12 - 13 ottobre 2019
Ufficio regionale per l'Ecumenismo e il Dialogo interreligioso
ECUMENISMO E “TEOLOGIA PER TEMPI INCERTI”: DIVERSITÀ COME PARADIGMA DELL’IDENTITÀ
“In pochi decenni, e quasi senza che ce ne accorgessimo, il nostro Paese è passato dalla religione degli italiani all’Italia delle religioni. La riflessione su questo tema e sui motivi per cui in questa stagione storica, contrassegnata dall’incertezza, dalla globalizzazione e dal pluralismo culturale e religioso, e in cui le nostre città stanno cambiando, e stanno cambiando in fretta, adottare la prospettiva interculturale e la promozione del dialogo interreligioso ed ecumenico nella vita sociale significa non limitarsi soltanto ad organizzare strategie di integrazione più o meno calibrate o adottare misure compensatorie di carattere speciale, ma piuttosto assumere la diversità come paradigma dell’identità stessa della comunità ecclesiale e civile“. Così il teologo, giornalista e scrittore, Brunetto Salvarani, direttore del periodico del dialogo cristiano-ebraico QOL. È stato lui a guidare le due giornate di studio (Monreale, 12 e 13 ottobre 2019) dall’Ufficio regionale per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso della Conferenza episcopale siciliana. “È evidente che un simile tema, già caldo e delicato di suo – ha aggiunto Salvarani –, appaia in questi mesi tanto più pressante, incalzato dalle cronache: tempo di crescenti paure e insicurezze sociali, di ricerca affannosa di facili capri espiatori, e soprattutto di conferme, una volta di più, del fatto che sull’educazione al dialogo e all’interculturalità si giocherà una buona fetta di futuro di questo Paese, e dell’intera Europa“.
Parlando ai direttori degli Uffici diocesani di settore, docente di Missiologia e Teologia del dialogo presso la Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna di Bologna e presso l’ISE di Venezia, ha spiegato che “in questo scenario, la teologia del dialogo interreligioso e del dialogo ecumenico, discipline ben radicate nella parola biblica, fortemente interdisciplinari ma ancora giovani nell’ottica della chiesa cattolica, sono oggi chiamate a ripensare i propri paradigmi alla luce delle attuali, rapidissime trasformazioni antropologiche, sociali e culturali“.
Durante i diversi interventi, dei quali si è poi discusso in tavoli di lavoro, ne è stato ripercorso sinteticamente il quadro, a partire dai dati scritturistici e patristici e dai principali modelli storici, per giungere alla nascita del movimento ecumenico, al suo ripensamento conciliare (con la dichiarazione Nostra aetate e il decreto Unitatis redintegratio) e postconciliare e alle sfide odierne, dal pluralismo religioso all’ipotesi del cosiddetto scontro di civiltà. A chiudere la due giorni uno sguardo sulla lettura offerta al riguardo, “necessariamente in progress“, da papa Francesco, in particolare nell’esortazione postsinodale Evangelii gaudium e nel suo invito costante a camminare insieme.”Siamo chiamati, infatti, a camminare insieme – ha detto il relatore – ed è un dato che tale prospettiva, così cara a Bergoglio, sta producendo una serie cospicua di esperienze che precedono e accompagnano il dialogo teologico, rendendolo meno traumatico, e liberandolo da derive ideologiche, freddezza diplomatica e logiche politiciste; immettendovi un senso di fretta, e una svolta umana dai riflessi ecclesiali, più che di diplomazia ecumenica; coinvolgendovi anche le voci del mondo e del popolo. Nella consapevolezza, direi, che le forme storiche del dialogo sperimentate nel corso del Novecento si sono definitivamente esaurite, e che occorre andare oltre“.
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