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RAGUSA. CORRIDOI UMANITARI: IL VESCOVO CARMELO CUTTITTA: “C’E’ ANCORA UN PO’ DI UMANITA'”

Sono arrivati a Ragusa otto profughi provenienti con un volo diretto dall’Eritrea accolti dalla Diocesi attraverso l’attivazione dei corridoi umanitari. Una via sicura, legale, senza costi per lo Stato e senza business per i trafficanti. Ragusa è una delle circa venti Diocesi che, per volontà del vescovo mons. Carmelo Cuttitta, ha deciso di aderire al protocollo di intesa con lo Stato italiano, siglato dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Conferenza episcopale italiana. Il progetto è finanziato solo attraverso i fondi dell’otto per mille della Chiesa Cattolica.
A Ragusa sono arrivati due nuclei familiari e due giovani. In tutto otto persone che hanno già espresso al direttore della Caritas, Domenico Leggio, e ad Emiliano Amico, che erano a Roma ad accoglierli, la gioia di aver lasciato alle spalle un inferno durato oltre cinque anni, tra carestia, miseria e paura di non farcela. Ognuno di loro ha sperimentato di tutto: torture, violenze, minacce.
Due di loro hanno trovato casa nel convento dei padri carmelitani, un altro nucleo familiare in un’abitazione che sarà messa a disposizione dalle suore carmelitane, l’altro nucleo in una struttura della Diocesi. Saranno accompagnati in un percorso di inserimento che si prevede non troppo complesso anche perché si tratta di persone che hanno professionalità e titoli di studio che dovrebbero consentire un loro l’accesso al mondo del lavoro.
Lo strumento dei corridoi umanitari, da sempre indicato dalla Chiesa italiana come il più sicuro per la gestione legale dei flussi migratori, ha confermato anche in questo caso la sua validità. Già nel novembre scorso, era arrivata a Ragusa, sempre grazie ai corridoi umanitari, una famiglia somala. Ad annunciare l’attivazione dei corridoi umanitari era stato lo stesso vescovo Cuttitta, in occasione dell’anniversario del suo ingresso nella Diocesi di Ragusa. “Da tutto ciò – ha commentato monsignor Cuttitta – non abbiamo alcun ritorno se non quello di dimostrare che c’è ancora un po’ di umanità che è capace di grandi slanci”. [01]
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