02 giugno 2020
Consulta regionale delle Aggregazioni laicali
CELEBRATE LE MESSE CRISMALI: LA GIOIA DEL CLERO E L’IMPEGNO DEI LAICI
Dopo che le restrizioni per il contenimento del Covid-19 hanno impedito, nel giorno tradizionale del Giovedì Santo, la celebrazione della Messa crismale, la ripresa delle funzioni religiose con il popolo ne ha permesso la celebrazione.
In tutte le diocesi si è svolta, come previsto, prima della solennità di Pentecoste.
La celebrazione eucaristica con la Benedizione degli Olii, comunemente detta Messa Crismale, è stata ovunque una festa che ha visto riunita attorno al dono della presenza del Signore una rappresentanza della comunità diocesana, guidata dal vescovo, e della sua ricca compagine di popolo di Dio: sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, laici.
Come tradizione e secondo le norme di tutela della salute ed i dispositivi di sicurezza stabiliti, alla celebrazione hanno preso parte rappresentanti della Consulte diocesane delle Aggregazioni laicali.
Di seguito una sintesi dei messaggi dei pastori delle diciotto diocesi di Sicilia, operata da Stefano Vitello, segretario della CRAL, Consulta regionale della Aggregazioni laicali della Conferenza episcopale siciliana.
Mons. ANTONINO RASPANTI, diocesi di Acireale
Lo Spirito Santo, dono di Dio, anima le nostre comunità che si mettono in ascolto e lasciano agire lo spirito per la missione di annuncio. Chiamati quindi a crescere nell’unità, che non è omologazione, ma ricchezza nella diversità.
Lo Spirito va invocato perché nella Chiesa i carismi possano svilupparsi al massimo, cosicché la realizzazione di noi stessi e dei nostri traguardi, non si raggiungano da soli, ma insieme con gli altri.
L’esserci insieme nella vita quotidiana aiuta a vincere la paura verso il futuro, l’individualismo e l’egoismo. La comunità cristiana, in quanto abitata dallo Spirito Santo, diviene sempre più annunziatrice e testimone dell’unità del genere umano, specchio dell’unità della Trinità.
CARD. FRANCESCO MONTENEGRO, arcivescovo di Agrigento
Il virus strisciante e malefico ha fatto saltare improvvisamente parametri soliti e solidi ,ci ha fatto mettere di fronte alla morte,ci ha fatto prostrare in ginocchio , ma ci ha consentito anche di smascherare la nostra vulnerabilità ,ci ha rivelato le nostre false sicumere,i nostri limiti. L’esperienza faticosa e dolorosa che abbiamo vissuto ci deve aiutare a guardare all’essenzialità delle cose, alla profondità delle nostre scelte pastorali, alla esatta gerarchia valoriale che vogliamo dare alla nostra vita. Dobbiamo riemergere nuovi dalle macerie della pandemia e ricostruire le nostre comunità su fondamenta solide:la Parola di Dio, abbondando imperfezioni, limiti, narcisismi spirituali, borghesi atteggiamenti di convenienza umana.
Dobbiamo guardare avanti e riessere nel territorio in maniera nuova e coraggiosa , disposti a correre il rischio dell’altro , a spezzare il proprio destino con i fratelli. A condividere la notizia che il Signore è risorto per tutti. A vivere come popolo di Dio, come laici e sacerdoti , per gli altri. A ricostruire le nostre comunità e dare importanza alle piccole Chiese domestiche,palestre d’incontro di famiglie. Ad operare pastoralmente in maniera diversa, più concreta e più vicina ai poveri, strada sicura per la salvezza dell’animo, dell’umana storia, del cosmo.
MONS. MARIO RUSSOTTO, vescovo di Caltanissetta
Fra il cielo e la terra, fra gli uomini e l’umanità, fra il santo e i peccatori, ci sta la Madre. E’ nel nome di Maria, la Madre, che l’amabilità di Dio o la maternità di Dio, che è lo Spirito, scende su questa Chiesa. Per cui Maria diventa l’icona stessa della Chiesa, in questo connubio di maternità d’amore, di misericordia purificatrice, di respiro rigenerante.
Cerchiamo di vivere come Maria, continuiamo ad essere quella Chiesa del Cenacolo, che trova in Maria la Madre, la forza del coraggio e il coraggio del martirio, della testimonianza. Per cui il Cenacolo si apre alla piazza, alla strada, e gli Apostoli annunciano la buona novella perché “uomini amati voi siete da Dio”.
MONS. SALVATORE GRISTINA, arcivescovo di Catania
“La Chiesa è Pentecoste vivente. Noi celebriamo questo! Noi celebriamo Pentecoste, cari fratelli e sorelle delle Aggregazioni laicali, proprio per sottolineare anche quello che vi caratterizza nella nostra Chiesa particolare, nella nostra comunità : una ricchezza di doni, di carismi; una ricchezza che non è divisione, una ricchezza che rende più splendido il manto regale della nostra Chiesa! Queste belle realtà delle Aggregazioni laicali vogliono distinguersi nell’essere Pentecoste vivente, per realizzare quello che è il mistero della Chiesa”.
MONS. GIUSEPPE MARCIANTE, vescovo di Cefalù
In questo tempo, anche noi come il patriarca Noè aspettiamo un segno, una tenera foglia d’ulivo, che presto verremo liberati da questa minaccia.
L’Ulivo, immagine d’Israele, accomuna i paesi del mediterraneo e nella Bibbia viene spesso richiamato come simbolo di bellezza, fecondità ed esuberanza. Gli oli e il Crisma ci ricordano il sacerdozio comune, il sacerdozio ministeriale, il conforto e la liberazione nella malattia grave e di fronte alla morte,il comune impegno.
Spetta a noi, rafforzati da questa unzione, essere testimoni credibili di speranza in un mondo ove spesso vi è carestia di speranza perché troppo fiducioso della sola forza dell’uomo.
MONS. GIOVANNI ACCOLLA, arcivescovo di Messina – Lipari – Santa Lucia del Mela
La pandemia del COVID ha sconvolto i ritmi del nostro vivere, anche della nostra vita ecclesiale, e ancora oggi non abbandona la vita di tante comunità. In mezzo al dolore per le vittime, per gli ammalati, e alle criticità affiorate nella vita sociale e nelle attività economiche non possiamo nascondere che, nonostante tutto, questo è stato ed è un tempo di grazia, un tempo prezioso per la conversione personale e comunitaria, una conversione necessaria “affinché la fraternità vissuta nell’esperienza di comunione e di condivisione” diventi vitale per tutti e un dono per le giovani e future generazioni.
San Paolo ce lo ricorda nella sua Lettera agli Efesini: “Io dunque, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito, per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione” (Ef 4,1-4).
Il tempo che avremo da vivere sarà ancora particolarmente critico e per la conduzione degli impegni pastorali dovremo, chissà quante volte, ricominciare daccapo. Lo faremo con fiducia, attingendo con forza alla Sorgente della vita, nella preghiera, e offrendo sacrifici graditi a Dio, nella disciplina e nella carità.
MONS. MICHELE PENNISI, arcivescovo di Monreale
Oggi è la letizia a prendere il sopravvento sulla paura e sulla tristezza. Tutti abbiamo bisogno di liberazione, di consolazione e di speranza. Abbiamo bisogno di essere rivestiti di abiti da festa e di essere profumati dell’olio della letizia per diffondere il soave profumo di Cristo.
Dobbiamo sentire rivolta a noi la missione di Gesù, ripieno dello Spirito Santo, che ha come destinatari i poveri, i prigionieri, i ciechi e gli oppressi. La missione a cui siamo stati chiamati non ci rende immuni dalla sofferenza, dagli insuccessi, dalle incomprensioni, dagli scoraggiamenti; al contrario, ci chiede di affrontarli e assumerli nella certezza che il Signore vede e provvede. Invochiamo allora lo Spirito Santo che ci renda un cuor solo ed un’anima sola, che venga incontro alla nostra debolezza e ci trasformi in testimoni coraggiosi di Gesù Cristo Risorto in ogni ambito e ambiente.
MONS. SALVATORE MURATORE, vescovo di Nicosia
La vita è un momento di crescita che non finisce mai con la forza dello Spirito. Siamo coinvolti tutti a realizzare la Sua missione. Assimilati a Cristo ognuno con la sua vocazione e il suo carisma. Portare il lieto annuncio a tutti, scrutando i segni, le emergenze, le precarietà, le fragilità, e facendo discernimento, perché non abbiamo risposte preconfezionate. In cammino dunque, attenti ai segnali di Dio, fiduciosi ed audaci.
MONS. ANTONIO STAGLIANO’, vescovo diocesi di Noto
Lo Spirito Santo, artefice di unità nella Chiesa, “rinnova i nostri rapporti ecclesiali con il dono della comunione. Il primato della preghiera è il segreto e la forza della comunione: perché solo allora sapremo ascoltarci sul serio, correggerci in modo fraterno, crescere in un’armonia polifonica, ricca di tanti cammini, di tante sensibilità personali e tanti carismi”. E solo allora avremo a cuore relazioni umane ,profonde, sincere e fraterne, e apriremo gli occhi ai segni dei tempi : i poveri, la drammatica questione dei migranti, i deboli, i carcerari, il precariato giovanile e tutte quelle situazioni in cui la persona viene mortificata da ladroni di ogni sorta,da strutture e da politiche poco rispettose della dignità dell’uomo.
Nel Crisma è condensata la profondità di una liberazione dalla corruzione che ci rende tempio della gloria di Dio, capaci di spandere il profumo di una vita santa , di diventare testimoni di una fede “pensata” e coerente in tutti gli ambiti della vita.
MONS. CORRADO LOREFICE, arcivescovo di Palermo
L’unto del Signore risorge, il Cristo di Dio rimane nella Chiesa, suo corpo, che riceve la sua stessa unzione e che esiste per attrarre tutti, non a sé, ma al mistero del corpo di Cristo che accoglie ed innalza al Padre l’umanità intera. Non si può essere uniti a Cristo, l’unto di Dio, senza prendere parte in tutto al fragrante solco della vita, profumandolo di cielo.L’enciclica “Laudato si’” è la Magna Charta del “dopo coronavirus”. Non ci sarà salvezza e pace fino a quando il nostro amore non raggiungerà gli ultimi,i più fragili, i disagiati, i profughi , i poveri…
Le nostre comunità cristiane siano capaci di dare consolazione a chi soffre ed è stanco,speranza a chi lotta con a malattia o muore, certezza a chi attende con trepidazione il pane quotidiano,siano capaci di portare la speranza del Vangelo facendoci carico della fatica e della disperazione del mondo, annunciando un nuovo anno di grazia del Signore.
MONS. GUGLIELMO GIOMBANCO, vescovo di Patti
La Parola di Dio che ci invita ad essere profeti, cioè a parlare con la vita della presenza di Cristo … E profeti non significa individuare gli eventi del futuro, ma profeti significa avanzare nella storia con la certezza che mentre cammino Dio mi viene incontro … “Gesù il Risorto dona lo Spirito ed elargisce attraverso il suo Spirito tutti i doni necessari perché ogni battezzato come cristiano può vivere con coerenza, con grazia la missione che Cristo gli affida. Il compito della Chiesa è quello di riconoscersi ogni giorno comunità nel vero senso della parola, cioè una realtà che mette assieme i doni che lo Spirito ha elargito ad essa per la missione”.
MONS. ROSARIO GISANA, vescovo di Piazza Armerina
“La situazione drammatica del coronavirus ci ha indotto ad elevare lo sguardo verso il cielo, invocando Dio – direbbe l’orante del Sal 123,2 – «perché abbia pietà di noi». Partecipi della creazione, che «geme e soffre le doglie del parto» (Rm 8,22), deponiamo ai piedi dell’Onnipotente tutti i nostri aneliti, auspicando che la sua tenerezza di misericordia cambi in gioia e pace le condizioni di coloro che, gravati dal peso di una difficile ripresa, sono ancora sopraffatti dallo scoraggiamento. A loro rivolgiamo volentieri la nostra attenzione, sapendo che essa, se non assume la concretezza del gesto, rientra tra quei vaniloqui che stanno segnando l’ottusità di certe relazioni. È stupefacente invece il modo con cui stiamo cercando di vivere la prossimità, superando le secche del ritualismo, con la bellezza di una liturgia che tende all’essenziale, ed esercitandoci nella solidarietà, attraverso gesti che danno forza e vigore al quotidiano dei nostri poveri. Ci si rende conto, in questo tempo difficile, di una cosa importante: la presenza dell’altro, senza la quale la nostra vita sarebbe vuota e solitaria”.
MONS. CARMELO CUTTITTA, vescovo di Ragusa
La Chiesa deve ritornare alla quotidianità della storia più fedele e più unita di prima, credibile portatrice del messaggio d’amore di Cristo per ogni uomo e per tutti, in ogni tempo e in ogni condizione.
Le aggregazioni laicali hanno lo straordinario compito di manifestare l’unità nella diversità e ciò sarà possibile se si lasceranno sempre più accarezzare ed ammaestrare dal soffio divino dello Spirito, che cura, conforta e rafforza. Dopo questi momenti di silenzio e profonda sofferenza, illuminati dallo Spirito santo, dobbiamo manifestare il meglio di noi stessi e del nostro essere Chiesa.
MONS. SALVATORE PAPPALARDO, arcivescovo di Siracusa
Le “privazioni” a causa delle misure anti-contagio del Covid-19, “motivo di sofferenza spirituale”, “non devono però lasciare tracce di scoramento nel nostro animo: se il Signore ha permesso tanto, certo non ci ha abbandonati; impariamo piuttosto ad apprezzare maggiormente i doni del Spirito santo, valorizzandoli al meglio per la nostra vita spirituale.
Quanti sono in grado di poter ricominciare, lo facciano con vivo desiderio e rinnovato impegno.
MONS. PIETRO MARIA FRAGNELLI, vescovo di Trapani
Il Signore che entra a porte chiuse per incontrare i discepoli,rinchiusi per timore,vince ogni nostra resistenza all’azione della Sua Parola. Il Signore ci raggiunge nel posto dove siamo, a volte smarriti e spaventati, per rincuorarci, stare vicino alla nostra sete di gioia e di speranza, e sta in mezzo a noi per donarci la Pace. Le nostre comunità devono esporsi con fiducia al soffio del Signore per non rimanere bloccati nei sentimenti di scoramento e di morte che rendono piatta e grigia l’esistenza umana. Pertanto, illuminati dalla presenza dello Spirito, dobbiamo essere credibili annunziatori di Pace, testimoni fedeli di cieli e terre nuove. Scrivere con coraggio nel libro della vita di ogni uomo, dei poveri in particolare, pagine di prossimità e di speranza.
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