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CARITAS E MIGRANTES. “CHIESE DI SICILIA E IMMIGRAZIONE: DALL’ACCOGLIENZA ALL’INTEGRAZIONE”

Dati, esperienze e slide per raccontare la risposta al fenomeno

Santino Tornesi, dell’arcidiocesi di Messina, e Valerio Landri, dell’arcidiocesi di Agrigento, hanno parlato del rapporto tra Chiesa e fenomeno migratorio. Proprio “Chiese di Sicilia e immigrazione: dall’accoglienza all’integrazione” è il tema dell’intervento a due voci che ha aperto il pomeriggio del primo giorno del Convegno regionale organizzato dagli Uffici regionali per la Carità e per le Migrazioni della Conferenza Episcopale Siciliana.Entrambi hanno parlato accompagnando le parole con immagini e schemi che potessero aiutare i convegnisti ad avere un’idea più chiara e diretta di come la Sicilia viva l’accoglienza e il ruolo della Chiesa in questo processo che mira all’integrazione, sebbene nel rispetto delle differenze.Tornesi, direttore dell’Ufficio diocesano Migrantes di Messina, ha presentato i dati e la mappatura degli Italiani residenti all’estero e dei cittadini provenienti dall’estero che vivono regolarmente in Italia. Numeri, dati e dettagli che possano aiutare a “recuperare la memoria storica”. “Sono quasi 4 milioni 800mila gli italiani che hanno lasciato il Paese, oltre 730 mila i siciliani partiti soprattutto da Agrigento e Caltanissetta e da qualche comune del Messinese”. Parlando del fenomeno opposto, il direttore della Migrantes di Messina ha evidenziato che “l’immigrazione regolare ha cambiato il volto dell’Italia e il volto della Chiesa”. Il riferimento è, ad esempio, ai preti stranieri e alle sempre più numerose suore impegnate nella Penisola. Migrazione regolare, intanto, non significa che sia meno sofferta: “un’attenzione seria nei loro confronti non c’è mai stata – ha detto Tornesi – e il 40% di chi vive regolarmente in Italia ha vissuto situazioni di emarginazione, sfruttamento e l’isolamento sociale”. Parlando di accoglienza, ha detto poi che “l’invito e la provocazione del Papa, il suo ‘Dov’è tuo fratello?’, vale per chi muore in mare, ma anche per chi da anni vive in stato di disuguaglianza”. Nell’intervento anche l’attenzione, lunga diversi anni, della Chiesa di Sicilia nei confronti dei migranti e diverse proposte operative per un’azione che possa essere ancora più incisiva.A Valerio Landri, direttore della Caritas diocesana di Agrigento, il compito di sintetizzare le diverse forme con le quali nelle diocesi di Sicilia ci si impegna a realizzare quell’integrazione che fa di ogni uomo un unico popolo di Dio. “Ci occupiamo di migranti, ma anche di poveri, carcerati, gente in difficoltà. Spesso tutti questi aspetti sono racchiusi nella stessa persona. L’impegno della Caritas in Sicilia – ha detto – non è fatto di numeri, ma di volti dentro i quali si guarda cercando di far fronte a tre sfide di fondo: rispondere alle emergenze, senza cedere alla logica delle emergenza; costruire percorsi di integrazione; custodire la lucidità del discernimento e la libertà della denuncia. Nell’intervento di Landri tutto l’impegno delle Chiese locali per garantire un’accoglienza dignitosa e lungimirante, per una integrazione in una società sempre più plurale, ma anche un aspetto particolare, quello della funzione pedagogica che tale impegno ha per la società ecclesiale, ma anche civile. [01]

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