Pubblicato il

11 marzo 2019

Ragusa

QUARESIMA, “IMPARARE A GUARDARE GESÙ” PER GUARDARE ED AMARE COME LUI

QUARESIMA, “IMPARARE A GUARDARE GESÙ” PER GUARDARE ED AMARE COME LUI

Imparare a guardare Gesù per poter guardare con Gesù e arrivare ad amare come Gesù” è l’invito che mons. Carmelo Cuttitta, vescovo di Ragusa, ha rivolto ai fedeli della sua diocesi per la Quaresima, “tempo forte di conversione e di rinnovamento spirituale, che ci è offerto per rinnovare la nostra adesione a Cristo crocifisso e risorto“.

Guardare Gesù – scrive il presule – deve significare anzitutto aprirsi all’ascolto di Lui, rimettendo al centro del cammino di fede dei singoli e delle comunità la Parola eterna di Dio. Dobbiamo sempre più lasciarci illuminare e guidare dalle Scritture“. Per questo mons. Cuttitta invita ciascuna comunità a “proporre iniziative per conoscere e accostare le Scritture con rinnovato stupore. Trasmettendo la Parola – aggiunge – e aiutando a leggerla nella fede della Chiesa, essa potrà farsi carne nella vita delle nostre comunità, delle nostre famiglie e dei singoli credenti“. Segnalando l’esperienza delle “24 ore per il Signore”, nelle giornate del 29 e 30 marzo, il vescovo di Ragusa evidenzia il grande “bisogno di misericordia che ha oggi il mondo“. “Blocchiamo il male, che a volte sembra avere la meglio in tante situazioni, facendo rifluire il fiume copioso della misericordia di Dio tra le pieghe della storia. Invocare e ottenere misericordia – scrive –, significa irrorare di rugiada divina la terra inaridita a causa della cattiveria degli uomini. Ogni effusione di misericordia è far esplodere la primavera con tutti i suoi profumi e colori nella vita del mondo“.

Per mons. Cuttitta, “guardando Gesù, potremo guardare con Gesù: la Quaresima è infatti l’occasione propizia per intensificare le nostre azioni concrete di carità, con uno stile di autentica condivisione“. Nel messaggio per la Quaresima, il vescovo parla dell’elemosina, “intesa non tanto come l’obolo da offrire per tacitare la coscienza di fronte alle situazioni di povertà, quanto piuttosto la scoperta che l’altro è mio fratello” e che, quindi, “in ogni richiesta di aiuto, in ogni mano tesa, noi scorgiamo un appello della divina Provvidenza, cosicché l’elemosina è l’occasione per prendere parte alla Provvidenza di Dio“.

Il vescovo avverte poi: “È sempre in agguato il rischio che il cuore si raffreddi e il fuoco della carità sia spento dalle occupazioni mondane che lo soffocano. Questo avviene soprattutto quando ci lasciamo ammaliare dai tanti ‘incantatori di serpenti’ e dai tanti ‘ciarlatani’ che si affacciano nella nostra vita. E qui penso ad esempio – dice – ai tanti che si lasciano catturare dalla tentazione del facile guadagno, che si crede di ottenere con i giochi d’azzardo, purtroppo così diffusi nel nostro territorio, che portano invece molte famiglie non solo alla perdita della serenità familiare ma anche degli stessi beni, faticosamente messi insieme dopo anni di duro lavoro! Per non dire della facilità di cadere, in queste circostanze, nelle mani degli usurai-strozzini, veri seminatori di morte“. E’ dunque necessario “dare una svolta alla nostra vita. Per tutti c’è la possibilità di risorgere! Se permettiamo a Gesù di fare irruzione e di sconvolgerci interiormente, è certo che Egli riesce a rimettere tutto in ordine, riaccendendo in noi il fuoco della carità“.