Dottrina della Fede e Catechesi
INSIEME AI GENITORI PER GENERARE NELLA FEDE ED ESSERE COMUNITÀ
Guardare alle famiglie, a come sono realmente, a quali situazioni vivono e fronteggiano ogni giorno, dir loro dell’amore incondizionato di Dio ed accoglierle – tutte quante – in una Chiesa nella quale incontrare sacerdoti e catechisti, ma soprattutto compagni di strada. Parlando ai catechisti dell'”annuncio ai genitori per generare nella fede con la comunità”, fratel Enzo Biemmi usa il termine “sfida”: “accompagnare i genitori – spiega – significa pensare ad un secondo primo annuncio” che è cosa “molto più complessa”. Si tratta, infatti, di “proporre la fede a chi è stato cristiano e non lo è più, chi lo è per tradizione, senza però essersi mai riappropriato personalmente della fede e non la sente rilevante per la propria vita di ogni giorno”; si tratta di “accompagnare le persone da un cristianesimo di tradizione a uno di scelta, da una fede di convenzione ad una fede di convinzione”.
Occorre prendere atto che, anche se non mancano richieste di battesimi, comunioni e cresime, “non c’è più nella famiglia il vissuto di fede che motiva e accompagna questa domanda”. Fratel Biemmi, guardando alle famiglie e ai genitori, ne traccia un profilo: hanno impegni lavorativi gravosi, interessi e impegni sociali altri; vivono una situazione sempre più diffusa di convivenza e matrimoni civili, di crisi o fallimento del primo matrimonio, di seconda unione con famiglie allargate. E ancora: sono in un momento della vita nel quale si identificano con quello che devono fare, hanno poco tempo per se stessi, sono sempre di corsa. Il catechismo dei loro figli è solo uno degli aspetti, e non certo il più importante, di un insieme di impegni che devono onorare. Dall’altra parte c’è una comunità parrocchiale non sempre generativa. “Le nostre parrocchie sono quelle della fede di tradizione – spiega il relatore -, della messa della domenica, non raramente dell’anonimato tra le persone, delle strutture con poca qualità relazionale. Sono le parrocchie con una pastorale pensata per cristiani che non ci sono più”. Saperlo e farci i conti significa avere “uno sguardo realistico che ci educa a calibrare gli obiettivi e a non farci delle attese sproporzionate che portano a non poche delusioni pastorali”.
Uno degli aspetti che i catechisti devono aver chiaro nel rapporto con i genitori riguarda lo spazio temporale. “Non sempre e non per tutti questo è il tempo favorevole o il momento giusto per tornare alla fede”. E allora come i catechisti e la comunità tutta devono rapportarsi con le famiglie e con i genitori dei ragazzi che frequentano il catechismo? Biemmi indica la via tracciata in Evangelii Gaudium. “Prima di tutto occorre annunciare loro l’essenziale, cioè che Gesù Cristo ci ama, che ha dato la sua vita per salvarci e adesso è vivo al nostro fianco ogni giorno per illuminarci, rafforzarsi, liberarci. Il secondo criterio – aggiunge – è mettere tutti gli aspetti secondari, o meglio ‘secondi’, in stretto legame con il cuore del Vangelo. In altre parole, un ordine di priorità per il quale l’annuncio dell’amore di Dio precede la richiesta morale; la gioia del dono precede l’impegno del risposta; l’ascolto e la prossimità precedono la parola e la proposta. Il terzo criterio è, infine, quello della gradualità. Per dirlo con Amoris Laetitia «un piccolo passo, in mezzo a grandi limiti umani, può essere più gradito a Dio della vita esteriormente corretta di chi trascorre i suoi giorni senza fronteggiare importanti difficoltà»”.
Se “è l’attrazione del bene che motiva, qualunque sia la situazione in cui ci si trova”, come mostrare questo “bene” oggi? “Occorre mostrare un’esperienza ecclesiale diversa, in uno stile caratterizzato da relazioni buone ispirate al Vangelo, accogliendo tutti, sospendendo ogni giudizio morale religioso. Aiutare a fare esperienza di una Chiesa in cui c’è il sacerdote, ma ci sono anche laici. Una chiesa nella quale hanno diritto di entrare tutte le storie di vita umana. E hanno diritto di viverci, di essere ascoltate, di essere narrate”. Una ospitalità, dunque, che non si limita all’essere accoglienti, ma anche capaci di lasciarsi ospitare nelle loro storie di vita di ciascuno”. Nessuno può essere lasciato ai margini. “C’è ospitalità per tutti. E la stessa Bibbia – dice fratel Enzo – e non racconta tutte storie perfette, lineari, senza sbavature: racconta invece la Misericordia interrotta di Dio nella vita delle persone esposte al limite, alla fragilità, al peccato”. Con catechisti che diventano, allora, compagni di strada, la catechesi “non ai genitori, ma con i genitori” diventa esperienza di riscoperta del Vangelo che la comunità cristiana fa insieme, come in famiglia appunto, dove insieme con la vita, si genera la fede.
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