che sono in difficoltà: “Non siete da soli, siamo con voi. Siamo per voi. Vi verremo incontro per darvi una dimensione di maggiore dignità, per potere incontrare con gioia ed esultanza nel Natale del Signore il figlio di Dio che si fa bambino”.
Di luce di stelle, di cammino , di “incontro personale con il Signore” e sostare “in sua presenza” parla mons. CALOGERO PERI, vescovo di Caltagirone, che quest’anno porge i suoi auguri di Natale partendo dai Magi, dei quali parla in un video caricato sul canale YouTube della sua Chiesa locale. Il titolo è “Per un’altra via. L’incontro che cambia la vita e la via“ e contiene le parole del Vangelo, le immagini del territorio calatino, buona musica pop e della tradizione natalizia. “Anche il nostro cammino, il nostro percorso, la nostra strada Devono portare al cuore della nostra fede“, dice. E invita a cercare Gesù che significa “non trovarlo dice noi pensiamo, ma dove Lui si nasconde, e tante volte si nasconde e lo incontriamo dove non pensiamo possa esserci“. Per mons. Peri, “incontrarlo personalmente, a tu per tu, tu e Dio” significa poi “tornare per un’altra strada“. Con gli occhi fissi in camera, poi, un invito a ciascuno: “Mi raccomando, non guardarti intorno e non trovare nessuno: Lui è con te, è dentro di te, è dentro il tuo cuore. Auguri perché la speranza sia davvero grande, la gioia non finisca mai. Che possa inondare la vostra vita – conclude il vescovo di Caltagirone-, quella della votarla famiglia, che possa questa luce illuminare ogni notte, anche quella del dolore, della malattia, della sofferenza”.
“A Natale Dio ci dice che è essenziale amare”. Lo dice il vescovo di Cefalù, mons. Giuseppe MARCIANTE, nel videomessaggio per il Natale alla diocesi. Il presule chiede di rivolgere attenzione alla figura di san Giuseppe. “Il suo silenzio lo impegna nel discernere l’essenziale della sua vita. L’incarnazione del figlio di Dio passa non solo attraverso il grembo di Maria, ma anche attraverso l’obbedienza di un uomo che accetta l’azione di Dio nella sua vita – aggiunge il presule richiamando la sua lettera pastorale -. Giuseppe col suo silenzio assenso ci testimonia il primato della fede e dell’amore”. Citando la lettera sul presepe di Papa Francesco, mons. Marciante riflette sul fatto che “il presepe ci invita a cercare l’essenziale nella nostra vita”. E aggiunge: “Si tratta di semplificare la vita personale ed ecclesiale alla luce del Vangelo”. Quindi l’incoraggiamento a “dare la precedenza all’amore e alla carità”. “Ciò comporta la critica del superficiale e del superfluo” e l’invito ad “accogliere con semplicità la gioia che proviene dalla contemplazione del mistero del Natale, che si rappresenta nel presepe”.
“Un Natale altro“, che sia “più vero, più umano e più cristiano“, è quello che augura mons. ANTONIO STAGLIANÒ, vescovo di Noto. Il suo messaggio è un invito a scoprire il senso vero del Natale, non nel suo ricorrere ciclico, ma quello della straordinarietà di Dio che si è fatto carne e che è venuto ad abitare in mezzo a noi. “Questo che significato, che senso, che futuro apre per gli esseri umani?” si chiede il presule, ponendo l’attenzione su come “il tempo di Dio è entrato in questo tempo umano per redimerlo, per riscattarlo, per liberarlo“. Invita a dare tempo e spazio, forza e calore all’Amore, attraverso le opere di carità e di misericordia verso gli altri, nella loro corporeità, per “tradurre ed incarnare in azioni concrete” il messaggio che Gesù ci porta. “Perché ci sia Natale nella nostra esistenza – dice – occorre che noi sperimentiamo la conversione del cuore all’amore, e all’amore di Dio che in Gesù si è manifestato in mezzo a noi”.
“Natale non fa più notizia nel suo senso originario. Che sia Natale ce lo dicono purtroppo solo le luminarie, gli addobbi, le vetrine, gli appuntamenti, i viaggi, i banchetti preparati. Rischiamo davvero di fare del Natale qualcosa che non appartiene all’essenza stessa del Natale. Chi parla di Gesù Cristo?”. Lo dice il vescovo di Mazara del Vallo, mons. Domenico MOGAVERO, nel suo videomessaggio di auguri alla diocesi. “Vogliamo metterci veramente in cammino verso Betlemme? Lasciamo perdere impegni mondani, familiari, i regali, gli auguri, i vedeo e i messaggi su whatsapp. Riscopriamo l’originalità del Natale – è l’invito del presule -, il volto di quel Bambino”. Un volto “umano”, di “chi ti sta accanto”, di chi “non hai guardato e di chi non vorresti mai vedere”. “Bisogna guardare l’altro perché ti conduce a guardare Dio – aggiunge il vescovo -, a scoprire nel volto sfigurato di una umanità dolente il volto di un Dio che si fa piccolo e bisognoso, fuori dalla sua terra, circondato da ostilità e indifferenza e cercato solo dagli ultimi del suo tempo”. Infine, l’augurio di “riscoprire l’originalità di questa rivelazione, che ci mostra l’invisibile che si fa visibile attraverso il volto un bambino” perché “se ci scopriamo più uomini, riusciremo a scoprire il volto di Dio nel volto di ogni uomo”.
Per mons. ROSARIO GISANA, vescovo di Piazza Armerina, “il Natale è una festa in cui si desidera stare assieme, incontrarsi, ritrovarsi con le persone care: una festa in cui questo nobile sentimento di alterità nasce spontaneo. È lo spirito del Natale che ci coinvolge, ci trascina, ci educa e, al di là dei tanti egoismi che continuiamo a disseminare, sentiamo il bisogno di riconciliarci con l’altro”. Un sentimento che, dice il vescovo, dovremmo far diventare stile di vita e che nasce dal fatto che Dio è, come dice il titolo del suo messaggio per il Santo Natale, “Dentro la nostra storia“, “nella storia dell’umanità – spiega – per condividere, assumere, partecipare: è la forma di una compromissione mai accaduta, dalla quale l’umanità impara a comprendere che la prossimità di Dio, al di là di ogni aspettativa, è eliminazione di ogni distanza“. Mons. Gisana sottolinea che “non si può vivere senza l’altro, senza questa vitale apertura che difende e nutre il dinamismo vivente dell’umanità. Se essa decidesse di ritorcersi in sé stessa, emarginando, segregando, eliminando, correrebbe il rischio di implodere nel suo stesso bisogno. È quello che purtroppo si intravede nelle affezioni peggiori: solitudine, paura, diffidenza, le quali stanno stravolgendo il nostro modo di stare assieme, la condizione di fraternità e sororità in cui sussiste l’umanità. La nascita di Gesù – continua il messaggio – si colloca invece dentro un altro orizzonte, ove si capisce che l’altro è un dono importante, decisivo per la nostra esistenza. La sua presenza, ispiratrice di diversità, non è solo motivo di arricchimento, ma senso di completamento per la nostra ragione d’essere“.
“Costruiamo ponti di dialogo, coltiviamo pensieri di pace, tracciamo sentieri di incontro, facciamo passi decisi di misericordia e riconciliazione”. Mons. Salvatore Muratore, vescovo di NICOSIA, nel suo messaggio di Natale alla diocesi, scrive che “La pace è un bene prezioso per tutti, proteggiamola, custodiamola, rafforziamola con tenacia e impegno, impastiamola con le nostre mani, scriviamola nel cuore dei nostri figli”. Dal presule la richiesta di un impegno alle famiglie affinché ci sia gioia. “Contagiatevi la gioia gli uni gli altri. Nelle nostre famiglie, anche se attraversate da parecchie difficoltà, non manchi mai la gioia e la speranza”. Dopo aver citato Bonhoeffer, il presule indica la “vera gioia”: “Il futuro appartiene a chi porta nel cuore amore, fiducia e speranza”. Infine, l’augurio della fraternità. “Ci sia fraternità nel vostro vicinato e nelle periferie delle parrocchie. Vorrei che nel nostro territorio, come in un presepe, si accendessero tante luci di fraternità”. L’invito è “Rompiamo l’anonimato e riaccendiamo la fraternità”: in concreto, “piccole chiese domestiche, dove in una casa quattro o cinque famiglie si incontrano una volta al mese per vivere la gioia dello stare assieme”.
“A Natale Dio si fa uomo perché la vita degli uomini e delle donne esprima la fioritura di una umanità pienamente realizzata perché abitata dalla Sua presenza. Natale è la festa dell’incontro tra Dio e l’uomo nella tenerezza del Bambino Gesù che desidera essere riconosciuto, attraverso gesti di amore e di solidarietà, nei fratelli e nelle sorelle che incontriamo nel nostro cammino”. Lo sottolinea, in una lettera aperta per Natale, mons. Guglielmo GIOMBANCO, vescovo di Patti. “A Natale – evidenzia il presule – la nostra umanità fiorisce quando, incontrando i nostri fratelli, ci lasciamo guidare dall’amore, superando paure, chiusure, resistenze, pregiudizi, freddezze, indifferenze; quando siamo capaci di donare amore ai fratelli che incontriamo sulle strade della nostra esistenza”. Per il vescovo, “anche oggi potrà accadere che per Cristo ‘non c’è posto’, perché si fa fatica a riconoscerlo nel volto dei poveri, degli stranieri in cerca di pane, accoglienza ed aiuto, dell’ammalato, dell’anziano solo ed abbandonato, del bambino bisognoso di protezione e di tenerezza, del giovane in difficoltà, delle famiglie provate da vari disagi. Se il nostro cuore non chiude le porte alla richiesta di aiuto e di amore, allora sarà veramente come la grotta di Betlemme, libero, aperto e disponibile ad accogliere il divino che farà fiorire l’umano che è in noi, rendendo bella e luminosa la nostra vita e quella dei nostri fratelli”. Il suo invito: “Lasciamoci raggiungere da questa gioia, perché aumenti la sensibilità del nostro cuore. E la nostra umanità, illuminata dalla luce del divino, fiorisca in opere di amore generoso e di concreta solidarietà”.
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