Pubblicato il

02 febbario 2019

Palermo

L’ARCIVESCOVO INVITA ALLA SOBRIETÀ I NUOVI CANONICI DELLA CATTEDRALE

L’ARCIVESCOVO INVITA ALLA SOBRIETÀ I NUOVI CANONICI DELLA CATTEDRALE

Oggi, per noi, questo Capitolo vuole assumere un significato completamente diverso e voglio affidare un compito preciso, che lo intende in maniera nuova aprendolo alle istanze storiche ed ecclesiali che provengono da questo cambiamento d’epoca. Credo – ha detto il presule – che il Capitolo sia chiamato ad essere il luogo in cui si fa esperienza, accanto al vescovo, di una fraternità presbiterale, una ‘fraternità mistica’, vero punto nodale del futuro della nostra Chiesa e che qui deve apparire in maniera radicale, innestata su tre assi chiari ed esigenti: la preghiera, la carità dell’accoglienza e del sacramento della riconciliazione, l’attività culturale, una cultura evangelica nel senso della coltivazione dei cuori buoni che fecondano e fruttificano pensieri positivi, cultura come spazio di riconoscimento e di dialogo, in cui capire insieme che cosa voglia dirci il Vangelo nel mondo in cui viviamo e che siamo chiamati a capire e ad amare fino in fondo“.

L’arcivescovo ha, poi, simbolicamente consegnato ai canonici tre documenti. Innanzitutto il Patto delle Catacombe, “magna charta del nostro cammino ecclesiale“, che consegnò già il 5 dicembre 2015. In questo patto, firmato da alcuni cardinali, soprattutto latino-americani, pochi giorni prima della fine del Consilio Vaticano II, i firmatari si impegnavano a vivere in povertà, a rinunciare a tutti i simboli o ai privilegi del potere e a mettere i poveri al centro del loro ministero pastorale. “Il ‘noi vescovi’ di quel Patto – ha detto il presule – si trasforma in ‘noi presbiteri’, e nella fattispecie in ‘noi canonici della Cattedrale’”.

Il secondo documento consegnato è stato il discorso del Papa al concistoro del 2018. “L’unica autorità credibile è quella che nasce dal mettersi ai piedi degli altri per servire Cristo. Questa – ha ribadito mons. Lorefice – è la più alta onorificenza che possiamo ottenere, la maggiore promozione che ci possa essere conferita: servire Cristo nel popolo fedele di Dio, nell’affamato, nel dimenticato, nel carcerato, nel malato, nel tossicodipendente, nell’abbandonato, in persone concrete con le loro storie e speranze, con le loro attese e delusioni, con le loro sofferenze e ferite“.

Terzo ed ultimo documento consegnato dall’arcivescovo Lorefice al Capitolo, è stato il discorso di Papa Francesco in Cattedrale, durante la sua Visita apostolica, con i tre verbi da lui evidenziati: celebrare, accompagnare, testimoniare. “Di questi verbi siete e siamo chiamati ad essere profeti e portatori. La vostra fraternità presbiterale – ha esortato il presule – sia il luogo di un nuovo stile rispetto al potere, lo spazio concreto di una accoglienza degli ultimi, casa sempre aperta. Volgiamo insieme lo sguardo al Beato don Pino Puglisi, esempio e guida di questa vocazione e di questo dono, e mettiamo accanto a quella che il Papa, nel corso dell’incontro con i giovani di Sicilia, ‘sedia rotta’, lo scranno del Coro del Capitolo, ‘rotto’ dal vostro servizio umile e vigile nelle braccia di Dio”.