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PALERMO: “CRISI E RI-GENERAZIONE”: UN NUOVO PERCORSO PER UNA NUOVA OPERATIVITA’ NELLA STORIA

“Un nuovo pensiero per una nuova operatività nella storia. Siamo tutti nella stessa barca” è il tema del Convegno “Crisi e Ri-Generazione” che si svolgerà sabato 6 ottobre 2018 dalle ore 9.00 alle 13.00 nella Casa di preghiera per tutti i popoli “Cittadella del povero e della speranza” della Missione Speranza e Carità, a Palermo.
Dopo i saluti di Fratel Biagio Conte e l’introduzione di Paola Geraci, direttore Ufficio diocesano per la Pastorale della salute, e di Francesco Bertolino, Presidente Commissione Cultura del Comune di Palermo, seguiranno le relazioni di Giuseppe Savagnone, direttore Ufficio Diocesano Pastorale della Cultura, su “Un mondo muore ma uno ne sta nascendo” e di mons. Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo, su “Una formazione alla trans-formazione”.
Previste le testimonianze del parroco della parrocchia San Gaetano, a Brancaccio, don Maurizio Francoforte, del presidente dell’Associazione Centro Padre Nostro Maurizio Artale, del magistrato Vittorio Teresi, del Centro Studi “Paolo Borsellino”, del responsabile dei laboratori cittadinanza attiva del Centro Studi Sociali Pedro Arrupe Anna Staropoli, di Biagio Conte, fondatore della Missione Speranza e Carità e del sindaco del Comune di Palermo Leoluca Orlando. Al termine, previsti interventi liberi e conclusioni.
Il Convegno “Crisi e ri-generazione” di “Rianimazione progetto Di VIta” è in continuazione di due precedenti appuntamenti realizzati nei primi due anniversari della nascita al Cielo di mons. Carlo Di Vita il quale, tra i numerosi incarichi, ha svolto quello di direttore della Segreteria pastorale della Conferenza episcopale siciliana. Mons. Di Vita è morto il 4 marzo del 2011, dopo 100 giorni trascorsi nel reparto di Rianimazione dell’Ospedale civico di Palermo. “In quei giorni – spigano gli organizzatori del convegno – ha fatto comprendere i limiti di un’antropologia che riduce l’essere umano alla sola dimensione mente – corpo; ha fatto comprendere la necessità di passare dalla cura al prendersi cura della persona, mettendo al centro della terapia la relazione, sempre possibile, in qualsiasi stato di coscienza; ha fatto comprendere – aggiungono – che la persona in coma è lì per noi, per risvegliarci, per aprirci ad una relazionalità empatica, capace di comunicare attraverso la dimensione dello spirito; ha fatto comprendere che l’umanità, oggi in coma spirituale, è chiamata ad una relazioanlità senza limiti, per superare il grave stato di “mal-essere” in cui versa”. [01]

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