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PALERMO. IN RICORDO DEL BEATO PINO PUGLISI

Giornata intensa, quella di lunedì 15 settembre, per i familiari di don Pino Puglisi, che hanno partecipato alle commemorazioni del sacerdote ucciso dalla mafia 21 anni fa a Palermo. Tra i momenti più significativi, l’intitolazione di un albero piantato nel “Giardino della memoria” di Ciaculli dal gruppo siciliano dell’Unci (Unione nazionale cronisti italiani) e dalla sezione distrettuale di Palermo dell’Associazione nazionale magistrati. “Parlando agli intervenuti – racconta Francesco Puglisi, fratello di don Pino – ho ricordato che lui era una persona gioiosa, allegra e affabile, in grado di sdrammatizzare anche i momenti più difficili e dolorosi”. “Come familiari – puntualizza – non è nostro desiderio esporci, ma quando veniamo invitati alle sue commemorazioni, vincendo la nostra naturale ritrosia, cerchiamo di dare testimonianza della sua vita, semplice ed eroica allo stesso tempo”. D’altra parte, “più gli anni passano e più la memoria di nostro fratello suscita interesse, in un modo che a volte ci risulta quasi inspiegabile”. Forse una delle ragioni sta proprio nel suo eterno sorriso, “capace di attirare tutti come una calamita, in particolare i giovani”. Ancora oggi, ricorda Francesco Puglisi, “quando incontro alcuni dei suoi studenti (il sacerdote palermitano insegnava anche Religione cattolica nei licei, ndr), mi dicono con orgoglio: Io sono stato alunno di padre Puglisi!”. “Lui ne sarebbe contento”, conclude, visto che “considerava l’insegnamento importantissimo, sia dentro le scuole, sia fuori”. 

“Portare il nome di padre Puglisi per la nostra scuola è una responsabilità morale, di cui siamo pienamente consapevoli”. Ne è convinta Angela Randazzo, dirigente dell’Istituto comprensivo statale “Padre Pino Puglisi” di Palermo, visitato lunedì 15 settembre dal premier Matteo Renzi nell’anniversario della morte del sacerdote palermitano. La scuola, fortemente voluta da don Pino, ma di cui lui non riuscì a vedere la luce perché assassinato nel 1993, è attiva sul territorio garantendo ai ragazzi attività diurne e pomeridiane che vogliono “canalizzare le loro energie positive”. Una presenza strategica che dialoga con le istituzioni e con la parrocchia, proprio come padre Puglisi avrebbe voluto: “I nostri studenti – sottolinea Randazzo – respirano quotidianamente l’eredità di 3P (come era affettuosamente chiamato dai suoi ragazzi), riferimento costante nella nostra scuola, attraverso documenti e testimonianze di chi lo ha conosciuto”. Tra loro i due fratelli di don Pino, Francesco e Gaetano, intervenuti alle manifestazioni e “sempre in prima linea – fa notare la dirigente scolastica – nelle nostre attività, sin dall’inaugurazione della scuola nel 2000, alla presenza dell’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi”. “Questi attestati di stima – conclude – ci incoraggiano e ci fanno comprendere che possiamo diventare un modello di riferimento anche per altre scuole, che magari vivono, come la nostra, in contesti di disagio e necessitano interventi di sistema”. 

Don Pino Puglisi è “un modello per gli insegnanti, laici e cattolici, in grado di compiere il primo grande lavoro dell’educatore: far riflettere i ragazzi e farli crescere”. Lo afferma Giuseppe Savagnone, docente universitario con alle spalle quarant’anni di insegnamento nei licei statali, nel giorno dell’anniversario della morte di don Pino Puglisi. Questa mattina, a Palermo, si è tenuta l’inaugurazione dell’anno scolastico nell’Istituto intitolato a don Puglisi, alla presenza dl presidente del Consiglio, Matteo Renzi. “È positivo che Renzi venga oggi in Sicilia per sostenere la centralità della scuola, ed è giusto che cerchi di dimostrare la sua presenza sul campo”. Per Savagnone, l’insegnamento di don Puglisi è di grande attualità in un periodo in cui “la scuola sta rinunziando ad educare, e sta ripiegando sul mero istruire, cosa nettamente diversa”. “Solo attraverso una riflessione più approfondita – ammonisce Savagnone – i saperi possono diventare componenti di una personalità matura”. Per farlo serve un maestro “che non sia solo un istruttore, ma sappia testimoniare e trasmettere nuovi stili di esistenza”.

Nel XXI anniversario dell’uccisione del beato don Pino Puglisi, anche l’Azione Cattolica siciliana vuole “ricordare il sacerdote palermitano ucciso dalla mafia, il suo sorriso e il  suo tenace impegno che divenivano quotidianamente lotta tenera eppure radicale contro ogni forma di sopruso, contro l’illegalità, contro le istituzioni che abbandonavano il territorio, contro la cattiva politica, lotta contro la mafia”. Con queste parole ala delegazione siciliana dell’Azione cattolica esordisce in un comunicato stampa che è occasione di riflessione e di proposta che partono dal motto di motto di don Pino: “Se ognuno fa qualcosa, allora possiamo fare molto”. “Questo suo motto è anche il nostro impegno educativo in questa terra così bella e difficile che oggi rinnoviamo perché il nostro servizio ecclesiale sia sempre teso verso la promozione e realizzazione del bene comune, l’impegno per la legalità, l’amore per lo studio e la missione di portare il Vangelo a tutti – continua la nota -, sono queste le armi che  vogliamo impugnare  ogni giorno con il sorriso sulle labbra per essere pronti a dare la vita per i nostri fratelli e così combattere  la mafia e la sua mentalità così diffusa. “Lancio un appello ai protagonisti delle intimidazioni. Parliamone, spieghiamoci. Vorrei conoscervi, e conoscere i motivi che vi spingono ad ostacolare chi tenta di educare i vostri bambini alla legalità, al rispetto reciproco, ai valori della cultura e dello studio”.  Sono proprio queste alcune delle ultime parole consegnatoci da don Pino Puglisi. Don Pino interferiva contro la mafia – chiude l’Azione Cattolica –  con la sua azione educativa. Tutti  abbiamo ricevuto la sua eredità. Noi vogliamo continuare quello che don Pino Puglisi ha iniziato. E Lo facciamo partendo anche noi dal suo sorriso”. [01]

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