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PALERMO. SANTA ROSALIA: IL CARDINALE PARLA ALLA CITTÀ

Come da tradizione, in occasione del Festino di Santa Rosalia, l’arcivescovo di Palermo, il card. Paolo Romeo, ha invitato la cittadinanza che partecipato alla processione ad una riflessione. Ecco il testo integrale del discorso alla città.

“Ancora una volta, nella cornice di questa splendida piazza, si rende visibile l’abbraccio caloroso e pieno di devozione che il popolo di Palermo intende tributare alla sua Patrona, la vergine eremita Rosalia. Tutti insieme, alla Città e alla Santuzza vogliamo affettuosamente gridare: Viva Palermo e Santa Rosalia!
Dal Cielo Rosalia ricambia questo abbraccio della sua Palermo con il suo tenero sguardo rivolto alla Città. Uno sguardo che la avvicina a noi e alle nostre vite, alle nostre preoccupazioni, ai nostri drammi, alle nostre gioie e alle nostre speranze.
Uno sguardo di luce su questa nostra Palermo e sui suoi figli. Quella luce che il Santo Padre Francesco ci ha voluto indicare con la sua prima enciclica pubblicata nei giorni scorsi: la luce della fede.
Sì! Rosalia ci mostra ancora una volta uno sguardo rischiarato dalla fede, quella fede che – come afferma il Papa – è “capace di illuminare tutta l’esistenza dell’uomo” (n. 4) e che “nasce nell’incontro con il Dio vivente, che ci chiama e ci svela il suo amore, un amore che ci precede e su cui possiamo poggiare per essere saldi e costruire la vita” (n. 4).
Rosalia ha costruito la sua vita riconoscendo l’amore di Dio per lei e fidandosi di uno sguardo nuovo. Perché – scrive il Papa – “Trasformati da questo amore riceviamo occhi nuovi, sperimentiamo che in esso c’è una grande promessa di pienezza e si apre a noi lo sguardo del futuro” (n. 4).

2. Il futuro ci interpella tutti, come cittadini e come credenti.
Questa edizione del Festino, dedicata proprio allo sguardo del futuro attraverso gli occhi dei bambini, ci obbliga ad una seria riflessione: proviamo a guardare con gli occhi di chi è più piccolo e indifeso, e chiediamoci che Città stiamo consegnando alle nuove generazioni.
La nostra Palermo vive ogni giorno la fatica di un presente provato da grandi e gravi bisogni sociali. Non si può negare che tante problematiche sono da inserirsi entro una più ampia crisi socio-economica che a tutti i livelli si evidenzia con preoccupanti segni di recessione.
Al mio cuore di Padre e di Pastore sono presenti come una spina i tanti drammi dei senza-tetto, le difficoltà di reinserimento degli ex-detenuti, le emarginazioni vissute da tanti immigrati, il numero crescente di quanti perdono il lavoro per la chiusura di tante attività ed imprese.
Ma mi preoccupano soprattutto i nostri giovani… Avverto tanto disagio… Rassegnazione e sconfitta… Io per primo – come uomo e come Vescovo – realmente mi vergogno per ciò che vivono questi miei figli.
Tutti ci sentiamo amareggiati di fronte ai picchi dei tassi di disoccupazione che colpiscono così drammaticamente il mondo giovanile, spiazzati dall’incertezza con la quale le nuove generazioni provano ad affrontare la vita e cercano di costruire il loro futuro.
Come possiamo oggi suggerire a due giovani di metter su famiglia? Di dare più stabilmente un contributo ala crescita della società? Verso cosa possiamo indirizzare la vita di tanti giovani laureati per i quali non esistono bacini lavorativi pronti ad accoglierli? La speranza per tanti giovani dovrà sempre essere legata a sistemi clientelari che inquinano sia la politica che la società? O ci si dovrà sempre accontentare del precariato?
La speranza non può essere relegata ai cammini dell’emigrazione che ci priva di usufruire anche delle risorse nazionali ed internazionali che solo una dinamica amministrativa della cosa pubblica può rendere operative.
Tanti tentativi onesti di costruire il futuro vanno a vuoto. Troppe sono le vittime di questo orizzonte di immobilismo e di rassegnazione. In molti non provano neppure più a trovare soluzioni lecite, col rischio concreto di imboccare più facili strade di illegalità, di sopraffazione e di microcriminalità, anche mafiosa.
Nonostante tanti lodevoli sforzi compiuti da una quotidiana azione sinergica delle Forze dell’Ordine, sacche di malavita organizzata continuano a serpeggiare nel territorio, e – soprattutto attraverso il pizzo, lo spaccio di droga e la prostituzione – continuano a schiavizzare e seminare morte.
Al disagio sociale si aggiunge un degrado culturale senza precedenti, segnato da un pericoloso individualismo e da una vera e propria “dittatura del relativismo” – così la chiama Benedetto XVI – un relativismo che “non riconosce nulla come definitivo e lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie” (Missa pro eligendo Romano Pontifice, Omelia, “L’Osservatore Romano”, 19 aprile 2005, ripresa nell’Udienza Generale del 16 dicembre 2009).
Chi, argomentando seriamente e serenamente, vuole affermare principi e valori validi perché inscritti nella realtà della natura umana e nel progetto di un autentico sviluppo integrale dei singoli e della comunità da costruire, viene spesso tacciato di arretratezza culturale, di irrispettosa inciviltà, di fobica discriminazione da punire persino con provvedimenti legislativi che minacciano la libertà di espressione. No! Così non si va molto lontano… Anzi, come dicevo due giorni fa al Palazzo delle Aquile, si segna la via per una convivenza che – secondo una bella espressione di papa Francesco – lascia alle nuove generazioni “valori avariati”.
In questo clima sembra più facile vivere “al minimo”, puntando su regimi bassi, delegando – lo dico soprattutto ai fedeli laici! – sempre agli altri la responsabilità, anche culturale, del bene da compiere, accontentandosi del poco per sé e chiudendosi anche alla costruttività e alla condivisione con i fratelli di progetti nuovi, di vero futuro per tutti, di autentica rinascita.

3. Aver portato lungo le strade della nostra Città l’Urna argentea che contiene le reliquie della Santuzza, ci mostra che Palermo ha radici di fede e devozione che affondano nella sua nobile storia, e che rappresentano il suo volto più luminoso. Questo deve recuperare Palermo. la luce della fede! Perché tanto dramma e tanta povertà provengono dal cuore dei suoi cittadini, dalle loro scelte, dalle loro chiusure.
Dobbiamo puntare al risveglio di una fede che non illumina soltanto il cammino privato, perché, come scrive il Papa, “Proprio grazie alla sua connessione con l’amore (cfr Gal 5,6), la luce della fede si pone al servizio concreto della giustizia, del diritto e della pace”. (n. 51). E continua: “La fede non allontana dal mondo e non risulta estranea all’impegno concreto dei nostri contemporanei” (n. 51).
 Chi ha fede non si può fermare alle critiche… Tutti abbiamo il diritto di muoverle, ma tutti abbiamo il corrispondente dovere di guardare al futuro e di costruirne passo dopo passo ogni buon presupposto.
Palermo è così come sono i palermitani e così come la vogliono. Non soltanto gli Amministratori! Non soltanto chi ha ruoli di responsabilità, ma tutti, ciascuno per la sua parte, attingendo a quel patrimonio di fede che ereditiamo dal passato, siamo chiamati a costruire e ricostruire ogni giorno il futuro di Palermo. Bisogna cacciare via lontano da noi il tarlo della lamentela e lo spirito dello scoraggiamento, quello che Papa Francesco ha recentemente definito lo “sport dei vecchi”, tipico di chi si è fatto rubare la speranza, di chi non ha futuro da sognare e dunque di chi preferisce comodamente trarsi fuori da ogni impegno.
Servono invece, ad ogni livello, creatività, progettualità di lungo respiro, coraggio nel lottare pastoie burocratiche che rallentano lo sviluppo, contributo di responsabilità da parte di tutti i cittadini. E serve per questo lasciarsi interpellare: “Cosa abbiamo fatto del nostro Battesimo?” “Cosa vogliamo fare della nostra vita?”
È la domanda seria della conversione del cuore. Si! Ogni devozione, anche questa processione, è vuota se non è sostanziata da cammini autentici di conversione, in quella fede comune che con le labbra diciamo di professare e che facilmente tradiamo con il nostro agire. “Cristiani di buone maniere e di cattive abitudini”, come ha affermato il Santo Padre Francesco (Omelia nella S. Messa alla Domus Sanctae Marthae, 18.05.2013).
Le “buone maniere”, che sono anche le manifestazioni esterne di culto, possono pericolosamente convivere con “cattive abitudini”, ossia con tutte quelle situazioni in cui lo stesso credente stringe alleanza con il male, o cede con facilità al compromesso.
A tal proposito, proprio davanti a questa folla cittadina, non posso non esprimere, ancora una volta, affettuosa vicinanza alla Comunità parrocchiale di S. Cristina a Borgo Nuovo, ove nei giorni scorsi si è verificato un atto di intimidazione ai danni dei Padri Passionisti che insieme alla Comunità delle Suore della Sacra Famiglia di Spoleto, giorno per giorno si impegnano in una capillare azione di evangelizzazione e promozione umana tesa al risveglio spirituale e morale dell’intero quartiere. Santa Rosalia, insieme al Beato don Pino Puglisi, martire della fede per mano mafiosa, ci chiedono di deplorare tali azioni criminali, e di portare avanti sempre, senza scoraggiarci, l’edificazione del bene e l’alleanza virtuosa tra tutti gli uomini di buona volontà.
Seguire in processione le reliquie di un santo o celebrare una beatificazione non è molto impegnativo. Ma seguirne i passi, impegnarsi ad imitarne l’esempio, chiedere per questo la forza della coerenza con gli impegni battesimali, questo richiede il movimento quotidiano di chi si lascia mettere in discernimento dal Vangelo professato con le labbra.

Rosalia stasera scende nelle nostre strade, ma lo fa perché le nostre strade e il modo di percorrerle cambino sul serio, senza facili esteriorità, ma con una reale conversione del cuore.
Il futuro della nostra Città passa da cuori toccati e convertiti, risvegliati nella fede in Cristo che ci fa essere uomini e donne nuovi!
Rosalia ci chiede di guardare con speranza al futuro, senza ridurre né semplificare le problematicità del presente, ma impegnandoci ad accogliere il Cristo come fonte ed energia vitale del nostro pensare e del nostro agire.
Chiediamo a Rosalia la sua intercessione perché lo Spirito ci renda sempre più strumenti della costruzione del Regno di Dio in mezzo agli uomini. E per questo, con una preghiera che è un grido forte e deciso, acclamiamo con fiducia e speranza: Viva Palermo e Santa Rosalia!”.

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